La preoccupazione, evidente, è stata quella di non creare disagi a studenti e famiglie, ma lo sciopero della prima ora di lavoro degli insegnati impegnati negli scrutini è comunque riuscito a tenere viva l’attenzione sulla mobilitazione della scuola. Con la chiusura dell’anno scolastico e delle attività di valutazione e di programmazione, sindacati e lavoratori della scuola rischiano infatti di non averne più strumenti per impedire che cali il silenzio sul disegno di legge in discussione al Senato. In più di un caso i dirigenti scolastici hanno tentato di far rientrare l’agitazione minacciando la convocazione degli scrutini di domenica, ottenendo per tutta risposta un allargamento delle adesioni.
Il blocco totale si è verificato all’Einaudi di Chiari e al liceo De Andrè in città. Sempre a Brescia: al Leonardo sono stati 16 i docenti che hanno bloccato gli scrutini; al Copernico ferme le attività in 11 classi su 21. Scrutini bloccati anche per 9 classi al Liceo Fermi di Salò, per 4 classi all’Abba Ballini di Brescia e al Capirola di Leno. All’Istituto comprensivo Est 1 e 3 di Brescia 7 i docenti che hanno bloccato l’attività, 4 al Tartaglia Olivieri.
La protesta, indetta unitariamente da tutte le sigle sindacali presenti nella scuola, chiede al Governo e al Parlamento di ripensare la riforma, correggendone gli aspetti più controversi: dall’eccesso di potere discrezionale assegnato ai dirigenti fino all’invadenza della legge sui temi contrattuali.
Il dato bresciano sullo sciopero contribuisce a rafforzare il messaggio che unitariamente il mondo della scuola invia a Palazzo Chigi e a Palazzo Madama: “così com’è la riforma divide, scontenta, peggiora e demotiva. Tutto il contrario di ciò di cui ha bisogno un sistema educativo-formativo in grado di essere parte di un ambizioso progetto di crescita e di sviluppo del Paese”, tuonano i sindacati.
un blocco che causerà problemi solo a studenti e insegnanti mentre le persone alle quali si rivolge se ne stanno comode a palazzo
assurdo, davvero assurdo. andate a lavorare, va là e lasciate che la politica decida come riformare la scuola, la stessa che in molti insegnanti, con il loro immobilismo intellettuale, hanno distrutto a forza di lazzaronismo
il problema è proprio quello: la politica lontana anni luce dalla scuola, vuole riformare la scuola che non conosce.
Il problema è che la scuola è lontana anni luce dal mondo reale e a forza di concessioni, di deroga, di passa là ha perso autorità, competenza, autorevolezza e non svolge più la meglio il proprio scopo. Qualunque governo abbia proposto una qualunque riforma è stato contestato a prescindere, sembra che l’importante per gli insegnanti sia salvaguardare lo status quo.
Domanda: se non possono essere precettati, possono essere licenziati questi fannulloni? Un conto e’ protestare, un conto e’ bloccare un servizio pubblico. Licenziamenti!
I commenti sugli insegnanti lazzaroni fatti in orario di lavoro: che dire a tal proposito?