Dieci persone raggiunte da ordinanza di custodia cautelare, sette sono già in carcere, una agli arresti domiciliari: questi i risultati dell’indagine chiamata "Blackmail", partita addirittura nell’ottobre 2013, condotta dai Carabinieri del Comando provinciale di Bergamo, che hanno lavorato assieme ai colleghi di Lucca e Palermo e con gli agenti del Ros di Brescia.
Tutto è nato dalla denuncia, nel 2013, fatta dal titolare di un’impresa edile fallita a Darfo Boario Terme. L’uomo si rivolse ai carabinieri perché minacciato da Antonino Scopelliti, calabrese di 65 anni, e dal suo genero siciliano 51enne, Biagio Proietto. I due, da anni residenti a Capriolo, sembrerebbe che stessero lavorando per conto di mandanti, e le indagini condotte in questo lungo periodo hanno appurato che è così. Nei guai sono finiti un imprenditore 65enne di Costa Volpino, un 75enne di Lido di Camaiore e altri affiliati.
Tra le accuse ai danni degli arrestati l’usura: nella rete della banda sarebbero finiti diversi bresciani ai quali venivano prestati anche 100mila euro con tasso di interesse annuo del 100%. Tra gli episodi incriminati anche tentativi di estorsione (con lettere minatorie contenenti un proiettile) e sopralluoghi di finti agenti di finanza che chiedevano mazzette da 50mila euro. I due "bresciani" arrestati pare facessero leva sulla loro provenienza per lasciare intendere alle vittime di agire per conto delle organizzazioni criminali più comuni, mafia e ‘ndrangheta.
(red.)