Differenziata, Toffoli (Fi): no al porta a porta, è superato. Si guardi alla tecnologia Arrow Bio

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Il tema della raccolta differenziata in città verrà dibattuto in Consiglio nel prossimo autunno. Le due strade sulle quali dovrà decidere l’amministrazione sono sostanzialmente due: il porta a porta o il cassonetto a calotta. Sull’argomento è intervenuto  Roberto Toffoli, Responsabile Provinciale Seniores di Forza Italia, che in una nota approfondita, spiega la posizione del partito contraria al porta a porta, definendolo un metodo superato, poco igienico e propone come alternativa la Tecnologia Arrow Bio, un trattamento meccanico-biologico dei rifiuti che consiste in una digestione anaerobica "personalizzata" per l’accettazione in ingresso di RUR (Rifiuti Urbani Residui) non trattati.

 

DI SEGUITO IL COMUNICATO INTEGRALE

Anche se il Comune di Brescia evita di richiamare eccessive attenzioni, si sta affrontando il tema della raccolta differenziata, che verrà dibattuto in Consiglio nel prossimo autunno. I cittadini hanno già dimostrato, nelle interviste, una palese contrarietà alla metodologia del “porta a porta”, perché inutile, costosa, scomoda, poco igienica, e, soprattutto, ampiamente superata. Le frequenti soste dei cittadini dei comuni limitrofi che l’hanno già adottata presso i cassonetti bresciani, per lasciare depositare i rifiuti, indica, più chiaramente di un referendum, che la scelta è diffusamente contestata, e l’aumento di sacchetti abbandonati ai bordi delle strade e lungo i corsi d’acqua conferma che la soluzione non solo è sgradita, ma comporterà ulteriori spese per aumentare la sorveglianza, in una grottesca partita a “guardie e ladri”.

Dicevo che il metodo della raccolta dei rifiuti “porta a porta” è già superato: non solo esiste in Australia, in USA e in Israele un sistema  – Arrow Bio – che dà risultati eccellenti, ma anche il nostro CNR, finanziato con le nostre tasse, ha realizzato un progetto in Sicilia che dà già buoni risultati.

Per chi desidera approfondire, la soluzione ArrowBio è illustrata ampiamente anche sul Web, e qui propongo una sintesi.

 

La Tecnologia Arrow Bio è un trattamento meccanico-biologico dei rifiuti che consiste in una digestione anaerobica "personalizzata" per l’accettazione in ingresso di RUR (Rifiuti Urbani Residui) non trattati. Esistono altri sistemi similari che affronterò prossimamente (ad esempio il sistema THOR realizzato dal nostro CNR in Sicilia). Il vantaggio e l’aspetto positivo di questo processo è che tratta rifiuti indifferenziati, quindi risolvendo la questione a monte. Questo procedimento consente, inoltre, di recuperare gran parte dei materiali riciclabili come i metalli ferrosi e non ferrosi, la plastica (HDPE, PET e pellicola) e il vetro. Permette inoltre di produrre fertilizzanti e biogas, che è una fonte di energia alternativa pulita, utilizzabile per il trasporto o per la produzione di energia elettrica o termica.

 

Mentre, per il trattamento dei rifiuti, le discariche utilizzano la terra e i termovalorizzatori (o inceneritori) il fuoco, il concetto assolutamente innovativo di questo processo, è che utilizza l’acqua. Ci si è posti il quesito: i rifiuti solidi urbani contengono, per loro natura, una grande quantità d’acqua, cosa ne facciamo? Utilizziamola per trattare e separare i rifiuti stessi! Non a caso il primo impianto ArrowBio è stato costruito a Tel Aviv, dove l’acqua è molto preziosa e gli israeliani sanno come ottimizzarne l’uso.

 

Quali sono i vantaggi derivanti dall’utilizzo dell’acqua? Una delle sue più note proprietà è che permette di separare facilmente gli elementi leggeri (che galleggiano) da quelli pesanti (che vanno a fondo). Tenere i rifiuti in acqua consente di ridurre sensibilmente, o tenere sotto controllo, l’emissione di polveri nocive e i cattivi odori. Grazie alla separazione in acqua, la produzione di compost pulito (cioè con meno contaminanti) avviene molto più facilmente e l’acqua è l’elemento base per la produzione di biogas di ottima qualità (con elevato contenuto di metano) mediante digestione anaerobica (cioè con batteri che operano in assenza di ossigeno). Inoltre, visto che i rifiuti hanno un alto contenuto di umidità, quando si è a regime, il sistema non ha più bisogno di prelevare acqua dall’esterno. 

