Non solo dono, ma anche prevenzione e formazione. Una sorta di do ut des che l’Avis di Brescia porta avanti con serietà e impegno da 80 anni, prima con la nascita della sede capoluogo, poi trentanni più tardi con la creazione dell’Avis Provinciale “che oggi coordina le 101 sezioni presenti sul territorio bresciano – spiega il presidente Gianpietro Briola -. oltre a creare progetti di formazione nelle scuole e negli ambienti sportivi e ad occuparsi della raccolta del sangue”.
Ad oggi il numero dei donatori bresciani si attesta intorno ai 33mila, per la maggior parte (circa il 60 per cento) uomini tra i 35 e i 45 anni d’età, per un totale nel 2014 di 63mila donazioni di sangue, a cui si aggiungono circa 3500 volontari che a vario titolo prestano il proprio servizio all’interno dell’associazione. Numeri importanti, ma mai sufficienti. Obiettivo principale dell’associazione resta infatti quello di “aumentare le donazioni e di ampliare il numero dei donatori, coinvolgendo maggiormente i giovani e gli sportivi – fa sapere Briola – ma anche stimolare coloro che sono già donatori a non perdere nessuna occasione (quattro donazioni di sangue all’anno per gli uomini e due per le donne in età fertile a cui si possono aggiungere le donazioni mensili di plasma e piastinoaferesi) di dono”. Tra i gruppi sanguigni più richiesti 0 e A, negativi o positivi, che riguardano il maggior numero della popolazione.
Tra le attività dell’associazione una parte importante è dedicata alla formazione. Da tre anni infatti l’Avis Provinciale Brescia collabora con l’Osservatorio sul Volontariato di Università Cattolica del Sacro Cuore e con l’Ufficio Scolastico Provinciale al progetto “Piacere: Avis. E tu?” che costruisce percorsi didattici personalizzati negli istituti superiori in relazione agli obiettivi formativi di cittadinanza attiva e di promozione della solidarietà sulla donazione del sangue. A questi si aggiungono obiettivi più specifici che vanno dal riconoscere le esperienze di solidarietà proprie e dei compagni e concettualizzarle all’aumentare le conoscenze sulle realtà associative presenti sul territorio, ma anche riconoscere la diversità degli stili di vita e valutare le conseguenze di ciascuno e comprendere quanto lo stile di vita sia importante per star bene. I ragazzi sembrano aver risposto in modo entusiastico alle due ore di lezione trascorse con i volontari di Avis, tanto che su un totale di 7mila studenti coinvolti il 99,5% ha valutato “interessante” o “molto interessante” l’incontro con Avis e di questi il 66,4% ha dichiarato che “farà qualcosa”.
“Se da un lato vogliamo educare al dono le nuove generazioni, con progetti lungimiranti che partono già dalle classi elementari e arrivano fino alle superiori (per donare bisogna aver compiuto 18 anni d’età e pesare almeno 50 chilogrammi), dall’altra ci auguriamo di entrare anche nelle famiglie di questi futuri donatori e di fare da stimolo al dono”. Per diventare donatori però serve innanzitutto “essere convinti e responsabili del gesto che si sta compiendo e adottare, e in qualche caso adattare, uno stile di vita compatibile con il dono, specie per quanto riguarda le malattie sessualmente trasmissibili – sottolinea il presidente provinciale di Avis – ma anche avere a propria disposizione controlli sanitari periodici e costanti in grado di prevenire l’insorgere di eventuali malattie”.
Oltre all’impegno nella promozione delle donazioni e nella ricerca di nuovi donatori, Avis nel 2015 sta giocando una partita impegnativa, tanto a livello economico che organizzativo. E’ in corso infatti la nuova riorganizzazione dei centri di raccolta sangue, che passano dagli attuali 45 a 18, “cosa che creerà qualche disagio a chi dovrà spostarsi per fare la propria donazione”.
