Microspie e intercettazioni illegali: indagati investigatori privati di Brescia

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Una sorta datagate bresciano è stato scoperto a Bergamo ed è arrivato sul tavolo della Direzione distrettuale antimafia di Brescia. Sembra che un gruppo di carabinieri e investigatori privati svolgesse indagini private su commissione, usando strumenti riservati alle forze dell’ordine. Le vittime e i committenti? Come riporta il Bresciaoggi sarebbero mogli gelose, figlie pedinate dalle madri, sorelle sospettate di maltrattare genitori gravemente malati.  L’inchiesta, denominata, «Grande Fratello» vede indagate 49 persone fra cui 21 carabinieri di Zogno, Bergamo e Seriate, ed è approdata a Brescia dove gli agenti dovranno accertare la posizione di dieci persone: cinque investigatori privati (tre bergamaschi e due bresciani), tre carabinieri e altre due persone indagate per aver commissionato alle agenzie intercettazioni ambientali illegali. Tra queste una 46enne di Brembilla che, nel luglio 2010, assoldò due investigatori privati residenti nel Bresciano per seguire il marito. Nella baita e nell’auto del coniuge furono messe microspie e per questo tutti e tre sarebbero accusati di interferenza illecita nella vita privata. Lo stesso per un 50enne di Curno che si era rivolto a investigatori privati-militari perchè sospettava che la sorella maltrattasse il padre malato di Parkinson. E infine sotto indagine le ricerche elettroniche attuate per rintracciare una maggiorenne allontanatasi volontariamente da casa: sotto pagamento della madre della giovane un carabiniere, ora accusato di corruzione, avrebbe intrapreso un’indagine parallela. 

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