Rinvenuto a Malonno un esemplare del bruco che diventa la “sfinge testa di morto” de Il silenzio degli innocenti

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Lunghezza superiore ai 10 centimetri, circonferenza di 12, diametro poco meno di 3 centimetri. E’ stata una scoperta decisamente anomala quella fatta da una famiglia di Malonno nei giorni scorsi. Fuori dalla porta di casa, nella frazione di Moscio, la famiglia in questione ha trovato un bruco che si trasforma nella famosa Acherontia atropos, meglio conosciuto come sfinge testa di morto, che molti se la ricorderanno per via del celebre film Il silenzio degli innocenti. La curiosa notizia è riportata sulle colonne di Bresciaoggi.

Il fatto strano è che il bruco fa parte di una specie paleotropicale presente nelle regioni afrotropicale e mediterranea. Vive e si riproduce in Africa, nella parte meridionale del bacino mediterraneo e in una parte dell’Asia occidentale. Da maggio a settembre hanno luogo le migrazioni verso nord che portano gli animali in Europa, fino alla Scandinavia meridionale e all’Islanda. La falena è stata trovata frequentemente in paesi dell’Eurasia occidentale, ma soli pochi individui riescono a svernare con successo in queste zone. Quasi mai dunque si sono trovati questi bruchi alle nostre latitudini.

Curiosa la terminologia utilizzata per questa falena. Il termine "sfinge" si riferisce al fatto che il bruco di questa falena è capace di sollevare la parte anteriore del corpo assumendo una posizione che assomiglia vagamente a quella della sfinge greca o egiziana. L’espressione "testa di morto" è dovuta a un tratto molto caratteristico di questa falena, che la distingue da tutte quelle con cui condivide l’areale: sul lato dorsale del torace spicca una macchia biancastra, con due puntini neri, che ricorda la forma di un teschio. Per quanto riguarda la nomenclatura scientifica, il termine "Acherontia" si riferisce all’Acheronte (in greco Ἂχέρων) uno dei fiumi infernali che secondo la mitologia greca occorre attraversare per accedere al regno dei morti. L’epiteto specifico "atropos" invece deriva dal nome di una delle tre moire greche, Atropo (in greco Ἄτροπος), a cui era assegnato il compito di recidere il filo della vita.

Ovviamente del bruco non c’è da aver paura, ma sicuramente esserselo trovato fuori dalla porta di casa una certa impressione deve averla causata.
(a.c.)

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