Bigio, Bragaglio (Pd): il Referendum costerebbe troppo, meglio un concorso di idee

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Con una lunga nota, l’ex consigliere comunale del Pd, Claudio Bragaglio, interviene sul tanto discusso ritorno del Bigio in piazza vittoria, “bocciando” nella forma, più che nei contenuti, l’idea del collega democratico, Fabio Capra, di indire un referendum cittadino per decidere il futuro del Bigio. Bragaglio ha rilanciato proponendo un concorso di idee che faccia discutere la città, ma senza spendere altro denaro per organizzare un voto vero e proprio.

DI SEGUITO IL TESTO INTEGRALE DELLA NOTA

Ancora nuovi e contrapposti interventi sul “Bigio”. Una vicenda che, a mio parere, è del tutto chiara.

In primo luogo risultano inequivocabili le motivazioni del sindaco Del Bono, accompagnate dalla preoccupazione per una frattura nella città. Con la condivisione delle contrarietà espresse da padre Giulio Cittadini, per non dire anche dell’attenzione verso le posizioni espresse dalle Associazioni partigiane. Posizioni peraltro confermate anche dall’assessore Fenaroli, a nome dell’Amministrazione, in occasione del convegno presso l’Università Cattolica, promosso il novembre scorso, da Anpi e Fiamme Verdi.

Anche da quel convegno è emersa la proposta della collocazione della statua del Dazzi in un museo. Scelta peraltro culturalmente suffragata, a suo tempo, dal prof. Valerio Terraroli. Come peraltro dallo stesso Vittorio Sgarbi, quando ha sostenuto che “il legame storico col regime d’allora è innegabile anche per l’Era Fascista". Aggiungendo pure che con quel colosso di nove metri “la piazza verrebbe completamente sconvolta”. Una tesi “anti filologica”, questa, che non dovrebbe suonare fuori posto se si pensa che per la piazza del Piacentini vennero considerate varie opzioni – dalla riproduzione della Vittoria alata ad un gruppo bronzeo – per cedere infine al richiamo del “Biancone” di Firenze, scolpito (nella patria del Botticino!) in marmo di Carrara. S’è ipotizzato da parte dell’amico Fabio Capra, anche d’un referendum, rilanciato dalla Lega con un’interrogazione in Loggia.

A mio parere, dopo gli impegni assunti – suggellati peraltro anche da un risultato elettorale in città – dovrebbe fa testo un’assunzione di responsabilità per dar corso all’impegno assunto. Altre ipotesi, per quanto legittime, rischierebbero di ottenere l’effetto opposto a quanto che s’è proposto il Sindaco Del Bono e che ritengo vada condiviso. A maggior ragione a fronte di ben altre priorità ed emergenze sociali. E con una città impegnata nei prossimi mesi nel sofferto ricordo dei 40 anni dalla strage di piazza Loggia.

Ma sul piano stesso della fattibilità insorgono problemi. Un referendum comporta costi (circa un milione di euro) e tempi lunghi, come previsto dal Regolamento del Comune. E’ stata altresì proposta la coincidenza con le elezioni dei Quartieri in autunno. Tale ipotesi, in base al Regolamento, è da ritenersi impraticabile. Infatti il procedimento avrebbe dovuto chiudersi entro la fine del 2013, con un voto previsto solo tra aprile e giugno. Ciò non esclude il voto, ma non prima del 2015. Con più d’un anno di polemiche ed ulteriori tensioni. Esattamente quanto mi pare intenda scongiurare il Sindaco. Va detto, tra l’altro, che le modalità previste per i Consigli di Quartiere, stando ai resoconti dei lavori della Commissione, sono difformi da quelle d’un Referendum, sia per modalità di organizzazione e di costi, sia per base elettorale (prevedendo il voto degli stranieri residenti).

La strada auspicabile rimane quella d’un “concorso di idee” ed un ampio confronto in città per la nuova soluzione in piazza Vittoria. Le più belle piazze in Italia sono piene di storia viva, di innovazioni e strappi alla “filologia” conservativa. Con innovazioni culturali protese verso il futuro. Penso che la stessa piazza Vittoria possa essere così riletta con lo sguardo rivolto anche all’ambizione piacentiniana di voler riscrivere la storia di Brescia attraverso forme e segni di quella piazza. E, per un debito di memoria, di voler scrivere proprio la parte oggi mancante di quella nostra storia. Quella appunto della Costituzione repubblicana. Brescia non s’è fermata ad ottant’anni fa, ma neppure simbolicamente ci vuol ritornare.

