Riforma sistema socio-sanitario, Mottinelli: modello bresciano da ricalibrare non da smembrare

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Il Presidente della Provincia di Brescia, Pier Luigi Mottinelli, interviene in merito al confronto sulla Riforma del Sistema Socio Sanitario lombardo che, in Regione, sembra entrare in una fase decisiva.

“Il modello lombardo – ha dichiarato il presidente Mottinelli – a oltre 15 anni dal suo esordio, necessita quanto meno di una “ricalibratura”, senza disconoscerne la solidità e, per molti aspetti, l’eccellenza. Stiamo parlando di una realtà che affonda le sue radici in una lunga storia del territorio lombardo, delle sue Autonomie e delle sue Municipalità”.

Secondo Mottinelli “ci sono almeno tre aspetti per i quali sarebbe necessario introdurre elementi di discontinuità, che ancora non si ritrovano nel maxi-emendamento della maggioranza che regge la Regione”. Il primo riguarda il ruolo degli Enti locali. “Le Conferenze dei sindaci – ha sottolineato il presidente Mottinelli – a livello di ASL e di Distretto, continuano ad avere funzioni marginali in un sistema che mantiene e accentua una caratterizzazione fortemente accentrata e nel quale le aziende locali costituiscono mere appendici del potere regionale”.

“Il secondo aspetto riguarda il ruolo di queste aziende locali che sono estromesse da ogni funzione di pianificazione e di programmazione dei servizi territoriali.  Non sono ancora sufficienti i livelli di integrazione socio sanitario, tra le competenze delle stesse e il ruolo dei comuni e del terzo settore – ha continuato Mottinelli -. La legge di riforma prevede un riordino degli ambiti territoriali di riferimento delle aziende introducendo livelli sovra provinciali e la sperimentazione di un ATS della montagna (Valcamonica più Valtellina)”.

“Data l’eccellenza dei servizi sanitari bresciani , in primis quello degli Spedali Civili di Brescia mi sembra opportuno che il livello provinciale costituisca un ambito ottimale di pianificazione e gestione dei servizi sanitari e sociosanitari, avendo riguardo in particolare a quel ruolo non meramente esecutivo di direttive regionali   che alle ATS e alle ASST andrebbe conferito. Nel contesto della dimensione provinciale vanno poi valutate eventuali specificità territoriali, come già nel caso dell’ASL della Vallecamonica, che gestisce anche il Servizio Ospedaliero. Esperienza che si è’ rivelata positiva è che, costituita con apposita legge regionale l.r.15/98, può essere assunta ad esempio per le piccole realtà’ montane, così come richiesto in maniera unanime dalla conferenza dei Sindaci della ASL camuno sebina. La reintegrazione  delle aziende ospedaliere nelle ASL, escluse quelle di alto livello e di eccellenza,  potrebbe essere generalizzata, in quanto farebbe di queste ultime i veri poli di programmazione e di gestione integrata dei servizi sul territorio. Questo permetterebbe di affrontare nella sua globalità l’emergenza sanitaria attuale: quella della cronicità che necessita dell’integrazione tra il livello territoriale, quello ospedaliero e quello socio-assistenziale. Un’integrazione –  ha concluso il Presidente Mottinelli –  che non può essere raggiunta in ambiti territoriali di dimensioni troppo estese. Su questo, ancora, l’esperienza della Valle Camonica è’ d’esempio. Un ATS della montagna, magari, come prevede un emendamento al maxiemendamento, estesa all’alto Lario, che di omogeneo non avrebbe che  l’altimetria, invece di costituire  una risposta alle specificità delle terre montane, sarebbe essa stessa il problema. Il problema dei collegamenti intervallivi non può essere sottovalutato. 

L’auspicio di Mottinelli è che nel dibattito in Consiglio Regionale possano essere accolte queste valutazioni che la Provincia di Brescia, quale Casa dei Comuni,  ritiene siano ampiamente condivise dagli amministratori locali. “Non possiamo permetterci che centri d’eccellenza come quelli della sanità bresciana, siano smembrati in avventurose riorganizzazioni, dove ancora non si capisce quali siano le risorse a disposizione”.

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