Occupazione, Bonometti (Aib) risponde a Galletti (Cgil): basta parole di circostanza, servono risposte vere

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Con un comunicato il presidente di Aib, Marco Bonometti, risponde al segretario bresciano della Cgil, Damiano Galletti in merito alle affermazioni di quest’ultimo sul problema dell’occupazione in Italia.

DI SEGUITO IL TESTO INTEGRALE DEL COMUNICATO:

Credevo di essere stato molto chiaro nell’esprimere le mie idee per il rilancio dell’occupazione a Brescia, come in Italia: idee che ho espresso senza preconcetti, con molto rispetto nei confronti dei miei interlocutori naturali, e cioè i sindacati. Anzi di tutto il sindacato, senza esclusioni o pregiudizi.

I punti di partenza delle mie considerazioni erano essenzialmente due: la crisi perdurante dell’Italia e dell’industria, e la disoccupazione dilagante, che sono poi due aspetti collegati.

La questione verte su cosa preferisce il sindacato: crisi e disoccupazione o ritorno allo sviluppo e rilancio dell’occupazione? Può sembrare una provocazione, non vuole esserlo, ma non sono tempi da schermaglie dialettiche. Se la risposta, come io ritengo, dovesse essere nel senso dello sviluppo economico ed occupazionale, allora a domande vere devono essere date risposte vere, non parole di circostanza che non servono.

Ho proposto un contratto collettivo nazionale di lavoro unico (almeno nell’industria), snello, con regole uniformi di base, rinviando alla contrattazione aziendale la differenziazione in base ai risultati. Questo, soprattutto per richiamare in Italia investimenti fuggiti altrove, per offrire nuove ed incoraggianti prospetttive a investitori stranieri e fondi d’investimento.

Damiano Galletti ha rilanciato su precari, interinali, partite Iva e via dicendo. In sostanza più diritti per tutti, dice Galletti.

Con tutta la stima ed il rispetto per la persona, questa non è una risposta, in particolare nelle disastrose condizioni attuali. Non siamo in grado di scegliere se ci vogliono più o meno diritti oggi, ma se vogliamo realizzare le condizioni per creare di nuovo benessere e occupazione. Se questo è l’obiettivo ci vuole il coraggio di perseguirlo, anche se nell’immediato servisse una riconsiderazione dell’esistente.

Che cosa vogliamo fare allora? Io non mi rassegno. Intendo lavorare per stare a galla, assieme ai miei colleghi e con Fabio Astori, vice presidente di Aib per le relazioni industriali. Ma temo sarà un’avventura disperata se i miei compagni di viaggio pensano che tocchi solo a me, ed ai miei colleghi imprenditori, turare le falle della nave. Anche se fossi cosi pazzo da provare, fino a spaccarmi la schiena, non approderei a nulla, perché non si ferma la valanga con le mani e certamente non da soli.

Non intendo aprire oggi una polemica con nessuno, tantomeno con persone ed organizzazioni che apprezzo e stimo. Intendo soltanto lanciare un ultimo invito a tutti affinché si guardi la realtà per quella che è, non quella che si vorrebbe. Anche per evitare che, se si dovesse arrivare a rese dei conti ancora più severe, si cerchino scusanti inutili e rimedi impossibili

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