Si tratta di una grande sfida per l’Avis provinciale di Brescia, che riguarderà sia l’accoglienza che l’informatizzazione e il collegamento costante con il data base degli Spedali Civili di Brescia, “nell’ottica di offrire non solo un servizio più ordinato e schedato, ma anche una maggior sicurezza per donatori e riceventi”, sostiene il presidente Briola. Con questa riorganizzazione l’Avis esce di fatto dalla fase pioneristica del bisogno per entrare in una nuova fase nella quale “il bisogno viene soddisfatto in modo sicuro e il prodotto è garantito da alti standard di sicurezza”. Un impegno che però non è costato solo lavoro e fatica, ma anche un milione di euro. Da qui l’appello del presidente Briola rivolto “a tutti coloro che possono e vogliono aiutarci a recuperare parte dell’investimento”.
RIORGANIZZAZIONE SEDI DI RACCOLTA SANGUE INTERO
AVIS PROVINCIALE BRESCIA
UNITA’ DI RACCOLTA DI BRESCIA
Bagnolo Mella
Borgosatollo
Botticino
Brescia
Capriano
Castelmella
Castenedolo
Ghedi
Molinetto
Poncarale
Rezzato
Roncadelle
Torbole C.
Bedizzole
Calcinato
Nuvolera
Pavone M.
UNITA’ DI RACCOLTA ESTERNE
ADRO
Adro
Capriolo
Cologne
BAGOLINO
Bagolino
Condino
Storo-Bondone
BARGHE
Agnosine
Odolo
Sabbio Chiese
Vestone
Vobarno
BERLINGO
Berlingo
CALVISANO
Calvisano
Isorella
Remedello
Visano
Carpenedolo
NAVE
Nave
CROCE ROSSA DI PALAZZOLO
Palazzolo s/Oglio
QUINZANO d/Oglio
Quinzano d/Oglio
Orzinuovi
RODENGO SAIANO (SEDE IN ALLESTIMENTO)
Castegnato
Cazzago San Martino
Cellatica
Gussago
Marone
Ome-Monticelli
Paderno F.C.
Passirano
Rodengo Saiano
TRAVAGLIATO
Travagliato
Lograto
Ospitaletto
Trenzano
Orzivecchi
URAGO d/Oglio
Urago d/Oglio
Pontoglio
Roccafranca
SEDI UBICATE PRESSO OSPEDALI
OSPEDALE DI DESENZANO D/GARDA
Lonato
Valtenesi
OSPEDALE DI ISEO
Iseo
OSPEDALE DI GARDONE V.T.
Bovegno
Brozzo
Gardone V.T.
Lavone
Lodrino
Pezzaze
Polaveno
Sarezzo
Tavernole
Villa Carcina
Lumezzane
OSPEDALE DI LENO
Fiesse
Gambara
Gottolengo
Leno
Pralboino
OSPEDALE DI MANERBIO
Barbariga
Corticelle
Manerbio
Offlaga
San Paolo
Verolavecchia
OSPEDALE DI MONTICHIARI
Montichiari
Intanto, per stimolare le donazioni, sarebbe opportuno operare a livello politico per togliere la norma della legge Fornero per cui il giorno della donazione deve poi essere recuperato ai fini pensionistici.
E poi, la micragnosità del AVIS all’ospedale di Desenzano, dove, al momento della colazione dopo la donazione, se si tocca una seconda brioche si viene aspramento redarguiti, e si è costretti ad andare al bar se si ha ancora fame.
Insomma, donare sì, ma se poi si viene trattati a pesci in faccia, passa un po’ la voglia.
Rispondo all’Avis Provinciale Brescia, che dice "Gentile sig. Geeno, la norma di legge alla quale lei si riferisce è stata modificata da tempo. Con un emendamento approvato in Senato il 29 ottobre scorso."
E’ vero, ma alla Camera questa modifica non è mai passata, quindi la norma è ancora in vigore, o sbaglio?