(a.m.) Due corpi che danzano e lo fanno, lasciando che siano istinto e passione i veri motori. Un palco spoglio, due artiste al centro, in successione, per un doppio appuntamento con la danza contemporanea. Ieri, giovedì 30 ottobre, al Teatro Grande due donne, due artiste hanno dialogato con loro stesse e con il pubblico usando cuore, mente e muscoli, in performance esistenziali che parlavano di emozioni.
Ad aprire lo spettacolo Francesca Foscarini con Gut Gift della coreografa Yasmeen Godder. Un rapporto istintuale col palco, al tempo di una melodia che alterna la noise alla classica. Piedi, gambe, tonfi con le mani, espressioni facciali forzate, la Foscarini interpreta la fisicità animale in modo primitivo e viscerale, in una successione di giochi corporei e psichici. Mezz’ora di mai sopite emozioni femminili interpretate magistralmente: ogni movimento un sospiro, una tensione, uno sciogliersi in snodate forme, mentre lo sguardo perso cercava furtivi orizzonti.
A seguito la musica è diventata protagonista con il secondo spettacolo in cartellone: a calcare la scena la 30enne Petra Hrašćanec, che in abbigliamento maschile e pettinatura anni ’80, si scatena sulle note di Love will tear us apart, della regia di Saša Boić. Parla col pubblico Petra e spiega ogni singolo brano, cadenzato da ritmi differenti: dedica ogni performance, e raggiunge il culmine in un "ballo da sola" che dedica a se stessa sulla voce baritonale di Matt Berninger dei National. Danza arrabbiata, ironica, impertinente, tra tinte fosche e suoni ludici, mentre nell’aria sono frugali le note di “Poses” di Rufus Wainwright, elettroniche quelle dei Tuxedomoon, catartiche le finali folk-pop di Belle and Sebastian. Tra balzi e volteggi Petra si prende pause, abbraccia le sonorità schioccando le dita, alterna armonia a erotiche gesta. Un amore per la danza come se fosse in una stanza, allo specchio, in uno spettacolo che sembra un’eterna prova, per raggiungere il movimento giusto sulla nota perfetta.