Concessione aeroporto di Montichiari, Manzoni: serve una gara pubblica trasparente

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Con una nota l’assessore alla Mobilità del Comune di Brescia, Federico Manzoni, commenta la concessione aeroportuale dello scalo Gabriele D’Annunzio di Montichiari chiedendo che sia applicata la riforma del Codice della Navigazione che prevede la concessione di gestione aeroportuale mediante “selezione effettuata tramite procedura di gara ad evidenza pubblica secondo la normativa comunitaria, previa idonea pubblicità”.

DI SEGUITO IL TESTO INTEGRALE DELLA NOTA:

La vicenda relativa alla concessione aeroportuale dello scalo Gabriele D’Annunzio può a buon diritto assurgere al paradossale emblema di una pervicace resistenza ai principi concorrenziali che si salda con la contestuale difesa di un assetto inefficiente e inefficace.

E’ bene premettere che da dieci anni a questa parte, con la riforma del Codice della Navigazione avvenuta nel 2005, il legislatore italiano ha stabilito che le concessioni di gestione aeroportuale siano assegnate mediante “selezione effettuata tramite procedura di gara ad evidenza pubblica secondo la normativa comunitaria, previa idonea pubblicità” (art. 704).

Tuttavia, una serie di norme transitorie, derogatorie al principio della gara pubblica, hanno fatto sì che, a distanza ormai di dieci anni dalla riforma del Codice della Navigazione, nessuna – dicasi nessuna – concessione aeroportuale in Italia sia stata sino ad ora affidata mediante gara.

Tali norme derogatorie sono ora al vaglio della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, a seguito del rinvio pregiudiziale disposto dal Consiglio di Stato con l’ordinanza del 1° settembre scorso. Con ogni buona probabilità, il verdetto del giudice europeo non potrà che prendere atto che tale meccanismo derogatorio, essendo così ampio da essere paradossalmente assurto al rango di regola anziché di eccezione, sia contrario ai principi del diritto europeo e come tale già oggi disapplicabile da parte delle stesse amministrazioni competenti.

Tuttavia, e qui sta uno dei nodi problematici, le prime resistenze all’applicazione dei principi di trasparenza, imparzialità e concorrenzialità nell’attribuzione delle concessioni aeroportuali da tempo traggono origine, prima ancora che dai gestori aeroportuali, dalle stesse amministrazioni chiamate ad applicare la regola della gara pubblica, ovvero il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (Enac).

Nel caso di specie, tuttavia, uno degli elementi più difficilmente comprensibili consiste nelle diffuse resistenze che la prospettiva della gara pubblica per la concessione aeroportuale del “D’Annunzio” raccoglie anche in ambito bresciano.

In questo caso, infatti, è evidente che, a differenza di altri contesti, non vi è alcuna efficiente ed efficace gestione da preservare e gelosamente difendere, stante il fatto che la condizione dell’aeroporto D’Annunzio è impietosamente sotto gli occhi di tutti: nessun traffico passeggeri, un modesto traffico merci e pesanti perdite gestionali, che in questi anni hanno letteralmente bruciato diverse decine di milioni di euro (peraltro in buona parte pubblici, stante la composizione della compagine azionaria della Catullo Spa).

Ora, al di là della tutt’altro che banale questione di legittimità prima ricordata, il caso dello scalo bresciano, proprio per le performances che lo hanno negativamente caratterizzato, dovrebbe vedere uniti tutti coloro che auspicano un suo positivo rilancio nella corale richiesta di una gara pubblica che consenta di selezionare in maniera trasparente e concorrenziale il miglior gestore aeroportuale, sulla base del più convincente e solido piano industriale ed economico-finanziario.

Peraltro, il discutibile tentativo avviato dall’Enac di far recedere la Sacbo di Bergamo e la Catullo di Verona dal contenzioso instauratosi sulla concessione aeroportuale dello scalo bresciano potrebbe al più evitare che la Corte di Giustizia dell’Unione Europea si pronunci sulle norme italiane deferite dal Consiglio di Stato.

Non potrebbe viceversa porre nel nulla la sentenza di primo grado, resa dal Tar Brescia ancora nel febbraio 2014 e che a quel punto passerebbe in giudicato. Una sentenza che, preme ricordare, annullando il decreto interministeriale con il quale nel 2013 il Governo aveva assegnato alla Catullo Spa la gestione quarantennale totale del “D’Annunzio”, aveva ordinato al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e all’Enac di “dar luogo – senza indugio [sic!] – ad una gara pubblica secondo le regole comunitario-nazionali”.

Cui prodest, dunque, incaponirsi su una strada di dubbia legittimità e certamente di palese inopportunità? Non certo al sistema Brescia e a chi crede, auspica e lavora per il rilancio dell’aeroporto D’Annunzio.

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3 Commenti

  1. adesso che il Manzoni ha scritto la letterina sicuramente le cose si sistemeranno come dice lui. Grazie. Aspettiamo quella per la pace nel mondo.

  2. Gare pubbliche secondo le regole comunitario-nazional i, dice il Manzoni. E gli diamo ragione consigliandoli di fare tesoro dell’affermazione magari proprio per tanti appalti del Comune di Brescia. Ne siamo certi: in tempi di vacche magre, milionate di risparmi di denaro pubblico.

  3. certo, invece che farle, le cose, si scrivono le lettere d’intenti. gli si consiglia di fare le gare degli appalti del comune secondo le ‘regole’ comunitario-nazional i. bontà sua.

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