Espropri per la Corda molle: il Tar chiede un indennizzo tre volte superiore

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Otto anni. Da tanto i 438 agricoltori con terreni lungo la Corda molle tra Castenedolo e Ospitaletto attendono che il loro sacrosanto diritto di essere risarciti per un esproprio venga riconosciuto. Dopo proteste pacate, blocchi stradali e passaggi in tv, anche su Striscia la notizia (leggi la notizia), la spinta decisiva alla risoluzione del problema potrebbe arrivare dal Tar. La novità infatti è che il Tribunale amministrativo, al quale si è rivolta un’azienda agricola, ha imposto a Ministero delle Infrastrutture, Anas e Autostrade Centro Padane di pagare un indennizzo tre volte superiore a quanto stabilito otto anni fa, e di farlo in tempi rapidi. 

Il ricorso al Tar che ha ottenuto risposta favorevole è stato fatto in maniera autonoma da un’azienda, ma presto potrebbe verificarsi un effetto a catena per tutti gli espropriati. Un commento che spiega la natura del pronunciamento del Tar è quello di Enzo Barilà, legale di Coldiretti che insieme a Gianfranco Zanetti ha assistito l’imprenditore ricorrente, ed è riportato stamane sulle colonne di Bresciaoggi: "La Corda Molle è stata costruita per diversi chilometri in trincea asportando dai fondi 4,5 milioni di tonnellate di ghiaia, riutilizzata poi per costruire l´opera, senza però espropriare gli interessati. Ai proprietari è stato sottratto materiale che vale più del triplo del valore agricolo dei terreni, ma fino ad oggi il Ministero ha proposto solo il riconoscimento di indennizzi calcolati molti anni prima da Centro Padane, facendo riferimento a norme oggi dichiarate incostituzionali. Il regime degli espropri, all´epoca, consentiva di prendere la ghiaia pagando il valore agricolo. Ma la sentenza è stata dichiarata incostituzionale nel 2011. E tra il valore del semplice terreno e quello della ghiaia, c´è una bella differenza". 

Altri fattori riconosciuti dal Tar come meritevoli di indennizzo, e mai considerati fino ad ora, sono poi quelli dei danni per l’irrigabilità dei terreni e per le subentrate difficoltà nella coltivazione di fondi, sia perché il terreno smosso non è più redditizio come prima sia perché le aziende sono state letteralmente tagliate in due, rendendo più scomodo per gli agricoltori raggiungere i terreni. Insomma: gli agricoltori tornano a sperare in una veloce svolta nella loro odissea.
(red.)

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