Brescia tra mafia e criminalità, il Siulp denuncia la carenza di uomini e mezzi

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Secondo i dati diffusi dal Siulp, Brescia con-ferma il primato nella sua provincia (seconda solo all’area milanese) nel dominio delle ‘ndrine. "I tentacoli della mafia calabrese, nel bresciano, sono arrivati da tempo. Non a caso, di recente, per contrastare questo potente fenomeno criminale (e non solo) nell’azione di un vero e proprio controllo del territorio è stata istituita la Divisione Investigativa Antimafia (DIA) presso la Corte d’Appello. Per quest’aspetto, la vigilanza deve essere alta e non può essere lasciata esclusivamente alle forze dell’ordine", ha commentato Rosario Morelli segretario Siulp.

Brescia, sempre secondo il comunicato ufficiale del sindacato, rispetto al recente passato risulta maggiormente insicura tanto da posizionarsi in classifica come terza città in Lombardia e la ventiduesima in Italia per le intrusioni dei ladri nelle case. Anche gli scippi e le frodi informatiche hanno subito la stessa sorte aumentando esponenzialmente il senso d’insicurezza percepita dalla collettività. Non va infine escluso il fattore "terrorismo" per il quale resta alto il livello di allerta per gli uomini della Digos nella individuazione di potenziali cellule connesse al fondamentalismo islamico dedite al reclutamento di combattenti da mandare nelle fila dell’Isis.

Per questo la Siulp denuncia la carenza dell’organico sul territorio bresciano e chiede una "implementazione strutturale e organizzativa che miri a ristabilire nelle varie interrelazioni funzionali, un’equilibrata distribuzione delle risorse umane, strumentali e tecnologiche che purtroppo, a Brescia e in provincia risultano scarse come ribadiamo e denunciamo da anni".

DI SEGUITO IL COMUNICATO INTEGRALE SIULP BRESCIA

Il SIULP, sindacato della Polizia di Stato leader del Comparto Sicurezza con una percentuale di rappresentatività nella provincia di Brescia di circa il 60% della forza sindacalizzata, intende evidenziare, quale soggetto competente e direttamente interessato, col fine della tutela del diritto alla sicurezza per la collettività e degli stessi operatori del settore, le problematiche afferenti il  territorio in cui opera.

Siamo consapevoli del fatto che in Italia non esistono più isole felici dal punto di vista dell’infiltrazione mafiosa che segue solo il flusso di denaro. Dove ci sono investimenti finanziari, ci sono tentativi di corruzione e controllo del mercato con metodi criminali. La fragilità delle imprese (soprattutto in quest’ultimo periodo), la scarsa presenza di capitali e la diffidenza delle banche a non concedere prestiti hanno permesso alle organizzazioni mafiose italiane e straniere, che notoriamente hanno a disposizione immani risorse finanziarie, di potersi facilmente infiltrare nel tessuto economico del nord d’Italia. La Lombardia è la seconda regione dopo la Calabria per infiltrazione delle cosche, col primato della ‘ndrangheta. Mentre Brescia, conferma il primato nella sua pro-vincia (seconda solo all’area milanese) nel dominio delle ‘ndrine. I tentacoli della mafia calabrese, nel bresciano, sono arrivati da tempo. Non a caso, di recente, per contrastare questo potente fenomeno criminale (e non solo) nell’azione di un vero e proprio controllo del territorio è stata istituita la Divisione Investigativa Antimafia (DIA) presso la Corte d’Appello. Per quest’aspetto, la vigilanza deve essere alta e non può essere lasciata esclusivamente alle forze dell’ordine. Molto si può e si deve fare investendo in quei settori e apparati che hanno come finalità la funzione educativa, questo è il percorso da seguire per l’affermazione di una vera ed efficace cultura della legalità.