Già la stazione del Metrò si affaccia su piazza Vittoria e dice bene d’una Brescia nuova e moderna. Una città unita ed affrancata da passato potrebbe coltivare l’ambizione di lasciare anche il proprio segno visibile (dopo la Brescia romana, comunale, risorgimentale e fascista, lì rappresentate). Un’opportunità che ci è stata data con la rimozione della statua dell’Era fascista. Una scelta del sindaco socialista Ghislandi e che nessun sindaco democristiano – da Boni in poi, Paroli a parte – ha mai voluto sconfessare. Un segno culturalmente alto d’una discontinuità, scelto dalla Brescia di oggi, affinché – e proprio in quella piazza – sia visibile il segno della stagione nuova della democrazia e della libertà.

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1 COMMENT

  1. Demoliamo tutto, arengario e palazzi: alto segno di discontinuità col passato. fatta tabula rasa, installiamo trentatre tende che ospitino i rappresentanti dei comitati di quartiere prossimi venturi come segno di grande presenza democratica e una grande stella cometa che ci indichi il luminoso destino verso cui muoverci, cioè verso il sol dell’avvenire che è il … sol passato degno di avere un presente. Brao, Bragaglio, maestro di elucubrazioni.

  2. ”A mio parere, dopo gli impegni assunti – suggellati peraltro anche da un risultato elettorale in città – dovrebbe fa testo un’assunzione di responsabilità per dar corso all’impegno assunto.” Anche quando non condivido, solitamente apprezzo la sue analisi, ma il periodo estrapolato…. mi dica; cosa significa?

  3. Cuidado propone invece di reinstallare – filologicamente – anche il bassorilievo con il duce a cavallo? E per caso propone anche di reinterrare il parcheggio sotterraneo? E della stazione metrobus che ne facciamo, dato che non compariva nel progetto di Piacentini?

  4. Io propongo di riedificare ciò che c’era prima della realizzazione della piazza. E’ contento? Non è proprio in grado di capire il sarcasmo, vero? probabilmente le mancano le sinapsi deputate a ciò.

  5. Piazza Vittoria è stata per circa 10-15 anni con il bigio e per una settantina senza. Di quale storia parliamo?

    Seconda provocazione. Giustamente (ribadisco: giustamente) a nessuno salterebbe mai in mente di dire "restauriamo la colonna di piazza Loggia sbeccata dalla bomba del 1974": è chiaro, è una ferita della città e nella città. E’ giusto che rimanga come elemento di memoria storica. Allo stesso modo, il basamento "vuoto" del Bigio, il quadrante vuoto che conteneva il duce a cavallo, sono certamente delle ferite, degli intoppi nella piazza: ma lo sono perchè testimoniano le ferite e gli intoppi che la democrazia e la città hanno vissuto negli anni di dittatura.

    Il Sindaco Ghislandi fece rimuovere quella statua perché grandemente invisa alla cittadinanza. Anche questa è storia. Ed è la storia giusta: quella di chi ha combattuto per la democrazia, non per la dittatura.

  6. Il signor Cuidado non deve certo "far contento" me; basterebbe che manifestasse una posizione di merito nel dibattito; magari tenendo conto del fatto che anche ciò che "c’era prima della realizzazione della piazza" è arrivato dopo qualcosa che esisteva ancor prima. Si sta commentando il dibattito sulla ricollocazione della statua "Era fascista": lei ha un’opinione in merito o interviene in qualità di (peraltro mediocre) cabarettista?

  7. … magari tenendo conto del fatto che anche ciò che "c’era prima della realizzazione della piazza" è arrivato dopo qualcosa che esisteva ancor prima… Invero un pensierino un poco scarso per un soggetto che ama far sapere di essere laureato. Si sforzi; non è detto che non sappia far meglio. Venendo alla sostanza: ritengo che un’amministrazione seria debba decidere assumendo, poi, la difesa delle decisioni, senza rimettere in discussione le sue scelte. Quindi penso che la statua non debba essere ricollocata in piazza. Indire un referendum, del costo di 1.000.000 di euro, non sarebbe una scelta democratica, bensì una scelta codarda.

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