Massetti (Confartigianato) ottimista: economia, qualcosa si muove

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“Il contesto esterno presenta molti lati positivi, ed è un bene che si manifestino contemporaneamente” e anche sul fronte interno “qualcosa si muove”. A dirlo è il presidente di Confartigianato Eugenio Massetti, che in un’intervista si dice ottimista sulla ripartenza dell’economia, ma sottolinea alcune sfide: edilizia, credito alle imprese e grandi opere.

 

La ripresa sta arrivando veramente o è soltanto una speranza per ora?

Abbiamo smesso di cadere. I dati congiunturali dell’ultimo trimestre del 2014 dell’artigianato manifatturiero bresciano, confermano una crescita positiva rispetto al trimestre precedente, con la produzione che aumenta negli ultimi tre mesi 2014 dello 0,52% e, rispetto o allo stesso trimestre dello anno 2013, del 2,25%. Positivi i risultati del settore siderurgico, dell’abbigliamento, delle gomma plastica, del tessile e della meccanica. Inoltre, con la decontribuzione contenuta nella legge di stabilità del 2015, che fornisce uno sconto sui contributi previdenziali dei lavoratori per le assunzioni a tempo indeterminato nei primi tre anni, i piccoli tornano ad assumere. Un recente sondaggio svolto tra gli imprenditori di Confartigianato dice che il 12,1% ha già assunto nei primi due mesi dell’anno e il 19,9% ha intenzione di fare nuove assunzioni entro fine 2015. Tra queste, circa la metà a tempo indeterminato: e in questa decisione giocano un ruolo importante proprio gli incentivi riservati alle imprese che assumono. Numeri che raccontano non solo dell’efficacia della politica di incentivazione nell’aiutare un processo di trasformazione verso la stabilizzazione del lavoro, con quel 45% di contratti che altrimenti non sarebbero stati a tempo indeterminato.

Il prezzo del petrolio crolla, il Dollaro si rivaluta sull’Euro favorendo l’export e dalla Bce arriva una pioggia di miliardi sulle economie nazionali. Quale di questi elementi, secondo lei, avrà ricadute più forti sul territorio bresciano?

Dall’euro ai minimi, al petrolio dimezzato, alla politica espansiva della Bce al cammino delle riforme – che avanzano controvento, ma avanzano: tutti questi elementi insieme stanno componendo uno scenario favorevole. Siamo ancora lontani dal recuperare i livelli precrisi, ma i fattori appena menzionati ci portano su un cammino che si è fatto più largo. Un ragionamento analogo si può fare per il costo dell’energia, un’altra palla al piede dell’economia e delle imprese italiane in fatto di competitività: il crollo del prezzo del petrolio dà un ulteriore vantaggio all’Italia, paese fortemente dipendente dalle importazioni di petrolio. Insomma, il contesto esterno presenta molti lati positivi, ed è un bene che si manifestino contemporaneamente. Sul fronte interno ci sono gli indici di fiducia delle imprese: anche qui qualcosa si muove.

Una delle questioni principali, per gli artigiani, è quella dell’accesso al credito. Crede che dal quantitative easing europeo arriveranno benefici veri per il settore?

L’espansione quantitativa della moneta (Qe) – in una politica già adottata con risultati positivi dalle banche centrali degli Stati Uniti e del Giappone e ora avviati dalla Bce schiaccia verso il basso i tassi di interesse ed è un vantaggio per chi ha più debito come l’Italia. Altra cosa è l’accesso al credito. Se parliamo di “piccoli”, continua, purtroppo, la stretta creditizia. Una buona spinta per le imprese è arrivata anche dalla Sabatini bis sulle macchine utensili, ma erano fondi ad esaurimento. Negli ultimi tre anni a livello nazionale il credito alle imprese è diminuito di ben 97 miliardi. Temo che il meccanismo della Bce non sblocchi questo meccanismo ingessato. Il problema non è la liquidità, che c’è in abbondanza, ma le regole che sottendono alla concessione dei prestiti. È necessario riattivare un circuito virtuoso del credito e della crescita.

