Alla conquista di una bresciana: le dieci mosse da seguire secondo Cosmopolitan

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Da una bresciana i consigli per conquistare una bresciana. Si rivolge ad un anonimo frequentatore di ragazze bresciane – come fosse una specie protetta dal Wwf – e su Cosmopolitan.it pubblica la classifica delle dieci cose da sapere prima di uscire con una bresciana.

La bresciana Maria Elena Bernabi nella sua lista di cose da fare, ma sopratutto da non fare mai quando si frequenta una donna bresciana, ci mette di tutto: da cosa bere all’aperitivo, rigorosamente “il pirlo”, a cosa non rifiutare mai, “una fetta di salame”. Tra i consigli anche quello di evitare il sorrisetto dopo che aver scoperto che è “di Brescia”, il fatto di essere considerate femmine sessualmente “generose” non significa che sentirsi dare della ragazza facile sia piacevole, tanto più se non è vero.

Secondo la blogger di Cosmopolitan poi, è fondamentale “non confonderci con le bergamasche”, non sognarsi nemmeno di insultare Fabio Volo, dimostrarsi interessati al lavoro della donna in questione e regalarle un gioiello, in qualsiasi occasione. Il decalogo dovrebbe rappresentare un aiuto per i maschi in trasferta a Brescia che non conoscono le tradizioni: chissà come se la caveranno gli autoctoni.
DI SEGUITO IL DECALOGO PER CONQUISTARE UNA BRESCIANA:
1) La prima cosa che devi sapere sulle ragazze delle mia città è che sono toste. Le torinesi sono di legno, le milanesi fighette, le romagnole goduriose, le sicule gelose. Le bresciane sono femmine toste. Nel senso che: lavoriamo (e studiamo) da quando abbiamo 16 anni, ci siamo comprate da sole l’auto appena siamo state in grado di farlo, beviamo quasi quanto un uomo, giochiamo a carte, diciamo parolacce. Non ci facciamo abbattere da nulla. Cadiamo, magari tante volte, ma ci rialziamo e andiamo avanti come un treno. Del resto, la nostra città è la capitale del tondino: hai presente quel tubo d’acciaio che tiene su il cemento armato? Ecco, la nostra terra lo produce per il mondo intero. Per farti capire quanto toste siamo noi, pensa al tondino. Quindi sii preparato: se sei in cerca di una damigella in pericolo, cambia aria.

2) Quando ti diciamo che siamo di Brescia, non fare quel sorrisetto. Sì, quello lì, quello che stai facendo ora. Lo sappiamo anche noi cosa si dice delle bresciane. Si dice che siamo ragazze “generose”. Insomma, che la diamo via come se non fosse nostra. Io non so se è vero oppure no, non è che ho mai fatto uno studio comparato sul numero di persone con cui sono stata a letto io, la mia amica milanese o quella romana. Quello che so, è che se stai cercando di conquistare una ragazza, non è esattamente una bella mossa darle del pezzo di mignotta. Vedi tu. Ma poi scusa: foss’anche vero che siamo femmine generose, che male c’è nell’apprezzare i piaceri della vita?

3) Impara ad apprezzare il salame. Nella piramide alimentare di noi di Brescia, il salame è al primo posto. Perché devi sapere che la nostra è la più estesa provincia d’Italia quindi tutte (sottolineo TUTTE) abbiamo un parente, una zia, un nonno, un cugino, che vive in campagna, sul lago, in montagna e che fa il salame nostrano secondo una ricetta segreta che si tramanda di padre in figlio da generazioni. Ne consegue che tutte abbiamo nel frigo uno sacchetto del pane che contiene la preziosa pietanza: quando sarai invitato ad assaggiare il “salame del nonno/zio/cugino/fratello”, non farti strani viaggi mentali. Vogliamo solo farti conoscere le nostre tradizioni e condividere con te un pezzo di storia della nostra famiglia. Non hai capito? Siamo già innamorate di te… Come dici? Sei vegetariano? Adieu, è stato bello conoscerti.

4) Dimostrati sempre interessato al lavoro che facciamo. La bresciana doc è una lavoratrice indefessa. È più forte di noi, siamo state cresciute nell’etica del lavoro. A Brescia è tutto lavoro, lavoro, lavoro. Nel nostro albero genealogico non esiste una donna casalinga da almeno cinque generazioni. O se esiste, probabilmente era una forestiera. E bada bene, non importa il tipo di lavoro che facciamo: importa solo come lo facciamo. E cioè sempre in modo serio. Mai una volta a casa in finta malattia, mai una volta che usciamo prima quando il capo non c’è, mai una volta che diciamo: che bello sarebbe vincere all’enalotto e non lavorare. What? E poi che cacchio fai a casa tutto il giorno? Quindi, se vuoi conquistare una bresciana, il minimo che puoi fare è dimostrarti interessato al suo lavoro. Ah, se poi decidessi di sposartene una, non chiederle di lasciare il lavoro per seguirti in un’altra città, o per stare a casa a stirarti le camicie. Tesoro, siamo di Brescia noi. Non di… (aggiungere a scelta una qualsiasi altra città italiana).

