Def, Acli: buoni propositi frenati dall’austerità

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Segnali incoraggianti, ma anche interrogativi: questo il pensiero del presidente delle Acli provinciali di Brescia Roberto Rossini, che condivide il giudizio del presidente nazionale Gianni Bottalico in merito al Documento di economia e finanza. L’accento viene posto sul fatto che l’austerità possa frenare i buoni propositi e Rossini sottolinea come vada "sfruttato il margine di spesa sotto il 3% del rapporto deficit/Pil per la lotta alla povertà".

DI SEGUITO IL COMUNICATO INTEGRALE

 “Nel Def varato dal governo si intravedono segnali incoraggianti ed interrogativi. Tra i primi spicca il piano di riduzione del cuneo fiscale, che questa volta si prospetta avvertibile dai lavoratori a reddito medio basso e dalle imprese, con i tagli previsti a Irpef e Irap. Un primo piccolo passo nella direzione di incentivare i consumi delle famiglie e di rendere le imprese capaci di creare nuovo lavoro. Va anche elogiata – proseguono Rossini e Bottalico – l’imposizione di un tetto agli stipendi nel settore pubblico, che sarebbe da estendere anche al settore privato, perché la riduzione delle disuguaglianze va considerata come un fattore imprescindibile di rilancio dell’economia. Il raddoppio della tassazione sulle plusvalenze delle quote della Banca d’Italia possedute dalle banche, appare ragionevole ed opportuno ed apre la strada a decisi interventi che suggeriamo, per liberarci dal fardello dei derivati nella Pubblica Amministrazione, che, secondo l’Istat, nel 2013 sono costati all’erario 3,2 miliardi. Riconosciamo che questi segnali positivi uniti all’accelerazione delle riforme, alla lotta agli sprechi, alla razionalizzazione delle spese, hanno un valore che va al di là dei numeri come capacità di generare fiducia e di guardare al futuro. Tuttavia, occorre osservare anche che gli interventi prospettati nel Def, persino nella migliore delle ipotesi in cui le coperture ai tagli fiscali non vadano a vanificarne gli effetti positivi sull’economia, dovrebbero viaggiare, secondo le stesse previsioni del governo, ancora per i prossimi anni con una disoccupazione sopra il 12% ed una pressione fiscale intorno al 44%. Questo pone dei forti interrogativi sulla crescita. Almeno si sfrutti appieno quel margine di spesa sotto il 3% del rapporto deficit/Pil per investimenti in infrastrutture, innovazione e soprattutto per la lotta alla povertà che sta dilagando, trovando le risorse per avviare un Piano nazionale contro la povertà assoluta che come associazione che ha promosso quel vasto cartello di forze denominato ‘Alleanza contro la povertà in Italia’ chiediamo da tempo, perché anche la coesione sociale costituisce un fattore di sviluppo. Nonostante gli sforzi apprezzabili per favorire la ripresa, – concludono i presidenti delle Acli – questo rimane un documento economico all’interno dell’orizzonte di quella austerità che sta portando l’economia dell’Eurozona nel pantano della deflazione e che fa aumentare il debito pubblico. Il governo si ponga come obiettivo prioritario del semestre italiano di presidenza comunitaria quello di superare quell’austerità fine a se stessa che rischia di pregiudicare l’esito delle buone idee che anche ci sono in questo Def”.

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