L’Olocausto non esiste: striscione shock alla scuola superiore di Leno

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Uno striscione lungo cinque metri, preparato a casa e poi portato all’esterno dell’istituto superiore Capirola di Leno. Sullo striscione la scritta negazionista, accompagnata da una svastica. E’ stato questo il Giorno della Memoria vissuto al Capirola.

L’orrendo episodio ha ovviamente messo in subbuglio dirigenza e professori dell’istituto. I responsabili si sono firmati "Autonomi Bassa Bresciana", e non avrebbero nulla a che vedere con quelli che alcune settimane fa con la vernice nera imbrattarono i muri inneggiando ad aprire la mente nei confronti del prossimo, un messaggio di tolleranza e rispetto. La Digos e i carabinieri dopo aver rimosso lo striscione si sono messi all’opera per cercare di individuare i responsabili, che potrebbero essere trovati nel mondo del tifo organizzato.

Il Capirola è una scuola dove l’integrazione e il rispetto si insegnano da anni, dove la convivenza tra alunni italiani e figli di immigrati non è più nemmeno tale, dove i problemi ci saranno pure stati ma sono stati superati. Forse questo il motivo per il quale è stata individuata come luogo ove posizionare lo striscione.
(a.c.)

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23 Commenti

  1. VERGOGNA!!! Quando anche gli ultimi sopravvissuti non ci saranno più, chi ci ricorderà l’orrore dell’Olocausto????pe nso tocchi ai giovani tenere viva l’attenzione e bandire atti di questo genere!!!!

  2. quindi secondo l’autore della scritta l’olocausto non è mai esistito…certo, e la marmotta confeziona la cioccolata, come no…

  3. e er fortuna che ci sono ancora i testimoni di quella tragedia. quando non ci saranno più sopravvissuti la gente metterà ancor più in dubbio

  4. Gli autori dello striscione forse sono solo bambocci ignoranti, per il momento, ma di certo costituiscono il vivaio nel quale pescano le organizzazioni neofasciste, da sempre troppo tollerate dalle istituzioni e persino protette, al punto che di solito è chi ad esse si oppone con i fatti e non con le frasi di circostanza ad essere perseguito da magistratura e forze dell’ordine. In nome di una democrazia falsata si consente l’apertura di sedi, l’esibizione di simboli, la diffusione di idee marce e poi ci s’indigna di fronte a striscioni negazionisti e teste di maiale, ci si stupisce dei raid contro stranieri e senza fissa dimora, ci si sorprende davanti a stragi come quella di Firenze del 2011. Si falsifica la Storia sposando le fandonie su foibe e triangoli della morte, usando spregiudicatamente la categoria di "terrorismo" si confondono i giovani al punto che molti di loro sono convinti che la strage di Piazza della Loggia sia stata opera delle Brigate Rosse, si avallano le baggianate sui "ragazzi di Salò", si fanno passare per poveri martiri fascisti e neofascisti ed ecco il risultato: giovani bacati, manipolati dai burattinai di turno, ma si sa bene che prima o poi tornano utili ai potenti di sempre.

  5. se intendevi rispondere a vera forse dovresti prendere un dizinario e andarti a leggere il significato della parola opinione. prima di revisionare la storia, fatemi un favore, studiate prima quella ufficiale, prendete una laurea, un PHD, diventate dei luminari e poi venite a parlarmi di revisionismo.

  6. @Mario se per condannare i beceri negazionisti della Shoa fai il becero negazionista delle Foibe ti metti sul loro stesso livello di non-intelligenza…

  7. mah ma gli innamorati,ogni tanto,sarebbe meglio praticassero onanismo,come il padre degli imbecilli,autori di questo striscione,che da poi a tale mario la possibilita’ di far l’imbecille per quanto riguarda le foibe………ps il monopoli non piace piu’ a nessuno?

