(m.t.) Ogni anno sono cento i nuovi pazienti che accedono ai servizi del Centro clinico cocainomani di Brescia. Il centro è una struttura dell’Asl dedicata alla cura dei dipendenti dalla cocaina socialmente inseriti, primo in Italia per il target a cui si riferisce: persone che non hanno difficoltà legate all’ambito lavorativo, abitativo e legale. I dati relativi ai pazienti trattati sono stati presentanti questa mattina all’Asl di Brescia.
Alla conferenza stampa erano presenti per l’azienda sanitaria: Carmelo Scarcella, direttore generale, Mariagrazia Fasoli, direttore Dipartimento dipendenze, Antonia Cinquegrana responsabile Centro clinico cocainomani. Inoltre hanno portato la loro testimonianza Daniele Intraina, direttore generale Fondazione Ingrado di Lugano – con cui l’Asl si Brescia ha collaborato – e Lorenzo Pezzoli psicologo e psicoterapeuta.
Dal 2010 il centro ha seguito 470 soggetti, mentre sono cento i nuovi cocainomani che ogni anno accedono al servizio dedicato. L’84 % è costituito da maschi, il 47% ha un’età compresa tra i 30 e i 38 anni e il 42% ha conseguito il diploma. Solo il 3,6% è disoccupato e quasi la metà dei pazienti, il 49,5%, sono professionisti e imprenditori. Il restante è costituito da operai e artigiani.
Cinquegrana ha sottolineato come il centro risponda alle necessità di quella fascia di popolazione che spesso è riluttante ad avvicinarsi ai servizi tradizionali per la paura di essere identificati e di entrare in contatto con soggetti disagiati. Pezzoli ha quindi evidenziati come, da anni, l’uso della cocaina sia legato al modello che la società impone: uomini sempre all’altezza della situazione e delle aspettative. “Il vero messaggio da trasmettere”, ha aggiunto, “è quello che chiedere aiuto non deve essere intrepretato come un elemento di fragilità, ma di forza”.