Al via i saldi, poi ci sarà l’Expo: commercianti fiduciosi

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Sono attesi con le stesse grandi aspettative sia dai clienti che dai commercianti: oggi a Brescia, come nel resto della Lombardia e in altre 18 regioni (solo Campania e Basilicata sono partite in anticipo, ieri) iniziano i saldi invernali.

Dopo un mese di dicembre tuttosommato discreto, a detta degli stessi commercianti, o se non altro in linea con quello del 2013, i saldi al via oggi potrebbero dare una mano al settore che pone grandi speranza anche dall’apertura di Expo in primavera. Come ogni anno i primi 10-14 giorni saranno quelli nei quali si giocherà la vera partita, perciò domani tutti i negozi saranno aperti. 

Sull’avvio dei saldi è intervenuto Antonio Massoletti, saggio della Loggia, sulle colonne di Bresciaoggi: «Il fondo è stato toccato, possiamo parlare di due anni di stabilità. Non ci lamentiamo perché ci siamo abituati a convivere con la crisi, abbiamo rivisto i metodi di approvvigionamento, cercando meno carico e facendo riferimento ad aziende che garantiscono, ove necessario, il rifornimento. Non tutte lo fanno, ma anche loro devono adeguarsi alla fine. Il tema delle vendite a minor prezzo delle due stagioni va rivisto: siamo di fronte a una deregulation nei fatti, soprattutto da parte delle catene, nessuno rispetta più le norme che, richieste dalla piccola distribuzione, ora si ritorcono contro e penalizzano chi le regole le osserva. Offerte, promozioni, svuoto per chiusura, abbasso perché comincio, l’online outlet continuo, i ribassi si vedono lungo l’intero anno e l’occasione perde smalto.
Forse una liberalizzazione totale permetterebbe a ciascuno di giocare le sue chances, sarà il mercato a decidere».
(red.)

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1 COMMENT

  1. I saldi sono solo un' illusione! La gente oggi compra solo se ne ha bisogno indipendentemente dalla convenienza. Pubblicizzare sconti alti e' solo illudere, prendere in giro e farsi del danno come commercianti se sono reali.

  2. Ma quali saldi? I dati confermano che in Italia c’è un’enorme "area di disagio": ai 3 milioni di persone disoccupate, bisogna sommare anzitutto i contratti di lavoro a tempo determinato, sia quelli part time (677mila persone) sia quelli a orario pieno (1,74 milioni); vanno poi considerati i lavoratori autonomi part time (813mila), i collaboratori (375mila) e i contratti a tempo indeterminato part time (2,5 milioni). Questo gruppo di persone occupate, ma con prospettive incerte circa la stabilità dell’impiego o con retribuzioni contenute, ammonta complessivamente a 6,2 milioni di unità. Il totale dell’area di disagio sociale, calcolata dal Centro studi di Unimpresa sulla base dei dati Istat, oggi comprende dunque 9,21 milioni di persone. Oltretutto, non è che chi oggi, invece, ha un’occupazione stabile e ad orario pieno possa stare troppo tranquillo, specie dopo gli ultimi provvedimenti a partire dal Jobs act. Se consideriamo anche la platea delle partite iva, degli artigiani e dei piccoli commercianti già strozzati da fisco e previdenza e recentissimamente ulteriormente colpiti, non si capisce proprio la "fiducia" dei commercianti. Certo, anche a loro andrebbe chiesto in quali condizioni tengono i loro eventuali dipendenti…

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