I Sette savi di Melotti arriveranno a Brescia. Manca solo la location

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Dopo la fortunata esposizione nell’aeroporto di Milano Malpensa i Sette Savi di Fausto Melotti arriveranno per la prima volta a Brescia. L’assessore alla Cultura Creatività e Innovazione Laura Castelletti e il suo omologo al Comune di Milano Filippo Del Corno hanno infatti raggiunto un accordo che prevede la presentazione temporanea delle sculture nella nostra città, in una location ancora in via di definizione.

L’opera, commissionata nel 1961 e rimasta per cinquant’anni nei depositi del Liceo Carducci di Milano cui era inizialmente destinata, è tornata alla luce grazie al lavoro di restauro finanziato dalla Sea – Aeroporti di Milano. L’anno scorso le sette statue hanno trovato suggestiva collocazione nel terminal 1 dell’Aeroporto di Malpensa, ma rischiavano di tornare nell’ombra della dimenticanza. “Sarebbe stato un peccato e anche per questo abbiamo deciso di dare un seguito all’iniziativa milanese nel restituire all’opera la visibilità che merita”, commenta Castelletti. “Si tratta di un’opportunità unica che abbiamo voluto cogliere al volo, anche grazie alla collaborazione dei colleghi milanesi”.

Le sette statue in pietra chiara di Viggiù rappresentano un cenacolo di figure silenziose ma potenti, essenziali ma profondamente evocative. “Troveremo un luogo all’altezza del potere suggestionante di quest’opera magica, enigmatica e imperturbabile” assicura l’assessore.

La magia del gruppo scultoreo è data proprio dal numero non casuale delle figure: delle dodici in gesso create inizialmente dall’artista, cinque andarono distrutte e, invece di reintegrarle, Melotti volle mantenere il senso metaforico del numero sette, tanto presente nella nostra cultura, dalla religione all’astronomia e alla mitologia.

Così l’artista ha deciso di concedere all’osservatore un momento di contemplazione e riflessione. Scopo pienamente colto nel posizionare le statue nel mezzo del viavai di passeggeri di Malpensa che tra un viaggio e l’altro hanno avuto la possibilità di contemplare quest’opera enigmatica.

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14 Commenti

  1. Uno dei sette può andare sul piedistallo in piazza Vittoria, tanto tra questo e il Bigio non c’è molta differenza quanto ad insulsezza.

  2. Grande opera scultorea: meno male che ha rivisto la luce dopo dieci lustri. Da far invidia a Michelangelo e al Canova. Troviamole subito un luogo all’altezza e con la visibilità che merita. Roba da matti…

  3. Vorrei capire chi è l’insulso che l’ha commissionata nel 1961, quanto e con che soldi l’ha pagata? non gli sarà piaciuta perché per 50 anni l’ha messa in cantina. Colgo l’opportunità unica e mi offro volontario per tenerle nel mio giardino…..peccato siano in gesso e magari si squaglino con l’acqua piovana…………

  4. La sottile ironia del perclaro “stradivarius” rende sereno questo piovoso pomeriggio e come sempre ogni suo post manda la mente agli studi sulla personalità di tanti anni fa nel corso psichiatria. Se ben ricordo le prime descrizioni del carattere umano si devono a Teofrasto che elencava trenta caratteri (chiaccherone, volgare, inopportuno, stupido, maleducato, spiacevole, meschino, avaro, gretto, vigliacco, maldicente, ecc..). Strana la psiche; peccato non aver proseguito negli studi per comprendere certe associazioni.

  5. Ah, dimenticavo: prima erano in dodici, come gli apostoli. Poi sono rimasti in sette come i sette savi o sapienti, che rimandano lontano, alla Grecia di cinquecento anni prima della nascita di Cristo. Alla saggezza ed alla filosofia, quindi, ed anche alle origini più significative della cultura dell’Occidente se vogliamo. Quella sì aveva un potere suggestionante tramandato per secoli. Ma oggi ci accontentiamo dei saggi in pietra, pietra di Viggiù, località ai più nota per i pompieri della simpatica canzoncina ritmata. Dalla filosofia di Talete, saggio greco nonchè primo filosofo noto, alla cultura di Viggiù, apppunto. Il tutto senza disturbare Freud, ma ringraziando la Castelletti e Del Corno…

  6. Il sapere del perclaro stradivarius, più che alla filosofia di Talete rimanda al biblico Onan. Se anche la Castelletti avesse portato a Brescia il Mosè (per rimenere nella Bibbia, sia chiaro) del Michelangelo, il commento sarebbe stato lo stesso. Questioni di stile. Brava Laura, e complimenti per quello che fai! Questa è l’aria nuova.

  7. Quanto sono pedanti questi due ultimi commentatori! E’ mai possibile che continuino a fare gli eruditi con commenti tronfi fatti di un bolso sapere volto all’indietro. quello letterario. La vera cultura alta è quella scientifica.

  8. Hai ragione caro Simili. Ma non può essere che per qualsiasi cosa la Castelletti venga insultata. Ti pare? Non vedi pregiudizi? Per quanto riguarda la cultura alta lascio rispondere al mio compagno di merende "stradivarius". Besos.

  9. Ma i 7 savi si chiamano per caso Pisolo, Eolo, Gongolo, Doto, ecc? Guardate che non sono più di moda…rimetteteli in cantina.

  10. Io non ho visto un solo insulto ma solo giudizi. Mica possono essere tutti compiacenti in stile tifoso con degli inutili brava Laura. Comunque concordo che questa ostentazione di cultura è abbastanza pedante.

  11. La Castelletti non viene mai insultata, ci mancherebbe. E’ da trent’anni una figura assolutamente di spicco della politica bresciana. Altro è individuare negli atti amministrativi di sua competenza in ambito culturale lo specchio di conoscenze e competenze specifiche che legittimamente non ha nè potrebbe improvvisare dall’oggi al domani. Certo, potrebbe ancora studiare oppure approfondire, almeno informarsi. "Non è mai troppo tardi" recitava il titolo di una nota trasmissione televisiva degli anni sessanta…

  12. Occavolo, finalmente qualcuno ce la spiega. Non pensavo che per gestire un assessorato alla cultura bisognasse essere laureati in Lettere o in Belle Arti o in Architettura. Vuoi vedere che per dirigere un Ospedale devi essere medico o malato e per l’assessorato al commercio bisogna essere commerciante. Per la delega alla trasparenza devi essere carta velina o vetraio? Belò chèstò!

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