5) Scegli l’aperitivo giusto. Sei un uomo, mi pare. Quindi, in quanto tale, come aperitivo non puoi bere una birra, un bicchiere di vino bianco o (ma sei matto?) una coca cola. Se sei un uomo e vuoi dimostrare alla donna bresciana la tua volontà di adeguarti ai suoi standard, quando vai al bar chiedi la bevanda locale per eccellenza: il pirlo. Cioè campari, vino bianco e soda, il tutto in un bicchiere enorme da vino rosso. No mio caro, non è lo spritz. Quello è fatto con l’aperol (è arancio, hai presente?). Il campari invece è rosso: cosa sei, daltonico? E comunque no, lo spritz non è più buono del pirlo. Lo spritz è una roba da veneti che adesso bevono anche i fighetti milanesi. Noi no. Noi siamo gente seria, lavoratrice: beviamo quello che bevevano i nostri nonni. Il pirlo.

6) Non dire che Fabio Volo è un coglione. Sai quando una ha un fratello un po’ cretino, ma si arrabbia quando glielo fanno notare gli altri? Solo lei può dare del cretino a suo fratello. Ecco, più o meno succede così con Fabio. End of story. PS: Renga e Omar sono sempre i più fighi del mondo. PPS: Vincenzo Regis è il comico più bravo e bello in circolazione. PPPS: seriamente, leggiti l’opera omnia del bresciano Aldo Busi, uno dei più grandi scrittori italiani, uno che traduce divinamente Goethe e Schiller. Inizia dal suo primo libro Seminario sulla gioventù, ambientato anche nella nostra campagna: citarlo farà salire di molto le tue quotazioni. *

7) Impara la data fondamentale per la brescianità: 15 febbraio. Così le dimostri che non sei uno scemetto qualunque, ma che ti interessi alle tradizioni della sua terra (come avrai capito, siamo abbastanza tradizionaliste). Il 15 febbraio è san Faustino (sì, lo so che dicono che sia festa dei single, ma è una panzana inventata da non so chi), ovvero il patrono di Brescia e per le vie del centro c’è la tradizionale fiera, un coacervo di bancarelle con oggetti totalmente inutili, junk food della peggio specie, zucchero filato e palloncini per bambini. Non so bene spiegarti perché, ma noi donne bresciane adoriamo andare alla fiera di San Faustino a comprare piatti (e il tirapicio di caramello, come mi ricorda la mia amica Anna). Quindi quel giorno lì, prenditi ferie e dille che non vedi l’ora di buttarti nella mischia con lei. Dimenticavo: altra data fondamentale per noi è il 13 dicembre, Santa Lucia. A noi i regali non li porta Babbo Natale. Li porta la Santa: quel giorno lì presentati con un regalo della madonna.

8) Non confonderci con le bergamasche. Guai a te, dico guai a te, se per sbaglio (perché non posso pensare che tu l’abbia fatto apposta, vorrebbe dire che SEI SCEMO) ti dovesse capitare di dire: “Bergamo, Brescia… è la stessa cosa, no? E poi avete lo stesso accento”. Punto primo: il nostro accento è bello, il loro fa schifo. Punto secondo: le bergamasche vengono dai monti, vivono in una città piccola, brutta, senza tradizioni. Brescia invece è grandissima, bellissima, più antica, più piena di cultura, più civile, più… Insomma, hai capito no?

9) Regalaci dei gioielli. Ora, mettiamo che tu abbia la fortuna di esserti fidanzato con una mia conterranea, e che sia arrivato il vostro anniversario. Non ti ci provare neppure a presentarti con, chessò, un iPhone o un paio di scarpe di Zanotti. Dai retta alla zia bresciana: regalale un bel bracciale d’oro, un collier, se vuoi strafare un anello. L’hai capito che siamo donne concrete. Un gioiello è per sempre.

10) Non dire: stasera non vengo, c’è nebbia. Chiariamo bene una cosa: noi siamo femmine femmine. Quindi abbiamo bisogno di un uomo uomo. Uno che non si fa intimorire dalla nebbia (sempreché si tratti di nebbia. Probabilmente è solo foschia, ma per te che sei di Roma è un muro impenetrabile). Se vuoi metterti con una bresciana, devi imparare a guidare anche in presenza di quella strana cosa bianca che avvolge l’aria che va sotto il nome di nebbia. Basta accendere i fari, andare piano e buttarsi nell’ignoto. Non. Fare. La. Fighetta. Per inciso: crescere in mezzo alla nebbia ti condiziona. La nebbia è uno stato dell’animo. È triste e nostalgica. È umida e piena di ricordi. Sa di terra, e di inverni passati. Ogni tanto, in un giorno di nebbia, prova a passeggiarci dentro. Così magari capirai perché a volte, anche noi bresciane, nonostante tutto, nonostante il salame, il pirlo, l’ostentata indipendenza e la sicumera, a volte siamo un po’ fragili.

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