A Milano una copia dell’aratro più antico al mondo? Questa l’ultima ipotesi

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La decisione verrà presa direttamente da Regione Lombardia, ma il consigliere comunale di Desenzano Antonella Soccini può mettersi il cuore in pace: a Milano non verrà inviato l’arato originale ma una buonissima copia, realizzata per una precedente esposizione. A parlare così è ancora il consigliere leghista di minoranza Rino Polloni, che continua a sostenere con forza l’utilità di esporre durante l’Expo milanese l’aratro più antico del mondo, conservato presso il Museo archeologico Rambotti di Desenzano, da utilizzare come simbolo nella pace nell’esposizione dedicata a "nutrire il pianeta".

La scorsa settimana il caso finì al centro della cronaca non solo locale, con i facili parallelismi tra l’aratro e i Bronzi di Riace (leggi la notizia). Ora si è appreso che il caso finirà in aula a Milano la prossima settimana, con la novità della possibilità di spedire una copia annunciata dallo stesso Polloni, le cui dichiarazioni, rivolte all’assessore, sono riportate stamane sulle colonne di Bresciaoggi: «Forse ignora che già esiste una copia dell’aratro più antico del mondo, già esposta nel gennaio dello scorso anno al Museo Diocesano di Brescia. E che sia l’aratro che la copia sono di proprietà dello Stato, e che la competenza sull’utilizzo dell’immagine dei beni culturali è sottoposta ad autorizzazione della Soprintendenza per i Beni archelogici della Lombardia».

Pronta la replica, sempre riportata su Bresciaoggi, di Antonella Soccini: «Una volta vista la copia, l’originale perde un po’ di attrattiva. Stiamo lavorando verso un’altra direzione, pensando ad una promozione diversa. Potremmo utilizzare delle fotografie, immagini di qualità che possano raccontare l’aratro, e invogliare i visitatori a raggiungerlo per vederlo dal vivo. Le dichiarazioni di Polloni mi sembrano solo provocatorie. È chiaro che so della copia esistente, così come so che l’aratro non è di proprietà del Comune di Desenzano. Ma, come tanti altri reperti, anche l’aratro ci è stato dato in affidamento. Prima di fare qualunque mossa, i primi a dover essere interpellati siamo proprio noi».
(a.c.)

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