L’export da solo non basta, soprattutto per i piccoli. Il vero nodo, comunque, rimane la ripartenza del mercato interno e su questo i segnali non sono ancora abbastanza positivi. Quali iniziative si aspetta dal governo su questo fronte? Su cosa bisogna puntare?

L’export va, ma non basta e la politica deve fare di più. A Brescia, l’export segna un + 2,4% rispetto allo stesso periodo di un anno prima (III° trim. 2013) con le piccole imprese, in particolare nel mercato dell’Ue a 28, che hanno una rilevanza del 66,4%. Una conferma che gli artigiani e i piccoli imprenditori sono protagonisti della qualità manifatturiera Made in Italy, valore sempre più apprezzato nel mondo. Sono convinti che la strada della riduzione fiscale sia l’intervento più rilevante per aiutare il rilancio delle nostre imprese, una strada che ci auguriamo continui ad essere percorsa nel prossimo futuro.

L’edilizia in questo quadro che ruolo gioca?

L’edilizia gioca un ruolo importante, lo ha sempre giocato, visto che rappresenta il 50% del comparto artigiano. Purtroppo è stato il settore più colpito dalla crisi, ma non solo. Tra Ici, imu, Tasi, Tri e imposte locali, l’edilizia è stata tartassata. Una mazzata fiscale che non ha risparmiato negozi e capannoni. Senza edilizia e senza infrastrutture è difficile che l’economia possa riprendersi con un buon passo. È necessario far sì che le imprese edili investano sulla qualità e si aprano alle nuove tendenze del mercato come le costruzioni eco-sostenibili, il risparmio energetico, la bio-edilizia e le ristrutturazioni che rappresentano oggi un terzo del mercato del settore. Partendo anche da qui, si possono creare i presupposti per il rilancio dell’edilizia, comparto che è uno dei fondamenti dell’economia italiana, e bresciana in particolare, e che ha accusato in maniera gravissima gli effetti della crisi.

Quanto è importante oggi investire in infrastrutture per Brescia? Autostrada della Valtrompia, tav, aeroporto, banda larga… Su quale di queste opere oggi, secondo lei, bisogna puntare con maggiore decisione per sostenere la ripresa?

Tav, Aeroporto, Autostrada della Valtrompia e banda larga sono tutte priorità per lo sviluppo e imprescindibili per lo sviluppo economico. In particolare, ho sempre creduto nella sostenibilità dell’aeroporto di Montichiari. La posizione strategica della fermata Tav, la presenza dello scalo aeroportuale, raggiungibile direttamente dalla stazione, il collegamento con l’arteria autostradale Milano-Venezia e la Brebemi faranno di Montichiari un moderno polo intermodale che può, se c’è la volontà politica, ritornare ad essere protagonista e capace di guidare un processo di cambiamento che avrà effetti positivi in termini di lavoro e attrattività per l’intera provincia di Brescia.

Expo. Si aspetta reali benefici per l’economia bresciana e per i suoi associati. O teme che Milano fagociterà tutto?

Expo rappresenta una grande opportunità: molte imprese artigiane bresciane sono presenti come subfornitori nei cantieri. Dagli idraulici, alle imprese installatrici di impianti solari, nelle rifiniture, così come nel supporto alla realizzazione dell’albero della vita. Nei mesi dell’esposizione si succederanno manutentori e installatori, arredatori e tecnici che presteranno servizi. È inevitabile che Milano la faccia da padrone, ma centrale sarà la leva del turismo e in questo caso della Regione che possa fungere da serbatoio per il futuro, di idee e promozione sul territorio sul quale Brescia si inserirà. Non dimentichiamoci che in questo comparto economico, ruolo importante e non secondario ce l’hanno proprio le migliaia di imprese artigiane che lavorano a supporto del commercio e del turismo. Non a caso, a livello regionale Confartigianato è inserita nel tavolo di lavoro del turismo. Le potenzialità Brescia ce le ha tutte e sfrutterà al meglio l’immagine trainante di Expo.

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