  8. Ma avete rotto con sto olocausto..tutti gli anni ci fate pippare documentari e film e manifestazioni..poi vi sorprendete se qualcuno si stufa.cmq contro il reato di negazionismo ci sono storici anche della controparte..se si inizia a proibire la ricerca storica allora nn chiamiamola piu storia ma propaganda..nn siate ottusi

  9. Se i cortesi commentatori giacono82 es io invece di offendere vigliaccamente il sottoscritto si prendessero la briga di studiare, saprebbero che a Trieste e dintorni la storia non comincia il 1° maggio 1945, e che di fronte a tante cose che sono state scritte in questi anni sulle vicende del confine orientale occorre chiarire e ricordare che il fascismo in questa regione è stato più violento che in qualsiasi altra parte d’Italia: sloveni e croati, oltre cinquecentomila persone che abitavano le terre annesse dallo stato italiano dopo la prima guerra mondiale furono oggetto di persecuzioni razziali e ogni tipo di angherie: divieto di usare la loro lingua, chiusura delle scuole, delle associazioni ed enti economici sloveni e croati, arresto degli oppositori, esecuzioni di condanne a morte decise dal Tribunale Speciale. Con l’aggressione nazifascista alla Jugoslavia, nel 1941, la regione divenne avamposto della guerra e le persecuzioni contro sloveni e croati, anche cittadini italiani, divennero ancora più gravi: interi paesi furono deportati nei campi di concentramento come Arbe/Rab, oggi in Croazia, ma allora annessa all’Italia dopo l’aggressione alla Jugoslavia, Gonars in provincia di Udine, Renicci di Anghiari in provincia di Arezzo, Chiesanuova di Padova, Monigo di Treviso, Fraschette di Alatri in provincia di Frosinone, Colfiorito in Umbria, Cairo Montenotte in provincia di Savona e decine e decine di altri, praticamente in tutte le regioni d’Italia. Fra 7 e 11 mila persone, donne, uomini, bambini, intere famiglie, morirono in questi campi, di fame e malattie. A Trieste nel 1942 fu istituito per la repressione della resistenza partigiana l’Ispettorato Speciale di Polizia per la Venezia Giulia, che si macchiò di efferati delitti contro gli antifascisti in genere, ma soprattutto contro sloveni e croati. Da chi è stato inaugurato l’uso delle foibe? Ci sono testimonianze autorevoli (per esempio dell’ispettore di polizia De Giorgi, colui che nel dopoguerra fu incaricato dei recuperi dalle foibe) che furono proprio uomini dell’Ispettorato speciale, in particolare quelli della squadra politica, la cosiddetta banda Collotti, a gettare negli "anfratti del Carso" degli arrestati che morivano sotto tortura. Comunque andando anche più indietro nel tempo, già durante la prima guerra mondiale, che fu combattuta soprattutto in queste terre, le foibe venivano usate come luogo di sepoltura "veloce" dopo le sanguinose battaglie, e nell’immediato dopoguerra i fascisti pubblicavano testi di canzoncine in cui si minacciava di buttare nelle foibe chi si ostinava a non parlare "di Dante la favella". La banda Collotti era la squadra politica dell’Ispettorato speciale guidata appunto dal commissario Gaetano Collotti. Con la sua squadra batteva il Carso triestino per reprimere la resistenza che già nel ’42 era iniziata in queste zone. Si macchiarono di efferati delitti, torturando e uccidendo centinaia di persone. Eppure in questo dopoguerra nessuno, neppure gli istituti storici di Trieste e di Udine, hanno pubblicato nulla sull’argomento. Nelle foibe non sono finiti donne e bambini, i profili di coloro che risultano infoibati sono quasi tutti di adulti compromessi con il fascismo, per quanto riguarda le foibe istriane del ’43, e con l’occupante tedesco per quanto riguarda il ’45. I casi di alcune donne infoibate sono legati a fatti particolari, vendette personali, che non possono essere attribuiti al movimento di liberazione. Questo diventa evidente quando si vanno ad analizzare i documenti, cosa che purtroppo la gran parte degli "storici" in questi anni non ha fatto, accontentandosi di riprendere i temi e le argomentazioni della propaganda neofascista. Va detto inoltre che i numeri non sono assolutamente quelli della propaganda di questi anni: è ormai assodato che in Istria nel ’43 le persone uccise nel corso della insurrezione successiva all’8 settembre sono fra le 250 e le 500, la gran parte uccise al momento della rioccupazione del territorio da parte dei nazifascisti; nel ’45 le persone scomparse, sono meno di cinquecento a Trieste e meno di mille a Gorizia, alcuni fucilati ma la gran parte morti di malattia in campo