Parcheggio Goito: con la pioggia si trasforma in un lago

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215 posti auto teorici, che diventano molti meno quando, come in questi giorni, piove incessantemente, e l’acqua trasforma il parcheggio in un lago. Piuttosto che lasciare l’auto al Goito in via Spalti San Marco molti automobilisti preferiscono cambiare zona. E’ praticamente impossibile infatti in questi giorni trovare zone all’interno del parcheggio dove l’acqua non abbia formato grandi, immense pozzanghere profonde anche diversi centimetri. Lasciare la vettura in questi laghetti vuol dire inevitabilmente bagnarsi i piedi fino alle caviglie, non proprio il massimo prima di andare al lavoro o ad un aperitivo nel vicino piazzale Arnaldo.

Sono molti gli automobilisti che a denti stretti si lamentano della situazione. Il problema è dovuto al fatto che per motivi di tutela architettonica il piazzale del parcheggio, inserito in una zona tutelata, non può essere completamente ricoperto da asfalto. Così le piazzole dove devono essere lasciate le automobili sono ricoperte solo da ghiaia, che con le manovre delle auto nel tempo è stata parzialmente rimossa lasciano profondi avvallamenti. Che puntualmente si riempiono di acqua.
(a.c.)

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1 COMMENT

  1. Ma fare qualcosa per rimettere a posto il parcheggio? Togliamo questi vincoli assurdi, legati alle zone architettoniche da tutelare.

  2. Ma perché, qualcuno ci parcheggia DAVVERO nel parcheggio Goito???????? Ho sempre creduto fosse semi abbandonato! Ma io vorrei conoscerle queste persone, che parcheggiano a pagamento quando dall’altra parte della strada c’è il parcheggio gratuito attorno alle carceri e le decine, per non dire centinaia, di parcheggi gratuiti lungo il tratto finale di via Duca degli Abruzzi e nelle numerose traverse! E chi ve lo fa fare di parcheggiare nelle pozzanghere? Avete paura a fare 100 metri in più a piedi? Svegliaaaaaaaaa se credete che sono soldi rubati allora FATE A MENO DI TIRARLI FUORI! D’altronde questo è l’italiano medio, che piagnucolando si finge costretto a pagare per un parcheggio scalcinato come se fosse l’unica possibilità, quando la verità è che non vuole fare 100 metri in più a piedi.

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