Prima assoluta al Grande: arriva l’olandese volante

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Venerdì 29 novembre (ore 20.30) e domenica 1 dicembre (ore 15.30), in occasione dei 200 anni dalla nascita di Richard Wagner, andrà in scena per la prima volta al Teatro Grande di Brescia l’opera Der Fliegende Holländer (L’olandese Volante) di Richard Wagner.

L’Olandese Volante ha debuttato a Dresda il 2 gennaio 1843 ed è considerata dai critici la prima opera in cui Wagner mette compiutamente a fuoco il proprio personale universo estetico: il tema romantico dell’eroe maledetto, la redenzione, la fedeltà, la straordinaria raffigurazione del mondo nordico e leggendario sono tutti elementi che nella poetica di Wagner torneranno con sempre maggiore evidenza, ma forse tra i suoi lavori poca altra musica ha il fascino irruento e glaciale di quella dell’Olandese volante.

Per la messa in scena di questo nuovo allestimento è previsto un cast internazionale: per le voci vedremo nel ruolo del protagonista lo statunitense Thomas Hall, mentre il soprano russo Elena Nebera sarà Senta e il basso tedesco Patrick Simper interpreterà Daland. Con loro si esibiranno Kor-Jan Dusseljee (Erik), Gabriele Mangione (Steuermann) e Nadiya Petrenko (Mary). Per la regia la scelta è caduta sul giovane e talentuoso Federico Grazzini che da diversi anni collabora con il Circuito. L’Orchestra dei Pomeriggi Musicali sarà guidata dal maestro svizzero Roman Brogli-Sacher.

I biglietti per entrambe le recite sono acquistabili alla Biglietteria del Teatro Grande (orari: mar-ven 13.30-19.00, sab 15.30-19.00) e on line sui siti teatrogrande.it e vivaticket.it.

NOTE MUSICALI
di Roman Brogli-Sacher
Der fliegende Holländer è una delle opere di Richard Wagner che più si avvicina alla tradizione del bel canto italiano: la linea vocale di personaggi come Senta ed Erik ad esempio, la semplicità strutturale e la presenza di “numeri chiusi” tradiscono la competenza e la conoscenza di Wagner del repertorio italiano. Oltre ad esso, le melodie di Olandese si situano nel solco della tradizione del deutsches Lied, un tipo di componimento che ha origine nel medioevo e che troverà la sua massima espressione musicale durante il periodo del Romanticismo, e a cui Wagner si ispirò certamente.

In particolare, l’attenzione del compositore al canto si può evincere dalla cura e dalla maestria impiegate nella strumentazione della parte orchestrale: essa non è mai eccessivamente ridondante, come invece si potrebbe pensare, ma sostiene e valorizza le voci con un tessuto orchestrale adeguato. Tra l’altro, molte pagine dell’opera affidate ai ruoli principali di Olandese sono scritte sul “passaggio” (inteso come il passaggio da un registro vocale all’altro): ciò fa sì che le parti siano difficili da cantare, essendo anche molto estese, e necessitino di un preparazione tecnica non indifferente. Per fortuna Wagner aiuta un po’ i cantanti: il compositore, infatti, predispose un’accurata revisione della partitura e, utilizzando le sue grandi doti di orchestratore, crea un tessuto orchestrale mai troppo “pesante” e che, invece, valorizza tutte le sonorità. A mio giudizio, dunque, un’opera come Holländer va eseguita senza eccessiva enfasi strumentale, ovvero in modo non ridondante, non “fracassone”. Solo così si può davvero rendere onore alla sua musica.

Questo tipo di interpretazione musicale consente anche di mettere in evidenza un altro punto assai importante delle opere di Wagner e dell’Olandese in particolare: quello della corretta dizione e della giusta enfasi da dare alle parole. Certi termini tedeschi possono risultare ostici da pronunciare per via dell’alto numero di consonanti. ma anche quelle sono estremamente importanti e danno risalto alle emozioni che gli interpreti vogliono trasmettere al pubblico. Vi è una sorta di emozione contenuta nella lingua: le parole fanno parte del tessuto musicale e si devono udire chiaramente.

In precedenza mi sono già riferito alla semplicità della struttura che sta alla base di un’opera come Der fliegende Holländer e che la distingue nettamente ai drammi musicali composti da Wagner durante la sua maturità artistica. Qui infatti l’opera si snoda in modo molto lineare e con una struttura a “numeri chiusi”, in cui i motivi musicali associati ad alcuni personaggi sono semplicemente un modo per “accompagnarlo” e per guidare il pubblico ad una maggiore comprensione della vicenda, tratta da una leggenda nordica come spesso accade in Wagner. Nelle opere della maturità, invece, avremo un maggiore utilizzo di temi musicali specifici per ciascun personaggio o elemento della trama, che approderà nella teorizzazione e nell’utilizzo del Leitmotiv, ovvero temi conduttori che ordiscono la trama musicale dell’opera dall’inizio alla fine, senza soluzione di continuità. L’Olandese si situa molto prima di questa teorizzazione ed è sicuramente un’opera di gradevole e di più immediato ascolto: la trama scorre in modo fluido e consente a Wagner di dare risalto alle passioni dei personaggi, sorretti da un’orchestra che dà voce alla natura circostante e che nell’opera ha certamente un ruolo fondamentale.

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