Beccati ad imbrattare un bus due giovani writers sono “condannati” a ripulirlo

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Hanno ripulito seggiolini ed interni di un autobus a dovere. In base al vecchio adagio: “Chi rompe, paga”. O meglio “Chi sporca, pulisce”. Con tanto di insegnamento morale conclusivo: “Se qualcuno sbaglia, ha comunque diritto al riscatto.”

E’ il caso dei giovani “graffitari” che nei mesi scorsi hanno imbrattato gli interni di un autobus e che sono stati costretti a ripulire. La modalità di riparazione del danno è stata proposta da Brescia Trasporti nell’ambito dell’incontro presso l’Ufficio per la mediazione penale minorile di Brescia operante nel distretto della Corte d’Appello di Brescia. La decisione è stata formulata al termine di un incontro-confronto con i rei e la vittima dove si è ricercata una possibile soluzione per favorire modalità di riparazione (simbolica o materiale) delle conseguenze del reato.

Una “sanzione” che ha consentito di ridare decoro al mezzo, pronto per ritornare, efficiente e pulito, in servizio, a disposizione della società di trasporto cittadina e della comunità dei passeggeri del trasporto pubblico e – si legge in una nota di Brescia Mobilità "di rappresentare un esempio per quanti abbiano in animo di ripercorrere le gesta imbrattatrici dei writers con fini per nulla artistici, ma palesemente vandalici e di consentire a Brescia Trasporti di affidarsi ad un metodo efficace per risparmiare sui costi necessari a rimettere a nuovo i mezzi oggetto di graffitari spietati nelle loro azioni imbrattanti armati di vernice, spray e pennarelli".

Il fenomeno vandalico della deturpazione di bus e degli impianti  di terra (pensiline, paline di fermata, porta orari) rappresenta per la società di trasporto un costo piuttosto elevato: sono infatti  circa 130.000 euro all’anno i danni a carico dei mezzi e circa 100.000 euro all’anno per gli impianti di terra, a cui si aggiunge il notevole sforzo  in termini di ore lavorative e impegno di personale per il ripristino delle condizioni preesistenti che non sempre garantisce un risultato ottimale.

I due minori sono stati riconosciuti grazie al sistema di telecamere funzionante da tempo sui veicoli di Brescia Trasporti. Convocati dai vigili e mostrate loro le immagini che li “coglievano” sul fatto, non è rimasto loro che ammettere la colpa e accogliere, in seguito, la proposta di ripulire da cima a fondo l’interno di un autobus. "Un’iniziativa che sia pur non risolutiva del caso, è senza dubbio idonea in una prospettiva educativa – chiude la nota – sia in termini di responsabilizzazione del minore, anche tramite l’incontro con la vittima del reato perpetrato in modo tale da comprendere il significato del proprio comportamento, sia sul piano giuridico che su quello sociale. Oltre a fornire un’attenuante di cui la Procura potrebbe tenere conto una volta chiamata ad esprimere la sentenza. La soluzione adottata ha trovato anche l’apprezzamento del prof. Carlo Alberto Romano vice Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza Università degli Studi di Brescia e componente del comitato Legalità e Sicurezza del Comune di Brescia, che ha fornito un suo commento personale che alleghiamo".

E così si è proceduto all’azione riparatoria nei confronti di Brescia Trasporti nella giornata di ieri, martedì 9 settembre, con i ragazzi intenti nelle opere di pulizia muniti di straccio, acqua e solvente, in una “normale” giornata di lavoro “offerta” all’azienda che cura l’esercizio dei bus cittadini.

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