Schematicamente, questo il procedimento. C’è una prima fase di preparazione e separazione idromeccanica dei rifiuti. Il contenuto dei camion viene scaricato in una grande vasca piena d’acqua. Per gravità avviene la prima grande separazione: i materiali inorganici (metalli, vetro e altri inerti) hanno generalmente un peso specifico maggiore dell’acqua e pertanto vanno a fondo. Le plastiche e i materiali organici biodegradabili, invece, tendono a galleggiare o a rimanere in sospensione. I materiali inorganici, pertanto, vengono inviati ad una linea del processo che si occupa dell’ulteriore separazione in materiali ferrosi (quelli che si attaccano ad una calamita), metalli non ferrosi (quelli che vengono separati tramite correnti indotte) e vetro, che è insensibile ai procedimenti per separare i metalli.

 

Le plastiche e i materiali organici biodegradabili vengono a loro volta separati, alcuni per dimensioni, altri manualmente e, quelli molto leggeri come le buste di plastica, mediante separatori ad aria. Tutto il rimanente è composto quasi esclusivamente da materiale organico biodegradabile, pertanto viene triturato, frantumato idraulicamente e filtrato. La terriccio che ne risulta viene immerso nuovamente in acqua per separare ancora una volta le componenti metalliche e vetrose rimanenti (pesanti) da quelle biologiche (leggere).

La soluzione organica acquosa ottenuta (minestrone biologico) viene così inviata a due successivi contenitori che, tramite processi naturali di fermentazione anaerobica (acetogenico e metanogenico) a temperatura ambiente, digeriscono la brodaglia producendo biogas e fango biologico. Il biogas è utilizzato per la produzione di energia elettrica e calore, mentre il fango biologico viene disidratato e venduto come concime.

I flussi in uscita dal trattamento sono quindi i seguenti:

•             metalli ferrosi e non;

•             vetro e inerti;

•             plastiche leggere e pesanti;

•             biogas da destinare a recupero energetico;

•             digestato (materiale organico stabile composto prevalentemente da lignina e cellulosa, ma anche da una varietà di componenti minerali e da una matrice di cellule batteriche morte; possono essere presenti anche alcune materie plastiche. Questo digestato somiglia al compost domestico e può essere utilizzato quale suo succedaneo o per produrre materiale da costruzione derivato da fibre di legno):

•             acque reflue da trattare.

I residui di tutto questo processo ammontano a circa il 20% (dipende dal tipo di rifiuti introdotti), che possono essere inviati a discarica o inceneritore (ma sono inerti e quindi non pericolosi) o ancora verso impianti specializzati, per una ulteriore separazione (ce n’è uno molto buono in Veneto)

 

Insomma come disse Antoine Lavoisier, “Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”.

 

Attualmente è già operante (da 5 anni) l’impianto di Tel Aviv (Israele) da 40.000 t/anno, mentre sono in fase di completamento quelli di Falkirk (Scozia) da 70.000 t, Pachuca (Messico) da 180.000 t e Sidney (Australia) da 90.000 t.

E’ lecito affermare che i vantaggi di questo processo sono innumerevoli.

Prima di tutto, non è necessario differenziare a monte, e tuttavia questo metodo consente di recuperare l’80-90% dei materiali riciclabili (95% dei metalli ferrosi, 85% dei metalli non ferrosi, 85% della plastica, il 90% del vetro).

Produce biogas, essenzialmente metano, utile per ottenere energia elettrica (per alimentare lo stesso impianto, ad esempio) o come carburante pulito per il trasporto pubblico al posto dei carburanti fossili altamente inquinanti.

Non produce cattivi odori, né micro particelle, né diossina, né alcun tipo di elemento inquinante per l’aria, l’acqua e il suolo.

La percentuale di residuo è bassa (< 20%) e ulteriormente riducibile, e comunque è inerte.