di concentramento in Jugoslavia. Uso il termine "scomparsi", ma purtroppo è invalso l’uso di definire infoibati tutti i morti per mano partigiana. In realtà nel ’45 le persone "infoibate" furono alcune decine, e per queste morti ci furono nei mesi successivi dei processi e delle condanne, da cui risultava che si era trattato in genere di vendette personali nei confronti di spie o persone ritenute tali. C’è poi l’episodio della foiba Plutone, da cui furono estratti 18 corpi, in cui gli "infoibatori" erano appartenenti alla Decima Mas e criminali comuni infiltrati fra i partigiani, e furono arrestati e processati dagli stessi jugoslavi. Insomma se si va ad analizzare la documentazione esistente si vede che si tratta di una casistica varia che non può corrispondere ad un progetto di "pulizia etnica" da parte degli jugoslavi come si è detto molto spesso in questi anni. La grande attenzione a questi fatti è funzionale alla criminalizzazione della resistenza jugoslava che fu la più grande resistenza europea. Di riflesso si criminalizza tutta la resistenza, e si è aperto il varco per criminalizzare anche quella italiana, come dimostra Pansa con i suoi libri. Gli studiosi delle foibe sono di svariati generi. Quelli che si possono chiamare un po’ ironicamente i "foibologi" sono tutti esponenti della destra più estrema, alcuni, come Luigi Papo hanno fatto addirittura parte della milizia fascista in Istria, di coloro cioè che collaborarono con i nazisti nella repressione della resistenza. Altri, più giovani, come Marco Pirina, sono stati esponenti di organizzazioni neofasciste negli anni della strategia della tensione (lui per esempio risulta coinvolto nel golpe Borghese). Poi c’è il filone degli storici che facevano riferimento al CLN triestino (organizzazione non collegata con il CLNAI) che fu il massimo organizzatore dell’"operazione foibe" a Trieste nel dopoguerra. Mentre può essere abbastanza facile capire le manipolazioni della "storiografia" fascista, è molto più difficile difendersi dalle manipolazioni della storiografia ciellenista, perché questi hanno un’aura di antifascismo che fa prendere per buone tutte le cose che scrivono. In realtà leggendo i loro libri ti accorgi che sono citazioni di citazioni da altri libri (spesso memorie di fascisti) non sottoposte a verifica. Il problema è che su tutta questa questione delle foibe ha pesato nel dopoguerra il clima della guerra fredda: voglio ricordare che un importantissimo documento di fonte alleata agli inizi del ’46 diceva: sospendiamo, non avendo trovato nulla di interessante, le ricerche nel pozzo della miniera di Basovizza, ma perché gli Jugoslavi non possano dire che è stata tutta propaganda contro di loro, diremo che lo abbiamo fatto per mancanza di mezzi tecnici adeguati. Ha pesato e pesa inoltre molto la questione dei confini, e il sentimento delle "terre ingiustamente perdute", che anche se con toni un po’ diversi, coinvolge anche gli storici che fanno riferimento politicamente al centro sinistra. Ci sono però anche tantissimi storici seri. Per "seri" intendo quelli che non si accontentano di quello che è già stato scritto, ma che cercano nuova documentazione, la analizzano, la confrontano con quanto è già stato pubblicato e inseriscono gli avvenimenti nel contesto in cui sono avvenuti. Questo è il metodo storiografico che tutti dovrebbero usare, ma, sembrerà incredibile, nella questione della foibe e dell’esodo anche storici accademici e "blasonati" si sono lasciati andare a metodi da propagandisti più che da storici, preferendo le citazioni di citazioni di citazioni, piuttosto che la fatica della ricerca. Alla foiba di Basovizza c’è una lapide che commemora le vittime, eppure la storia sembra molto diversa: la documentazione esistente, piuttosto corposa, dice che nella miniera di Basovizza non ci furono infoibamenti. Già nell’estate del ’45, quindi pochissimo tempo dopo i pretesi infoibamenti, gli angloamericani procedettero per mesi a ricognizioni nel pozzo della miniera (infatti non si tratta di una foiba in senso geologico), in seguito alle denunce del CLN triestino che diceva che dovevano essere stati infoibati alcune centinaia di agenti della questura di Trieste. Poiché non fu trovato nulla di "interessante", nei primi mesi del ’46 le ricerche furono sospese, come ho già spiegato prima. Tutto questo risulta da una gran quantità di documenti di fonte alleata, negli archivi di Washington e di Londra. Quindi nella "foiba" non ci sono i "500 metri cubi" di infoibati che sono