È possibile che la crisi economica abbia provocato un aumento dei reati predatori tra cui i furti in abitazione e tanto è poca la possibilità d’azione e di risoluzione del caso per le forze di Polizia. Il rapporto tra recessione e ondata delinquenziale è evidenziato nei recenti sondaggi Censis e Confcommercio: oggi il 90% degli imprenditori dichiara di non sentirsi sempre sicuro nella zona in cui opera. Brescia, rispetto al recente passato risulta maggiormente insicura tanto da posizionarsi in classifica come terza città in Lombardia e la ventiduesima in Italia per le intrusioni dei ladri nelle case. Anche gli scippi e le frodi informatiche hanno subito la stessa sorte aumentando esponenzialmente il senso d’insicurezza percepita dalla collettività. Purtroppo, i reati predatori non sono altro che una sfaccettatura del problema, basta soffermarsi sui recenti fatti di cronaca legati ad omicidi, tentativi di omicidi, rapine in ville, che per alcuni di essi, le indagini dei ruoli investigativi in seno alla Squadra Mobile della Questura di Brescia hanno portato ad una rapida risoluzione con brillanti azioni di Polizia. Occorre poi, soffermarsi su un altro dato significativo che emerge nella maggior parte degli eventi criminogeni, quello che vede nella maggior parte dei casi, il coinvolgimento di esponenti di bande itineranti ben organizzate, spesso composte da persone straniere provenienti dall’est Europa, dal sud dell’America, dall’Africa e dall’estremo e medio Oriente, magari legalmente presenti sul territorio. Dalla disamina, non va escluso il fattore "terrorismo" per il quale resta alto il livello di allerta per gli uomini della Digos nella individuazione di potenziali cellule connesse al fondamentalismo islamico dedite al reclutamento di combattenti da mandare nelle fila dell’Isis.

 

DATI E RISORSE DELLA POLIZIA BRESCIANA

 

Da quanto è emerso in premessa, è indubbio che la prevenzione, il controllo del territorio quanto la repressione dei reati risultano gli elementi imprescindibili su cui puntare per attuare un’efficace azione di contrasto al crimine. Ciò richiede un’implementazione strutturale e organizzativa che miri a ristabilire nelle varie interrelazioni funzionali, un’equilibrata distribuzione delle risorse umane, strumentali e tecnologiche che purtroppo, a Brescia e in provincia risultano scarse come ribadiamo e denunciamo da anni. Resta comunque un dovere del SIULP continuare l’opera di persuasione verso i soggetti politici e gli enti istituzionali competenti affinchè, vengono affrontate e risolte le croniche carenze che attanagliano il nostro comparto.

I tagli lineari alla spesa, frutto delle decisioni  politico ed economiche degli ultimi anni, non hanno risparmiato il settore sicurezza e gli effetti collaterali sono più che evidenti. La scarsità delle risorse (taglio complessivo del 55% rispetto alle quote stanziate) sta avendo ripercussioni drammatiche a livello nazionale, e Brescia presenta le sue sofferenze in tutti gli ambiti del processo lavorativo: mancanza di autovetture, comprese quelle civili, con annessa difficoltà riguardo le riparazioni; negli ultimi 5 anni si è assistito ad una discesa repentina dei fondi destinati alla manutenzione strutturale degli edifici (Questura, Commissariati, ecc.) e a quelli connessi alla pulizia e igiene dei posti di lavoro; nella fornitura di vestiario ed equipaggiamento; di quelli inerenti la retribuzione del lavoro straordinario, le missioni ordinarie e straordinarie del personale; per quelli attinenti l’approvvigionamento di armi e munizioni con inevitabile riduzione del livello di addestramento professionale al tiro e infine, per l’acquisto di giubbotti antiproiettili per i reparti operativi.

