Stalking, trentenne bresciana teme per sé e per il figlio

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Mentre a Roma la commissione Giustizia della Camera ha votato la reintroduzione della possibilità di custodia cautelare per lo stalking dopo che nell’ambito della discussione del dl ‘svuota carceri’, il Senato aveva approvato un emendamento che lo tagliava fuori  si susseguono i casi di donne maltrattate, picchiate e perseguitate. Dopo la terribile vicenda di Ono San Pietro un’altra storia viene tristemente alla luce in città. E’ quella raccontata dal Brescioggi di una trentenne bresciana che da due anni e mezzo vive un incubo con il il suo ex, padre di suo figlio. Laura (nome di fantasia) racconta di aver già fato testamento, mossa dalla paura. Lui, il suo ex l’ha già minacciata, picchiata, mandate in ospedale e, nonostante le denunce le persecuzioni non sono smesse. "Per molti mesi ho vissuto barricata in casa, con le tapparelle abbassate, senza uscire e senza mangiare – racconta Laura al quotidiano  -lo scorso inverno, ho perso 18 chili, ho smesso di vivere e ho rischiato l’esaurimento, fino a che non ho deciso di rivolgermi a una psicologa e al Centro anti-violenza. Che mi hanno aiutato a reagire, ad affrontare il problema, a metabolizzarlo". Ma evitare del tutto i contatti è impossibile con un bambino di mezzo e così l’ex, va a prendere il figlio due pomeriggi a settimana e per Laura quelli sono i momenti più duri, dove la paura sale alle stelle perché quei momenti sono occasione per nuovi insulti e minacce. Così la donna ha iniziato ad usare il cellulare come una telecamera nascosta per registrare quei pomeriggi di paura. Eppure  anche documentare non basta. La donna racconta che "I carabinieri del mio paese sono bravissimi, mi stanno vicini e mi aiutano", ma di certo non possono scortarla 24 ore al giorno. Le hanno proposto di vivere in una comunità protetta, ma a quel punto sarebbero lei e il figlio innocente i reclusi.

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