scritti nella lapide, e neppure i duemila infoibati citati in certi libri. Ma si fa finta di niente. La menzogna vive ormai di vita propria, e non si riesce a fermarla. Ho già spiegato che le biografie della gran parte degli uccisi sono di persone coinvolte a vario titolo nel regime fascista prima e nell’occupazione nazista poi. In una città come Trieste il collaborazionismo interessò tantissime categorie di persone, e molti di quelli che vengono definiti "civili" erano in realtà collaborazionisti, delatori di professione, spioni di quartiere che denunciavano gli ebrei. Per esempio ai rastrellamenti sul Carso con la banda Collotti partecipavano anche persone che non erano ufficialmente appartenenti alla questura. Vale la pena ricordare la vicenda di Graziano Udovisi, conosciuto come "l’unico ad essere uscito vivo dalla foiba" e presentato come una vittima "solo perché italiano". Da questa ricerca è emerso, oltre alla assoluta falsità del suo racconto, che egli dal ’43 al ’45 era stato tenente della Milizia Difesa Territoriale, in un gruppo dal nome significativo di "Mazza di Ferro", specificamente preposto alla repressione della guerriglia, e che nel ’46 fu condannato per crimini di guerra a 2 anni e 11 mesi di reclusione. Eppure nel 2005 Graziano Udovisi è diventato "uomo dell’anno", premiato con l’Oscar della Rai per una sua intervista a Minoli, che lo ha presentato come uno che è stato "infoibato" "solo perché italiano. Come ho già detto: storici, giornalisti e tutti coloro che scrivono di queste cose in questi anni di Giornate del Ricordo, dovrebbero sapere che intorno a queste vicende c’è tanta propaganda, e che quindi bisogna informarsi bene prima di scrivere. La destra fascista ha trovato in questo argomento la possibilità di ribaltare il discorso delle responsabilità nella seconda guerra mondiale, passando da carnefici a vittime, con la possibile riabilitazione dei repubblichini di Salò ecc. La sinistra ha trovato l’occasione per prendere le distanze dal proprio passato partigiano, con tutta una serie di distinguo e di "ammissioni" in cui le foibe erano funzionali in quanto venivano attribuite a partigiani, sì, ma "slavi" (e si sa che il razzismo antislavo è molto diffuso) e quindi la resistenza italiana poteva restarne fuori. La miopia di una simile posizione la si vede oggi, con un’operazione come quella di Giampaolo Pansa, che attacca direttamente la resistenza italiana. C’è da dire, inoltre, che l’"operazione foibe" è funzionale alla politica estera italiana, tradizionalmente "espansionistica" verso la penisola balcanica. Anche in questo senso, centrodestra e centrosinistra non si distinguono. C’è una quantità impressionante di dichiarazioni di esponenti del centro sinistra in senso neoirredentista, cioè tese alla rivendicazione delle "terre perdute", tema che oltre ad essere stato sempre tipico della destra, sembrerebbe oggi anche antistorico, nel momento dell’allargamento dell’UE. Eppure le dichiarazioni ci sono, anche di personaggi come Fassino. Commemorare i morti nelle foibe significa sostanzialmente commemorare rastrellatori fascisti e collaborazionisti del nazismo. Per gli altri morti, quelli vittime di rese dei conti o vendette personali, c’è il 2 di novembre. Per la dignità del paese, credo che l’unica cosa da fare sia smettere quella convinzione nazionale che gli italiani siano sempre stati "brava gente", che dovunque sono andati hanno portato la civiltà, anche quando bruciavano i villaggi della Croazia, o impiccavano i ribelli libici. Gli italiani debbono rendersi conto che la repubblica italiana non ha mai fatto veramente i conti con le responsabilità del fascismo. Dietro al discorso delle foibe c’è proprio l’interesse di continuare a nascondere queste responsabilità. Il presidente della Repubblica dovrebbe andare di propria iniziativa ad Arbe in Croazia, o a Gonars a rendere omaggio alle vittime del fascismo, e a chiedere scusa agli ex jugoslavi. Questo dovrebbe essere la prima cosa da fare. Poi dovrebbe far pubblicare i risultati della commissione storica italo-slovena, che il governo italiano si era impegnato a pubblicare ma non ha mai fatto. La RAI dovrebbe trasmettere in prima serata il documentario "Fascist legacy / L’eredità fascista", sui crimini di guerra italiani in Etiopia, Libia e Jugoslavia. Questo documentario della BBC fu acquistato nell’89 dalla RAI, ma mai trasmesso. Allora, forse, anche chi mi dà del negazionista potrebbe continuare a farlo, ma essendo un po’ più cosciente della realtà.

