Rossi: puntare sulla cultura come motore del turismo

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Puntare sulla cultura e farne il motore del turismo: Paolo Rossi, presidente di Federalberghi Lombardia ne è convinto. La sua è una visione ottimistica verso il futuro, verso l’Expo: ma bisogna saper cogliere le sfide e farsi trovare preparati.

Le ultime notizie del dollaro che si rivaluta sull’Euro crede avranno un impatto positivo anche sul turismo bresciano?

Il sentiment del momento è estremamente positivo a livello generale. Sulla questione del dollaro diciamo che Brescia e il Garda non hanno mai investito in modo sistematico sul mercato americano e quindi non credo ci saranno grandi cambiamenti, mentre invece saranno palpabili sul mercato svizzero. In generale va detta però una cosa: dal 2008 il turismo bresciano, come dato complessivo, non ha mai visto il segno meno. Diverso se invece si analizza situazione per situazione…

In che senso?

Sa, io dico sempre che Brescia è la provincia dai 101 turismi: ha tutto tranne il mare, ben compensato però dai laghi. Ma se analizziamo solo il turismo in città la situazione è preoccupante: non solo abbiamo i prezzi più bassi d’Italia, ma anche il minor numero di camere occupate.

Nemmeno dopo il rilancio con Unesco del complesso Santa Giulia?

E’ che qui si è fatto tutto a spot: anche se oggi vedo una amministrazione più attenta e lungimirante, non si è ancora capito che è la cultura il vero motore trainante del turismo. E’ abbastanza avvilente vedere che il centro di Brescia è sempre vuoto e non solo per mancanza di turisti, ma anche di cittadini che si godono la loro città. E se il centro è vuoto anche le attività ne soffrono e chiudono. 

Sui giornali si è discusso a lungo sul fatto se Brescia e la sua provincia possano godere di un vero e significativo flusso turistico interessato all’arte o se le leve del turismo nella Leonessa siano destinate a rimanere altre, come la natura (Garda in particolare) e gli affari…

Brescia in questo momento non è una città di cultura. Ed è un peccato perché ci sono delle cose straordinarie che nemmeno i bresciani conoscono. Il punto è dare vita ad un progetto su Brescia di lungo respiro come hanno fatto a Bilbao che è una città molto simile alla nostra. Nel momento in cui la siderurgia è crollata, la comunità di Bilbao, che viveva di quello, ha deciso di riconvertire tutte le zone industriali e dare vita al Guggenheim. Da lì l’area si è completamente ridisegnata, sono cresciute le attività turistiche, la cucina basca si è diffusa e ora Bilbao è una città di respiro internazionale con turisti che arrivano da tutto il mondo. Noi abbiamo il Santa Giulia, un capolavoro che andrebbe messo come fulcro cittadino.

Argomento Expo, lei ritiene sia un’occasione colta per Brescia oppure tutto si fermerà a Milano? Brescia è una fucina di eccellenze e per il tema di Expo, che è “nutrire il pianeta”, il suo ruolo sarà fondamentale e non solo per il Franciacorta che sarà il vino ufficiale. Essenziale che Expo sia solo il trampolino: la vera sfida comincerà il 1 novembre.

Quanto è importante, per il turismo, investire in infrastrutture?

Fondamentale. Ormai per Expo siamo in ritardo, ma bisogna agire in fretta, visto che, come ho detto, il vero obiettivo è il dopo Expo.

Anche la Tav?

Si, la Tav va fatta. Non possiamo perdere questa occasione. Ma va fatta bene, nel rispetto della natura e del territorio.

 

Molti sostengono che l’Italia potrebbe vivere anche solo di turismo: lei è d’accordo?

Tutti si riempiono la bocca di “turismo” durante le elezioni… poi se ne dimenticano e intanto Pompei si sbriciola. Sì, l’Italia potrebbe vivere benissimo di solo turismo, perché il turismo può solo crescere. E se cresce porta con sè un indotto del quale beneficiano i territori – e non solo gli operatori -, il commercio, le imprese culturali. Senza contare quanti posti di lavoro genererebbe. Ma dalle parole servono i fatti.  

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