Padre e figlio agivano seguendo un piano di abbattimento volpi finanziato dalla Regione, avallato dalla Provincia di Brescia e gestito dall’Ambito Territoriale di Caccia. Diciamo però che lo seguivano solo sulla carta, con metodi non proprio consoni.
La loro carriera fortunatamente è stata interrotta. Seguendo il piano di abbattimento controllato dell’Ambito Territoriale di Caccia, padre e figlio residenti a Calvisano posizionavano trappole e lacci per catturare volpi e consegnarle alle autorità. Per ogni esemplare consegnato ricevevano una ricompensa pari a 36 euro. A portare al fermo e poi al processo però è stato il loro comportamento, la loro crudeltà nei confronti degli animali e il mancato rispetto della normativa sulle armi. La vicenda è raccontata sulle colonne del quotidiano Bresciaoggi. Padre e figlio sono stati fermati due volte, a Calvisano ed a Gavardo. Dopo aver catturato le volpi con brutali tagliole, le uccidevano a colpi di martello o con lacci intorno al collo, anche nel caso di cuccioli. Inoltre sparavano in aree protette, a speci protette (una trentina di uccelli è stata trovata nel congelatore della loro abitazione). Ma non è finita: uno dei fucili in loro possesso non era mai stato denunciato, come prevede la legge.
Il giudice ha condannato il padre 62enne a nove mesi di reclusione e 3mila euro di multa; al figlio 33enne invece sei mesi di reclusione e 2mila euro di multa. 1.100 euro invece andranno all’Anpana, assieme al rimborso per le spese processuali, le cui guardie venatorie si costituirono parte civile.
(a.c.)
già la soppressione di animali è una cosa indegna, figuriamoci con questi metodi…senza parole!