La Questura di Brescia risulta avere una catalogazione di seconda fascia nell’e-lenco ministeriale, ma di fatto con risorse riconducibili ad una provincia di minori dimensioni. La sua pianta organica consta di circa 500 unità compresi gli Uffici e Sezioni distaccati. Negli ultimi cinque anni, per via del pensionamento e dei trasferimenti, il bilancio è negativo con una perdita complessiva di 70 dipendenti a fronte di un incremento di poche aliquote di personale. Ad aggravare una situazione già di per se complessa è stata la decisione di prorogare il blocco del turn-over alla misura del 55%, in pratica su 100 aliquote perse ne vengono assunte 55. Una flebile boccata d’ossigeno in riferimento alle assunzioni è dovuta esclusivamente ai due eventi mondiali come l’Expo e il prossimo Giubileo. Comunque resta il fatto che abbiamo una delle polizie più vecchie d’Europa con un età media di 45 anni. Senza rinforzi, il buco nero negli organici ha toccato oltre il 10% , circa 27 mila donne e uomini in divisa. La Questura si trova quotidianamente a fronteggiare una realtà estremamente impegnativa e complessa in quanto, oltre alle criticità tipiche dei grandi centri urbani, deve confrontarsi con le problematiche derivanti dalla presenza di circa 180.000 immigrati regolari, fatto che pone questo territorio al primo posto, in termini relativi rispetto alla popolazione residente, ed al terzo posto, in termini assoluti per presenza di immigrati non comunitari. A cui bisogna aggiungere l’attività connessa allo smaltimento delle pratiche per i profughi e i servizi di accompagnamento all’estero per i stranieri irregolari. Per questo motivo l’Ufficio Immigrazione (36 operatori di Polizia e 27 impiegati civili) ha la necessità di assorbire una quota importante di personale che inevitabilmente si ripercuote sui settori operativi, nevralgici per la prevenzione e il controllo del territorio. Divise e uomini che non possono assolutamente mancare se si vuole soddisfare la domanda di sicurezza che proviene dalla collettività. La Squadra Volante a ma-lapena riesce a garantire tre equipaggi per ogni turno di servizio nell’arco delle 24 ore, a volte con il contributo del personale del Commissariato "Carmine", situato nel centro cittadino, le volanti sul territorio diventano quattro però, come dicevamo, per via della carenza di organico, per quest’ultima non si riesce ad assicurare la continuità. A parere del SIULP, i poliziotti dell’Ufficio Stranieri dovrebbero avere, rispetto alla loro funzione, una connotazione prettamente operativa-investigativa e non burocratica, in modo tale da potere svolgere un’efficace azione di prevenzione e contrasto ai reati di immigrazione clandestina come avviene in altri stati europei. Restando nel novero della Questura, emergono cronicità anche nei settori investigativi, da tempo in sofferenza come la Squadra Mobile e la Sezione Criminalità Organizzata con un organico complessivo di 50 addetti compresi i dirigenti e la Digos con 32 addetti. Numeri che la dicono lunga e che inducono a "calibrare" le indagini e i servizi d’intelligence per carenze strutturali e organizzative. I 31 dipendenti del Commissariato di Desenzano del Garda, compreso il dirigente, sono insufficienti per poter svolgere al meglio un’adeguata azione preventiva e di controllo del territorio connessa ad una pervicace attività investigativa. Il Servizio di una sola Volante sul territorio nell’arco delle 24 ore viene garantito grazie al supporto di tre operatori aggregati dalla Questura che vanno ancora di più a depauperare le già scarse aliquote ivi presenti, e dal sacrificio e pro-fessionalità dei poliziotti coinvolti. Va da se, che l’esiguo numero dei dipendenti, per poter comunque garantire con continuità il servizio di Squadra Volante, deve fare i conti con l’inevitabile contrazione dei diritti e dei bisogni primari, risultando difficoltoso usufruire di periodi di ferie, congedi parentali, riposi e permessi di vario livello come stabilito dalla legge. Come se non bastasse, l’Ufficio per la sua ubicazione, quale unico presidio distaccato dell’intera provincia di Brescia in luogo ad alta affluenza turistica, deve sopperire all’immane mole di lavoro di competenza  amministrativa (passaporti, armi, stranieri..), per soddisfare i bisogni derivanti da un bacino d’utenza disposto tra 31 comuni e che consta di oltre 200 mila abitanti. Anche in questo caso, bisogna adottare un approccio risolutivo con l’invio di almeno una decina di giovani operatori che oltre, a sopperire la conclamata carenza d’organico, contribuisca in maniera determinante a svecchiare il personale che presenta un’età media anagrafica di 45/46 anni.

