E’ stato chiuso un laboratorio cinese in via Fratelli Bonardi, zona via Milano. Su segnalazione giunta alla Questura gli agenti della squadra mobile e il personale dell’Asl hanno provveduto a controllare l’immobile, per verificare le condizioni di lavoro al suo interno e l’eventuale presenza di eventuali cittadini irregolari.
Il controllo è iniziato alle ore 20.00 circa: gli agenti hanno trovato all’interno dello stabile, dove c’era anche la titolare 45enne, 43 postazioni di lavoro per la cucitura e stiratura di capi di abbigliamento e 19 dipendenti, tutti di nazionalità cinese. Al termine dei controlli gli agenti hanno riscontrato la presenza di tre cittadini sprovvisti di permesso di soggiorno e di cinque sprovvisti di regolarizzazione contrattuale e retributiva. Inoltre nel locale erano anche allestiti cinque letti di fortuna e una cucina. Il oersonale ASL ha contestato violazioni alla normativa antinfortunistica, la non sicurezza del luogo di lavoro e l’assoluta mancanza di igiene. Quindi è stata disposta l’immediata sospensione dell’attività lavorativa e la titolare F.Y., è stata indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Tre cittadini stranieri sono stati inoltre indagati per irregolarità sul territorio.
Ma, com'è finita ? Qualcuno potrebbe spiegare quel è stato l'epilogo di questa operazione ? Irregolari, regolari ma senza contratto, norme igieniche…(ma esistono delle norme ? Igieniche o di altro tipo ?), laboratorio chiuso e………IL RISULTATO, vorrei conoscere IL RISULTATO. GRAZIEEEEEEEEEE !!!!
Beh, almeno sotto il profilo del lavoro nero l’integrazione culturale evidentemente c’è stata: 1 su 4 lavorava del tutto o parzialmente in nero, praticamente come in buona parte degli esercizi pubblici, delle imprese edili e delle fabbrichette. Se poi consideriamo tutto il lavoro dipendente abilmente mascherato da partite iva, collaborazioni, contratti a progetto, apprendistato fasullo e partecipazione a società cooperative, magari scopriamo che questo laboratorio era un esempio di correttezza…