Variazione di bilancio in Loggia, j’accuse dell’opposizione: “Le penali non tornano”

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di Elisabetta Bentivoglio – “Altro che penale lievitata da 9 a 50 milioni di euro per il mutuo di Brescia Infrastrutture, la giunta Del Bono ci ha preso in giro”. E’ questo il j’accuse che le opposizioni – Forza Italia, X Brescia Civica, Lega Nord, Movimento 5 Stelle e Piattaforma Civica – hanno lanciato all’assessore al Bilancio Panteghini all’indomani della scoperta che “la penale sul mutuo non è mai cambiata, era di 50 milioni a dicembre, quando è stato presentato il bilancio della Loggia, ed è così anche oggi”. Queste le parole del presidente della Commissione Bilancio e consigliere di Forza Italia, Giorgio Maione. A prescindere dalle bandiere di partito e dall’argomento tecnico e delicato affrontato nel corso della conferenza stampa odierna, ciò che è apparso evidente è la compattezza dell’opposizione nel voler “chiedere chiarimenti all’assessore in merito all’ultima variazione di bilancio di 188 milioni di euro” presentata dalla giunta Del Bono nel maggio scorso e giustificata dalla volontà di “ristrutturare il debito, liberare risorse in parte corrente e recuperare (con un nuovo mutuo) soldi per gli investimenti”, come aveva spiegato lo stesso assessore al Bilancio in Consiglio.

“Si tratta di una bugia gravissima – ha continuato Maione, affiancato dai colleghi di partito, Mattia Margaroli, Paola Vilardi e Margherita Peroni –.Oltre ad aver mentito al Consiglio Comunale, la giunta Del Bono ha costruito, su numeri non veri e mai verificati da chi dovrebbe gestire al meglio il bilancio del Comune, decisioni che riguardano molti milioni di euro, ad esempio, la vendita delle azioni di A2A e di Centrale del Latte e la conseguente caduta dei dividendi a favore della Loggia”.

A questo punto però è d’obbligo fare un passo indietro per spiegare le motivazioni alla base del cambio di rotta del Comune. L’idea iniziale era quella di abbattere il mutuo da 123 milioni di euro contratto con Cassa depositi e prestiti in capo a Brescia Infrastrutture in quanto risultava quello con il tasso di interesse più alto (tasso fisso del 5,69%, rata annua da 9,6 milioni). Decisione abbandonata dopo che ci si era accorti che la penale di quel mutuo sarebbe schizzata da 9,2 a 50 milioni di euro in pochi mesi, “numeri che avrebbero dovuto suscitare almeno qualche perplessità da parte di un assessore che, per stessa decisione del sindaco Del Bono, è stato affidato a quel ruolo proprio perché un tecnico”, chiosa la capogruppo del M5S in Loggia, Laura Gamba.

Da qui la decisione di guardare al mutuo da 188milioni, sempre contratto con la Cassa depositi e prestiti, ma in capo al Comune, dove la penale è di “soli” 9,6 milioni. Un prestito che però non può essere ridotto, ma va necessariamente estinto in toto. Per capirci: servivano 188 milioni e servivano tutti subito. Secondo quanto spiegato allora dall’assessore Patenghini, la Loggia ne prenderebbe 65 dalla vendita di A2A, 15 dal credito d’imposta, 10 dalla riduzione del capitale di Brescia Infrastrutture e per coprire i 107 milioni accenderà un nuovo mutuo da 107 milioni. Con un solo problema però: il saldo deve essere positivo. In pratica perché quest’operazione sia tecnicamente possibile la Loggia dovrebbe trovare una banca disposta a concedergli un mutuo con condizioni migliori. Da qui il rischio paventato dal leader di Piattaforma Civica, Francesco Onofri, che “il Comune non trovi un istituto di credito disposto a rifininaziare i suoi debiti con Cassa depositi e prestiti – ha spiegato – e la conseguente vanificazione della vendita delle azioni di A2A che, oltre a a far venire meno i suoi dividenti, bloccherebbe i soldi della vendita in un conto infruttifero a Roma e un danno conseguente di almeno 4 milioni di euro per le casse della Loggia”.

Della stessa idea anche la capogruppo di X Brescia Civica, Ninì Ferrari che ha non ha risparmiato di puntare il dito contro di Panteghini, ritenuto “inadeguato a coprire una carica come quella affidatagli da Del Bono”. Per i colleghi della Lega Nord, Nicola Gallizioli e Massimo Tacconi invece, gli errori compiuti in questa vicenda sono tre e riguardano “la mancanza di trasparenza nella rilevazione dei dati e nell’esposizione di questi al consiglio, ma anche l’assenza di un dialogo politico al riguardo e l’inadeguatezza di un assessore che, proprio perché tecnico, avrebbe dovuto controllare prima di sparare numeri a caso, specie quando di mezzo c’è il bilancio del Comune e di conseguenza il futuro dei cittadini”.

Secondo l’opposizione quindi, il rischio concreto è che “si vendano le azioni di A2A e si perdano i dsuoi dividendi senza per altro riuscire nemmeno ad estinguere il mutuo”. Un testa-coda che se si realizzasse “metterebbe a rischio lo stesso bilancio del Comune”, A questo punto che fare? “Aspetteremo che Panteghini fissi un incontro in commissione e a quel punto gli chiederemo spiegazioni su cosa è successo, perché è successo e per quale motivo non sono state mostrate le carte al consiglio e non si è giocato una partita trasparente, augurandoci che non voglia giocare allo scarica-barile attribuendo la responsabilità dell’errore ai tecnici perché lui stesso è un tecnico”. E poi? “Ogni gruppo politico farà le proprie valutazioni e ogni scenario diventerà possibile: da una tirata d’orecchie fino alla mozione di sfiducia per Panteghini”, concludono.

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1 COMMENT

  1. Gran confusione, almeno parrebbe. Se la vendita della partecipazione in A2A è slittata da fine giugno a fine dicembre, il motivo non può essere solo quello del corso del titolo in Borsa non sufficientemente favorevole. E poi, tutto questo castello di ingegneria finanziaria costruito per portare a casa teoricamente 6 o 7 milioni di euro da destinare ad investimenti in conto capitale tutt’altro che indifferibili ? A mio modesto avviso, c’è altro. Soprattutto il riordino delle controllate e il loro riconfluire all’interno della casa madre Comune di Brescia anche alla luce di alcune importanti decisioni legislative che il Governo Renzi sta per varare e che potrebbero, questo sì, portare rilevanti vantaggi fiscali nonchè riduzioni di costi, se dimensionati correttamente, con l’azzeramento dei contratti di servizio. Panteghini non mi sembra così clamorosamente sprovveduto.

  2. Con la riduzione dei tassi di questi giorni operata dalla BCE e annunciata da Draghi l’indennizzo dovuto a Cassa Depositi e Prestiti in caso di estinzione anticipata dovrebbe nel frattempo essere ulteriormente aumentato sino probabilmente ad azzerare l’opportunità di liberare risorse da destinare a nuovi investimenti. Un bel guaio…

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