Naturalmente ci sono molti altri vantaggi tecnici (come la qualità e la stabilità del metano e del compost prodotti dalla fermentazione anaerobica rispetto a quella aerobica, etc.), che lascio a chi voglia approfondire

I costi rispetto ad altri metodi sono senz’altro inferiori (solo il deposito in discarica è più economico… ma è inutile sottolinearne il differente rapporto costo/efficacia). Del resto, se scozzesi ed ebrei sono stati i primi ad utilizzare questo metodo… ci sarà un motivo!

Per quantificare i costi prendiamo come riferimento l’analisi effettuata dall’Agenzia per l’Ambiente della Gran Bretagna, che per i suoi conti si è basata sull’impianto di Tel Aviv. Per un impianto di tipo ArrowBio da 75.000 t/anno (circa 1/4 dell’esigenza dell’intera provincia di Brescia), il costo dell’impianto è di circa 15 milioni di Euro. Considerando un periodo di ammortamento di 15 anni, ogni tonnellata di rifiuti in ingresso costa circa 40 Euro, ma produce una ricchezza (materiali riciclati + Biogas + fertilizzanti) pari a 25 Euro, cioè in pratica con questo sistema smaltire una tonnellata di rifiuti costa “solo” 15 Euro. Tanto per fare un raffronto, oggi mandare i rifiuti all’inceneritore costa 90 Euro a tonnellata e, per quanto possa essere fatto bene, ci sarà sempre una percentuale di ceneri e microparticelle tossiche prodotte.

Questo è soltanto uno dei possibili sistemi che risolverebbero per sempre il problema dei rifiuti: si potrebbe dire che c’è solo l’imbarazzo della scelta. L’insistere sulla raccolta differenziata, che costa fatiche ai cittadini, risolve il problema solo in parte (in teoria) ma in pratica lo complica con l’aumento degli “evasori”, è prima di tutto un indice di una mentalità non democratica da parte di chi la sostiene, se non, addirittura, sintomo di interessi personali nascosti.

Aggiungo un’altra nota politica: le lobby ambientalista tedesca e internazionale ci fanno già pagare un carissimo prezzo col pretesto dell’ambiente:  basti pensare ai pannelli fotovoltaici, di produzione tedesca, ai sacchetti di plastica pseudo biodegradabile, sempre prodotti in Germania, alla frode delle marmitte catalitiche, anche loro teutoniche per fabbricazione, o addirittura alla scelta imposta di rifiutare il nucleare quando anche il fondatore di Green Space ha affermato che l’effetto serra è in gran parte colpa di chi ha voluto l’uso degli idrocarburi e non del nucleare. L’ambiente va preservato veramente, con soluzioni efficaci: la raccolta differenziata non solo non è efficace, non solo produrrà più sporco con il materiale abbandonato nei luoghi più nascosti, ma si tradurrà nel business, di qualcuno, per l’acquisto di tutto il materiale necessario al porta a porta e con lo spreco di quanto c’è già ed è ancora utile (camion, cassonetti …).

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1 COMMENT

  1. Giusto per sapere: la brillante considerazione "Del resto, se scozzesi ed ebrei sono stati i primi ad utilizzare questo metodo… ci sarà un motivo!" è del "Responsabile Provinciale Seniores di Forza Italia" o è un mal riuscito copia-incolla?

  2. Sarei proprio curioso di sapere la concentrazione di metalli pesanti contenuti nei fanghi rimessi sul mercato tramite i cosiddetti concimi. Io sto con il porta a porta ci vuole talmente poco a farla. Chiaramente nuovi impianti arricchirebbero i soliti noti.

  3. Sarei proprio curioso di sapere la concentrazione di metalli pesanti contenuti nei fanghi rimessi sul mercato tramite i cosiddetti concimi. Io sto con il porta a porta ci vuole talmente poco a farla. Chiaramente nuovi impianti arricchirebbero i soliti noti.

  4. X favore raccolta porta a porta no!!!! Pensate alla maggior parte di persone che vivono in piccoli appartamenti senza balcone .Dove posizionano i bidoni ?? E l'odore con il caldo ?? Ho notato che se x esempio si cucina del pesce gli scarti vanno subito buttati altrimenti in casa si forma un odore tremendo .Potremo pensare di avere anche questi problemi di vita quotidiana??

  5. Se seguiamo il ragionamento geniale di Toffoli, basta chiedere ai genovesi come risparmiano sui rifiuti per avere la soluzione ideale, senza scomodare scozzesi e ebrei.

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