Marco Travaglio a Brescia con “E’ Stato la mafia”

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Venerdì 6 dicembre alle ore 21 Marco Travaglio torna sul palco del Pala Banco di Brescia per raccontare la storia della trattativa fra Stato e mafia, avviata nel 1992 e proseguita fino a oggi. Una storia di patti inconfessabili, di segreti e ricatti che hanno dato vita alla Seconda Repubblica e continuano a inquinare la presunta Terza. Com’è suo costume, il giornalista narrerà con stile tagliente fatti drammatici in forma tragicomica, sottolineando gli aspetti grotteschi e ridicoli delle campagne di stampa nagazioniste e giustificazioniste scatenate da giornali e tv soprattutto dopo l’intercettazione di telefonate fra l’ex ministro Mancino, il presidente Napolitano e il suo consigliere giuridico, che subito si attivò per devitalizzare e/o aggiustare le indagini della Procura di Palermo. Le telefonate depositate dai magistrati e dunque pubbliche, anche se subito censurate dai grandi media, verranno lette e spiegate sul palco. Come nel precedente spettacolo “Anestesia totale”, che riscosse grande successo nell’edizione 2011/2012 di Colpi di Scena!, Marco Travaglio sarà affiancato da Isabella Ferrari, che leggerà brani di grandi politici e intellettuali sulla buona politica, quella che rifiuta ogni trattativa e compromesso con la malavita e il malaffare. Sul palco Marco Travaglio sarà inoltre accompagnato dalle musiche eseguite dal vivo da Valentino Corvino.

Biglietti in vendita presso la biglietteria del Pala Banco di Brescia (via San Zeno 168, Brescia, lun-ven ore 10-13 e 14-18), del Centro Oratori Bresciani (via Trieste 13/C, Brescia, lun-ven ore 9-12.30 e 14-17.30), nelle rivendite abituali del circuito TicketOne e su www.ticketone.it.

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5 Commenti

  1. Nell’era post Tangentopoli, credo nel 1994, Trvaglio scrisse uno dei suoi primi libri: "Il manuale del perfetto impunito". Aveva capito tutto, nei minimi dettagli documentati, di come sarebbe andata a finire l’unica posibilità offerta a questo paese per liberarsi da uno dei più attrezzati sistemi di corruzione politica a livello mondiale. E anche aveva capito che sa la prima impresa italiana per fatturato era ed è ancor oggi la criminalità organizzata, lo stato aveva fatto la sua parte di connivenza, omertà e colpevole collusione. In un Paese come il nostro dove troppi giornalisti non sono i cani da guardia della democrazia, ma i cani da riporto dei potenti, dove i fatti sono sistematicamente sostituiti dalle opinioni, Travaglio è da sempre una pregevole voce fuori dal coro.

  2. Travaglio fu allievo di Indro Montanelli che gli riconosceva una grande capacità di archiviare dati e di esporre con un’ironia, tutta sua, la realtà e i fatti accaduti, non solo una messe di pareri personali. E’ virtù giornalistica non di poco conto. Non stupisce che sia odiato proprio da coloro che si sono nutriti negli ultimi vent’anni di balle spaziali, di favole, di sogni erogati dai media per tenere tranquilli milioni di persone che magari, solo negli ultimi anni, si stanno svegliando dal torpore cerebrale perchè la crisi morde tutti, compresi padani, berluscones, casalinghe teledipendenti, ottimisti cronici e sognatori ad oocchi aperti.

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