Passeri morti per i pesticidi: analisi affidate all’Istituto Zooprofilattico

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Per gli agricoltori sono agrofarmaci contro la diabrotica, per il mondo venatorio sono veleni. Si tratta dei pesticidi con i quali sono stati trattati circa 6mila ettari di terreni nel bresciano e che, secondo le accuse dei cacciatori, avrebbero ucciso volatili e selvaggina che si cibano dei vegetali contaminati. Quattro anni fa le istituzioni sanitarie hanno limitato l’utilizzo e studi scientifici, scrive il Corsera, hanno dimostrato come i fosforganici non selettivi siano in grado di distruggere non solo il sistema nervoso degli odiati insetti ma anche quello degli altri ignari animali presenti nei campi di mais. E non mancano casi di gravi intossicazioni nell’uomo.  «Anche quest’anno ho ricevuto telefonate dei nostri associati che hanno trovano selvaggina morta nei campi stati trattati» denuncia Armando Lancellotti, presidente di Libera Caccia al quotidiano. Anche Marco Bruni, presidente di Federcaccia, l’associazione venatoria più rappresentativa, ricorda le tante segnalazioni dei suoi associati. «Stiamo studiando il problema. Il modello d’approccio è quello utilizzato per il problema delle api con i nicotinoidi, ma al momento non possiamo dire con certezza quali siano le cause di morte degli animali ritrovati dai cacciatori nei campi. Sono in corso accurate analisi chimiche sulle carcasse per valutare la tossicità di quei prodotti chimici, che sono però tutti autorizzati dal Ministero» conclude il direttore generale dell’ Izsler, Stefano Cinotti, muovendo un appello a consegnare sempre le carcasse trovate morte nei campi (pratica gratuita) all’Istituto zooprofilattico di via Bianchi.

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