Regione, interrogazione leghista: vietare l’accesso in ospedale alle donne con il burqa

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Accesso vietato agli ospedali per le donne con il viso completamente coperto, anche se per questioni religiose. Nella mattinata odierna la Lega Nord ha illustrato i contenuti di un’interrogazione relativa alle “misure di sicurezza nelle strutture di competenza regionale”. Nel merito sono intervenuti, nel corso del dibattito in Aula, il vice capogruppo del Carroccio, Fabio Rolfi e l’assessore regionale alla Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione, Simona Bordonali.

“Abbiamo presentato questa interrogazione – spiega Fabio Rolfi – per chiedere alla Giunta di porre in essere misure di sicurezza più incisive, in aggiunta a quelle già esistenti, nelle strutture di pertinenza regionale, con particolare riferimento agli ospedali lombardi. Questa esigenza nasce da una crescente presenza di donne di religione islamica, con velo integrale, che rende impossibile il riconoscimento immediato di questi soggetti. Alla luce dei recenti accadimenti che hanno sconvolto l’Europa non possiamo permetterci nessun genere di leggerezza, ma soprattutto non intendiamo accettare che siano consentite pratiche religiose antitetiche con la nostra cultura e che possano, potenzialmente, mettere a repentaglio la sicurezza dei cittadini. A casa nostra – conclude Rolfi – valgono le nostre regole e chi non intende rispettarle, può liberamente decidere di vivere altrove.”

“Accogliamo favorevolmente l’interrogazione del consigliere Rolfi – prosegue Simona Bordonali – e ci impegniamo ad adottare misure che permettano il riconoscimento dei connotati fisici di chi accede all’interno delle strutture regionali. Ricordo che è la legge italiana a prevedere, per esigenze di pubblica sicurezza, il divieto di utilizzare in occasione di manifestazioni veli che coprano il volto delle persone. A tal fine è previsto per tali soggetti l’obbligo di sottoporsi all’identificazione e alla rimozione del velo” ha fatto notare l’assessore regionale alla Sicurezza, ricordando come all’interno degli edifici della Regione sia già attivo un sistema di controllo che prevede l’inserimento del nome del visitatore, la “scannerizzazione” della carta d’identità, il rilascio di un tesserino, il controllo dei bagagli e un passaggio al metal detector .

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24 Commenti

  1. Ennesima ingiustizia nei nostri confronti ! Voi italiani non vi integrerete mai con la mentalità occidentale, siete senza speranze

  2. Giusta interrogazione, ma ci mettessero lo stesso impegno per risolvere i problemi lavorativi dei giovani questi mentecatti strapagati

  3. C'è una piccola differenza tra i due esempi : le suore scelgono di farlo , la maggior parte delle donne arabe subiscono i tendaggi di cui sono coperte …. non è una scelta

  4. nella mia zona ci sono tre ospedali,,,e di donne col burqa non ne o mai viste,,,,,,pensasser o a cose serie,,,,a,,si a pagare la brebemi,,,,,

  5. Dai commenti qui sotto si capisce chiaramente che, nonostante la presunta libertà concessa alle “nostre donne”, i sessisti sono tanti e ovunque.

  6. Può essere. Di certo non ai livelli dei musulmani, questo è certo. Sulle suore di clausura faccio presente che non escono dalle loro mura e quindi non creano problemi di identificazione. Quelle col burqa integrale invece hanno anche la pretesa di frequentare luoghi pubblici senza che si possa vedere il viso. E’ questa la grande differenza. Se poi una o uno vuole, per scelta, non uscire, rimanere coperto e non farsi vedere, libero di farlo. Fuori, in una società evoluta, deve essere riconoscibile. in una

  7. Per legge chiunque abbia un giustificato motivo può frequentare liberamente luoghi pubblici coprendosi il volto, quindi mi pare che nello specifico nessuno abbia illecite pretese (se non chi vorrebbe impedirlo). Se a Rolfi non piace la legge non ha altro da fare che cambiarla, anziché presentare inutili interrogazioni!

  8. Giusto, legge sbagliata, da cambiare, soprattutto in quest’epoca. Un paese civile non può permettere di girare a volto coperto. Rolfi e co. cambiatela, perchè se aspettate i rossi, campa cavallo…

  9. Io ho visto più volte ( donne? ) con il burqa in via Milano…guidando non ho mai fatto in tempo a scattare foto.
    Poi se in casa lo vogliono tenere ok, fuori no: e le varie polizie facciano rispettare la legge vigente.

  10. Non vedo l’ora che lo faccia, invece di presentare inutili interrogazioni! Rimane il fatto che chi accusa le donne con il burqa di avere pretese, vuole (illecitamente) negare una libertà sancita dalla normativa vigente.

  11. Intanto, visto che la lega non comanda, sollecita il tuo Pd perchè faccia questa legge. Per le donne col burqa nessuno le accusa: se è una scelta libera e volontaria va bene, nulla da dire. Si vestono come vogliono. Nei luoghi pubblici, però, se li vogliono frequentare, scoprono il viso. Mi sembra un discorso molto aperto, democratico e rispettoso della comunità, non trovi?

  12. E’ inutile tirare in ballo il PD o le altre forze politiche: la questione è stata sollevata da Rolfi perchè è lui che ritiene inopportuno l’uso del burqa nei luoghi pubblici; se la sua opinione è condivisa dalla Lega può proporre una modifica alla legge vigente attraverso il parlamento, in caso contrario può sempre provare con una proposta di legge di iniziativa popolare. Le interrogazioni in questo caso servono solo come specchietto per le allodole.

  13. Io credo che tutte le persone debbano essere sempre ed in ogni momento identificabili dalle forze dell’ordine, nel pieno rispetto degli usi e costumi di ogni singolo individuo purchè non siano in contrasto con le norme vigenti. La legge non va abrogata, tutt’al più va modificata, ma in che modo non lo si può discutere qui. Io soffro il freddo e vado spesso in giro con sciarpa sul naso e berretta calata sugli occhi: me lo si deve impedire? E’ difficile indicare caso per caso quando si può e quando non si può e sull’onda di certi fanatismi si rischia di fare più danni che altro.
    A questo proposito una precisazione ancora ci vuole: Rolfi parlando del burqa dice che “soprattutto non intendiamo accettare che siano consentite pratiche religiose antitetiche con la nostra cultura”. Mi sorge spontanea una domanda: la cultura di chi? La sua? La mia? Quella delle suore di clausura (non potevo non metterla)? Quella dei pastafariani? E’ evidente che la richiesta di Rolfi è mossa da una sorta di fanatismo che impedisce la corretta lettura del problema.

  14. Proprio perchè non siamo (per fortuna) in uno stato confessionale, sbaglia Rolfi a non permettere agli altri di esprimere la propria religione. Laicizzare lo stato significa permettere a tutti di manifestare il proprio credo in piena libertà nel rispetto degli altri. Sull’identificazione , sono d’accordo sul limitare in certi casi (sicuramente all’interno di un luogo pubblico non c’è bisogno di mettersi sciarpe e cuffie, quindi è giusto che sia possibile identificare le persone). All’aperto, meglio sarebbe in casi logici, come quello del freddo, potersi imbaccuccare, altrimenti non mi sembra proprio il caso…

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