Lavoro, serve un nuovo statuto

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di Marco Bonometti* – Trovo sia interessante, almeno per qualche aspetto, l’opinione espressa sui giornali da Oriella Savoldi, membro della segreteria CGIL di Brescia. Voglio però sgombrare subito il campo da un errore che, a mio giudizio, Savoldi commette, e che potrebbe avere gravi conseguenze. Savoldi, infatti, mette insieme, sullo stesso piano, due concetti nettamente diversi: l’importanza e l’andamento dell’industria manifatturiera. E da lì parte con un commento satirico all’enfasi acritica a più voci che afferma di aver rilevato sul tema.

Vorrei porre alla signora Savoldi, che fa parte di un importante organismo di un sindacato storico come la CGIL, una semplice domanda: lei mette in dubbio l’importanza dell’industria manifatturiera? Pongo la domanda in maniera molto semplice e diretta perché la questione è di rilevanza strategica non solo sul piano delle relazioni industriali, ma su quello ben più rilevante della visione economica e politica, in sostanza delle prospettive del nostro paese. A mio parere, si può ben discutere dell’andamento dell’industria manifatturiera in Italia, e si potrebbe anche concordare sul fatto che la situazione potrebbe – dovrebbe, anzi – essere migliore, a prescindere dal fatto che essa sia o meno la seconda in Europa, che è questione minore. Ma sull’importanza no, non si può essere d’accordo, non può essere messa in dubbio.

In un paese come l’Italia, poverissimo di materie prime, con un settore primario ridotto ai minimi termini (l’ISTAT dice che importiamo il 90% della frutta e verdura che consumiamo), con un terziario che stenta a diventare avanzato, su che cosa dovrebbe scommettere l’Italia? Sulle Poste, sulla finanza, sulle rimesse dei pensionati emigrati? Quanto alla produttività di struttura (non del lavoro, dice Savoldi) vorrei osservare che il lavoro – in particolare il costo del lavoro per unità di prodotto – incide, anche pesantemente in certi settori, sul costo di struttura. Può spiegare qualcuno come si fa ad essere competitivi strutturalmente quando Clup ed energia sono il doppio del costo dei competitori? Chieda notizie Savoldi ai suoi colleghi del tessile, del calzaturiero, della fine che hanno fatto comparti un tempo vitali per la nostra provincia e per la nostra occupazione, e troverà certamente interessanti spunti di riflessione.

Condivido pienamente l’affermazione di Savoldi sulla necessità di nuove conoscenze e tecnologie. Ma come? Dove? Con quali mezzi? Con quale ricerca? Con quali fondi? Con la competitività sempre più risicata delle aziende? Con la coperta sempre più corta che ha portato, e sta ancora portando, alla scomparsa di protagonisti illustri della storia industriale bresciana? Su questo Savoldi tace, come il “saggio” con il millepiedi nella famosa storiella. Su un’ultima questione sono d’accordo con Savoldi. Quella di un nuovo Statuto dei Lavoratori. Con una sola precisazione: che sia uno Statuto dei diritti e dei doveri dei Lavoratori e delle Imprese. Altrimenti restiamo nel passato, mentre predichiamo il verbo del futuro, restando vittime – tutti – delle nostre incapacità e delle nostre miopie.

* Presidente AIB 

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