  10. Niente foibe, per il Mario che scrive con lucidità storica. Si sposti in Dalmazia, allora, e ci racconti di Zara. Magari rileggendosi quella storia dai Romani ai quattro secoli della Repubblica di Venezia, da Napoleone agli Asburgo, dai cetnici serbi agli ustascia croati. E poi approdi alla Riva Nuova dove Ottavio Missoni in persona (per citare un autorevole testimone) vide decine di italiani, con cognome italiano, buttati in mare dai partigiani di Tito con una pietra al collo senza processi nè testimoni, nè indagini di alcun tipo: tra questi il Prefetto di Zara Serrentino. I tedeschi se ne erano andati e dalle montagne i titini erano entrati in una città, rasa al suolo come Dresda dai bombardamenti inglesi, senza sparare un colpo. Ma i conti da regolare erano soprattutto etnici: non a caso la comunità italiana fu poi etnicamente perseguitata sino a scomparire benchè l’idioma più parlato in città, anche dagli slavi, fosse un dialetto veneto quasi identico a quello veneziano. Campeggiò da allora, sulla basilica di S.Donato di impianto romanico e bizantino una scritta assai esaustiva dell’inclusione slava: "Stile antico-croato": capisciammè ?

  11. Ma hai mai aperto un libro di storia, ti sei mai documentato, hai mai pensato di visitare un campo di concentramento??? pensi che sia solo una ricostruzione scenica di leggende e racconti fantasiosi??? Parli di ricerca storica ma secondo me non ne sai nulla…documentati e poi potrai esprimerti….

  12. @Mario non voglio offendere nessuno ma credo che chi fa l’antifascismo con il negazionismo non meriti ulteriori risposte… (ps la storia la conosco discretamente e non sto qui a fare il professorino," la storia non comincia il 1° maggio 1945" esatto, infatti certi atteggiamenti anti-italiani nascono all’inizio del XX sec fomentati dall’Impero austriaco, estranei quindi ad un discorso comunismo-fascismo) ma ripeto, a differenza di alcuni,non mi va di far politica con i morti "Commemorare i morti nelle foibe significa sostanzialmente commemorare rastrellatori fascisti e collaborazionisti del nazismo." peccato che nelle foibe finirono anche partigiani e fino mai slavi che, dopo aver combattuto e sofferto sotto la dittatura nazifascista non volevano passare a soffrire sotto la dittatura comunista.

  13. bon,abbiam capito,siccome i fascisti si erano macchiati di crimini allucinanti,anche i comunisti non potevano essere da meno,pero’ nella classifica gli orrori del nazifascismo vengon sempre prima di quelli del comunismo……….. ..sara’ perche han vinto la guerra?mah ai poastri l’ ardua sentenza(ps mario,qui non c’e’ nessuno che dice che i nazifascisti fecero bene,solo lei che difende l’operato dei titini,veda lei)

  14. opera di qualche sbruffoncello che durante le lezioni di storia pensava ai fattacci propri (voglio sperarlo) … e comunque il disinvestimento in istruzione e ricerca di tutti i governi porta a questo: ignoranza … ma ogni governo ama avere una massa ignorante …

  15. Caro utente "Mario", come vediamo da quello che Voi scrivete il Vostro odio viscerale Vi fa sragionare….inform ateVi prima di scrivere c…..e!!!La Vostra amata Repubblica socialista in (ex) jugoslavia non c’è più e i serbi, i coati, gli sloveni ne sono CONTENTISSIMI!!!Che i Vostri cari compagni dell’isola Calva Vi abbiano in gloria….

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