Imprese, nel 2014 le big bresciane hanno investito mezzo miliardo di euro

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Cinquecento milioni in investimenti  effettuati dai primi 85 gruppi industriali bresciani a vocazione manifatturiera. E’ questa la cifra distintiva di un’analisi condotta dal Centro Studi AIB sulle dinamiche economico-finanziarie nel 2014 presentata ieri dal vice presidente di AIB per l’innovazione, l’internazionalizzazione e lo sviluppo d’impresa Paolo Streparava.

Nonostante la persistente incertezza del quadro economico, i gruppi industriali bresciani insomma “non hanno rinunciato – ha commentato Paolo Streparava – a destinare ingenti risorse finanziarie agli investimenti in attività tangibili, cioè all’acquisto, al rinnovo e all’ampliamento di terreni, fabbricati, macchinari, impianti e attrezzature industriali. Nel 2014 gli investimenti realizzati dagli ottantacinque gruppi censiti si sono attestati a 544,3 milioni di euro, un valore assolutamente rilevante, ma che acquisisce ancora maggiore spessore se raffrontato con alcuni indicatori economici: il rapporto fra investimenti materiali e vendite è infatti pari al 4,3%, mentre quello tra investimenti e il Valore aggiunto si attesta al 18,6%”. Il rapporto del Centro studi di AIB, che ormai da qualche tempo assume periodicità annuale, permette di cogliere le principali tendenze evolutive di un fondamentale cluster per lo sviluppo dell’intero sistema economico provinciale, attraverso una prospettiva differente da quella proposta da analoghe rilevazioni condotte sulle singole imprese. L’edizione relativa al 2014, oltre agli ormai tradizionali aspetti sulla struttura patrimoniale, sulla redditività e sulla liquidità, si caratterizza inoltre per due approfondimenti.

Il primo, che si sofferma sulla proiezione internazionale dei gruppi industriali bresciani, con particolare riferimento alla relazione fra la stessa e i livelli di redditività raggiunti. Il secondo mira invece a misurare gli investimenti in immobilizzazioni materiali realizzati dal campione, in un contesto in cui la perdurante incertezza del ciclo economico ha in questi anni inevitabilmente frenato le decisioni delle imprese.

I principali risultati. L’area di consolidamento ha registrato variazioni limitate nel corso del biennio considerato, anche in relazione all’incertezza che ha caratterizzato il contesto macroeconomico internazionale e, in particolare, il nostro Paese. Nonostante ciò, si è sperimentato un modesto allargamento di tale area (+4 imprese, da 611 nel 2013 a 615 nel 2014), a certificazione della propensione allo sviluppo delle proprie attività, non solo core. L’incremento delle imprese consolidate ha comportato, fra l’altro, la crescita degli organici complessivi, attestatisi nel 2014 a 39.902 unità (+0,9% sul 2013).

Il volume d’affari generato dal panel, pari nel 2014 a 12,7 miliardi di euro, ha registrato un incremento del 3,1% sull’anno precedente. Per quanto riguarda le performance registrate dai singoli operatori del campione, emerge che cinquantanove gruppi degli ottantacinque censiti (il 69,4%) hanno sperimentato un aumento del fatturato.

Il Margine operativo lordo è cresciuto complessivamente dell’8,2%, a seguito di una dinamica dei costi per il personale (+3,9%) meno intensa rispetto a quella del Valore aggiunto (+5,6%). L’incremento dell’EBITDA ha riguardato cinquantaquattro gruppi fra gli ottantacinque presi in considerazione (63,5%), mentre i rimanenti trentuno hanno sperimentato nel corso del 2014 un assottigliamento di tale voce.

La significativa contrazione delle componenti straordinarie (-78,5%) e l’accresciuta rilevanza delle imposte (+10,0%) hanno comportato una flessione del Reddito netto (-7,6%), dinamica oggettivamente deludente rispetto a quella che ha caratterizzato i più significativi risultati intermedi di Conto Economico.

Il grado di patrimonializzazione si conferma elevato: il Rapporto di indebitamento che pone in relazione i mezzi di terzi con il Patrimonio netto, si è mantenuto stabile su un valore di 1,2,

a testimonianza di un’esposizione debitoria complessivamente del tutto sotto controllo. L’evoluzione complessivamente positiva del volume d’affari generato dai gruppi del campione ha contribuito al rafforzamento dei più significativi indicatori di redditività operativa degli stessi: nel 2014 infatti il ROA si è attestato al 4,0%, su livelli oggettivamente non particolarmente entusiasmanti, ma in lieve crescita rispetto al 3,9% sperimentato nell’anno precedente.

Il ROI, che a differenza del ROA, pone al denominatore il solo capitale investito netto (ovvero quello coperto dai mezzi propri e dalle passività finanziarie), si è attestato nel 2014 al 5,4%, in crescita rispetto al 5,2% del 2013. L’incremento dell’indicatore ha riguardato la maggioranza dei settori coinvolti, a certificazione del generalizzato miglioramento della redditività aziendale.

Il ROE nel 2014 si è attestato al 3,5%, in flessione rispetto al 3,9% nel 2013, nonostante gli indubbi progressi registrati dagli indicatori di redditività operativa e dallo spread fra il ROI e l’onerosità media dell’indebitamento.

La durata del ciclo commerciale, attestatasi nel 2014 a 136 giorni, dai 140 nel 2013, è stata protagonista di un lieve miglioramento. E’ quindi diminuito, sebbene in misura trascurabile, il lasso di tempo in cui il fabbisogno finanziario aziendale deve essere coperto per fare fronte alla temporanea mancanza di liquidità.

Con riferimento agli indicatori di produttività, i ricavi pro capite hanno registrato un incremento del 2,3%, a seguito della crescita delle vendite (+3,1%) più intensa di quella degli organici (+0,9%); nel dettaglio il fatturato per addetto si è attestato nel 2014 sui 317 mila euro, rispetto ai 310 mila nel 2013. Per quanto riguarda i due approfondimenti inclusi nell’edizione di quest’anno, si può evidenziare che: nel 2014, il 57,9% del volume d’affari complessivo dei gruppi bresciani analizzati è stato realizzato al di fuori dei confini nazionali. Si tratta di una percentuale rilevante, per di più in crescita sull’anno precedente (55,1%), a certificazione di un processo di orientamento strategico, volto a privilegiare sempre più i mercati stranieri.

 

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1 COMMENT

  1. Dati positivi meritevoli di commenti alemno speranzosi. Dalla buona redditività operativa al minor ricorso a mezzi di terzi ed alla discreta patrimonializzazione delle imprese rientranti nel panel analizzato, dalle dinamiche dei ricavi al recupero di produttività per arrivare alle risposte strategiche difronte alla globalizzazione dei mercati. E poi gli investimenti: investire significa non solo credere nella propria impresa ma soprattutto guardare al futuro pur nella complessità degli scenari competitivi. Coraggio, c’anche quello striminzito +0,9% di aumento degli organici a ricordarci che sullo sfondo resta comunque il problema occupazionale soprattutto nei comparti a basso valore aggiunto ed a bassa tecnologia impiegata.

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