E’ un momento delicato per le
imprese bresciane. Nonostante il buon avvio del primo semestre (più
3,16 per cento), a novembre c’è stato un calo della produzione dello
0,5. Chiudiamo l’anno con un incremento del 2 per cento. Ma purtroppo
per il 2015 non siamo molto ottimisti: l’aumento sarà più
contenuto. Il vero rilancio lo aspettiamo dal 2016. A dirlo è
stato stamane, nel corso di una conferenza stampa, il presidente di
Aib Marco Bonometti.
Bonometti, in particolare, ha
evidenziato il buon andamento dell’export: nei primi nove mesi del
2014 l’aumento sull’anno precedente è stato del 3,8 per cento (la
previsione per fine anno è più 3 per cento), una crescita guidata
dal settore manifatturiero. Determinante il ruolo della Germania (2
miliardi nel solo settembre, con una crescita del 3,3 sul 2013), che
rappresenta un quinto del totale delle esportazioni bresciane. Mentre
per quanto riguarda i Paesi legati alla Russia, la Leonessa ha retto
meglio del contesto nazionale (meno 0,5 per cento).
Infine, il presidente degli industriali
è tornato sulla questione della cancellazione dell’Imu sugli
impianti, sottolineando che l’emendamento approvato non chiarisce
del tutto la questione perché lascia troppa discrezionalità ai
Comuni. Quindi ha sollecitato tutti a impegnarsi per non
vanificare il momento favorevole (tra svalutazione dell’euro e
calo del petrolio) e invitato i politici bresciani a fare la loro
parte come alcuni, anche ministri, che in passato hanno fatto cose
egregie per la Leonessa.
A margine della conferenza, il
vicepresidente e acciaiere Giuseppe Pasini è tornato invece sulla
questione Piombino per ribadire che chi parla di un’occasione
persa per Brescia e di miopia del settore acciai è un ingrato.
Chi nel governo ha sostenuto la soluzione algerina, ha
sottolineato, ha agito nel nome della tutela dell’occupazione:
forse avrei fatto lo stesso nei loro panni. Ma ribadisco che non
abbiamo perso alcuna occasione: a fronte del nostro interesse,
Provincia e Regione hanno insistito perché continuasse a lavorare
l’altoforno, ormai obsoleto e inutilizzabile. Inoltre vorrei
evidenziare che in questi anni, gli acciaieri italiani hanno fatto
investimenti importanti come quello con il Governo (da 400 milioni)
per l’interconnessione energetica con la Francia. Tornando a
Piombino, comunque, ha concluso Pasini, ritengo fondate le
nostre preoccupazioni per il fatto che gli algerini vogliano attivare
due forni elettrici con una produzione che rischia di squilibrare il
mercato: ne basterebbe uno.
Se tutti gli imprenditori avessero il coraggio di questo saremmo la Silicon Valley
CHI VIVE ASPETTANDO…