Questa è la logica conseguenza dei continui tagli praticati al sistema sicurezza, e la Polizia Stradale rappresenta uno delle specialità che sta pagando più di tutti il prezzo maggiore, dovuto al fatto che tale settore per la sua peculiare specificità, necessita costantemente di strumentazione tecnologica evoluta, di mezzi efficienti e del vestiario adeguato. Per quest’ultimo aspetto, il Dipartimento ha garantito che solo nel 2017 i capi di abbigliamento per la Polizia Stradale verranno adeguati con chi quei capi già l’indossa da oltre un anno. Nel frattempo, i poliziotti effettuano acquisti presso enti terzi, pagando di tasca propria ogni qual volta l’esigenza lo richiede. Un aspetto questo, paradossale. È nota a chiunque la gravissima situazione dei mezzi, a volte viene impedita l’uscita delle pattuglie sul territorio per via della carenza di autovetture. I  distaccamenti dislocati in tutta la provincia di Brescia hanno a disposizione una sola vettura, ad esclusione di Chiari e Montichiari per i quali è intervenuto l’ente Autostrada che ha fornito ulteriori veicoli per i servizi di vigilanza auto-stradale sulla Bre-Be-Mi e Corda Molle. Per i restanti 4, in aggiunta alla Sezione presente in città, cui spetta vigilare il restante delle arterie della provincia, lavorare solo con un’auto a disposizione diventa un’odissea. Basti solo immaginare cosa può accadere se l’unico mezzo a disposizione viene fermato per avaria, subentra il prestito da altri Reparti che di fatto sono nella stessa condizione quindi, il personale operante che si alterna nei turni, deve ruotare sullo stesso mezzo di servizio, e se la pattuglia smontante non dovesse rientrare, quella del turno successivo non può iniziare il suo lavoro. Invece, per quanto concerne la gestione dei sinistri, per il SIULP è auspicabile che vengono rivisti e riorganizzati gli itinerari stradali e il sistema delle pattuglie. Accade di sovente, per mancanza di uomini e mezzi, assistere a spostamenti di molti Kilometri delle pattuglie da un luogo all’altro che non rientrano negli itinerari di competenza. Basterebbe dividere la provincia in zone e rivedere gli aspetti legati al coordinamento con le altre Forze di Polizia presenti sul territorio durante gli incontri in seno al Comitato di Ordine e Sicurezza Pubblica. Il coordinamento è indispensabile per evitare che diverse forze di Polizia intervengono contemporaneamente per rilevare lo stesso sinistro con dispendio di risorse umane ed economiche. Le caratteristiche della provincia di Brescia sono note, prima in Lombardia per estensione, seconda per popolazione e numero di comuni appartenenti pertanto, le soluzioni e le metodologie di intervento debbono essere modulate in funzione a tali parametri e non attraverso le intenzioni scellerate del Dipartimento inerenti la chiusura e l’accorpamento dei Reparti che per la nostra realtà riguarda i Distaccamenti di Salò e Iseo. Due presidi di sicurezza in contesti territoriali strategici per i quali non si può prescindere.

Per quanto illustrato, il SIULP ritiene che il problema sicurezza vada affrontato in modo costruttivo con progetti seri attraverso il coinvolgimento di tutte le forze politiche e sociali territoriali. La sicurezza non va surrogata con inevitabili storture derivanti dalla sovrapposizione di compiti e funzioni va invece, analizzata nella sua interezza e strutturata nella sua sostanza con risposte adeguate al contesto in cui si opera.

 

                                                                                                              IL SEGRETARIO GENERALE

                                                                                                                       Rosario MORELLI

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