Cgil, calo dell’1,8% dei tesserati. Il 9,3% sono lavoratori immigrati

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A fine dicembre gli iscritti e le iscritte alla Cgil di Brescia (escluso, quindi, il comprensorio Val Camonica – Sebino, che ha circa 20 mila iscritti) sono 108.091, circa duemila in meno rispetto allo scorso anno (-1,8%). Di questi, i lavoratori e le lavoratrici attivi sono circa 47 mila, mentre i pensionati e le pensionate sono 61 mila.

Per quanto riguarda il genere, le donne iscritte alla Cgil sono 47.283, il 43,4% del totale. Leggermente prevalenti tra i pensionati, le categorie nelle quali sono più presenti sono il Pubblico Impiego (71% donne) e il commercio (67%).

I lavoratori e le lavoratrici immigrati iscritti alla Cgil sono 10.124, il 21% tra gli attivi. Le categorie nelle quali sono maggiormente presenti in termini percentuali sono il Nidil (52%), gli agroalimentaristi (47%) e gli edili (42%).

Gli iscritti non sono mai in realtà un dato statico. Nel corso del 2015 i nuovi tesserati sono stati più di 17 mila (16% del totale), in crescita rispetto all’anno precedente, segno di una vivacità dell’organizzazione.

Il calo complessivo tra gli iscritti segue la diminuzione della forza lavoro. In provincia di Brescia, come rilevano anche gli ultimi dati, il tasso di occupazione resta basso e quello di disoccupazione molto alto, il triplo rispetto ai livelli pre-crisi.

Il calo è comunque da leggere con attenzione. “Interroga il grande tema delle difficoltà crescenti di tutte le organizzazioni di rappresentanza di essere adeguate al cambiamento – commenta la Cgil – Per quanto ci riguarda avvertiamo la necessità di allargare i confini tradizionali della rappresentanza. la crisi e le trasformazioni produttive stanno facendo diminuire i consueti ambiti lavorativi nei quali abbiamo mostrato capacità di rappresentanza e strade nuove devono essere indagate. La campagna per il Nuovo statuto e la Carta dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici va letta anche in questo senso. La struttura produttiva è sempre più frammentata, tanti lavoratori e lavoratrici non hanno tutele di alcun genere, il Jobs Act ha tolto a chi ne aveva ma non ha aggiunto a chi non ne aveva. Provare a mettere insieme i pezzi sparsi del mondo del lavoro è il tentativo di essere più puntuali nella nostra capacità di rappresentare la complessità”. La campagna prenderà il via nei prossimi giorni, a Brescia il 22 gennaio in occasione del direttivo della Camera del Lavoro, alla quale parteciperà anche il segretario generale nazionale Susanna Camusso.

“L’accordo del 10 gennaio 2014, a distanza di due anni, sta portando alla certificazione degli iscritti dei sindacati. Nelle Rsu, come Cgil, siamo soddisfatti per i consensi ottenuti dai nostri delegati e delegate nei luoghi di lavoro, in molti casi superiori al 50% – scrive la Cgil in una nota – Il nostro augurio è che questo percorso accidentato sulla certificazione della rappresentanza si concluda entro giugno. A livello economico il calo degli iscritti non ha causato disequilibri finanziari nella nostra organizzazione. Il calo delle tessere era previsto e non ha causato un deficit di bilancio. Il bilancio consuntivo, non ancora approvato, è in pareggio. Il calo delle entrate è stato peraltro meno che proporzionale al calo delle tessere. Molte tessere perse erano infatti di lavoratori e lavoratrici al termine degli ammortizzatori sociali (con quota mensile, ovviamente, inferiore rispetto a chi lavora).

 

LE CATEGORIE

Il calo più significativo (superiore al 5%) riguarda le categorie dell’industria (Fiom e Filctem), soprattutto per la fine degli ammortizzatori sociali. Nel caso della Filctem, in molti casi si tratta del settore tessile. Allo stesso modo non è un caso che il Nidil, la categoria che si occupa in modo specifico di lavoro precario e atipico, sia in crescita anche quest’anno.

Per quanto riguarda le altre categorie, la Filcams (commercio e servizi) registra un lieve calo dopo anni di crescita consistente. Tengono invece, con poche variazioni significative, Funzione Pubblica, bancari della Fisac, Poste e telecomunicazioni e agroindustria. In lieve crescita gli edili, un dato particolarmente significativo tenendo conto del crollo del settore (e il conseguente calo delle tessere) degli anni scorsi. Un discorso a sé per la Filt, la nostra categoria che si occupa di trasporti e logistica. Se c’è tenuta nel settore più tradizionale del trasporto, si registra invece qualche difficoltà nell’intercettare e nel riuscire a dare rappresentanza ai lavoratori della logistica, settore decisamente frammentato e disarticolato.

Per quanto riguarda i pensionati, continua il calo di iscritti, seppure in misura minore rispetto agli ultimi anni.

ENTI E SERVIZI

L’ufficio vertenze Cgil ha gestito 1701 vertenze: 1.171 individuali e 530 legate a fallimenti.

L’ufficio vertenze Fiom ha seguito 850 vertenze individuali (101 contestazioni di licenziamento, 434 mancati pagamenti di competenze e 315 altre motivazioni). In calo i fallimenti seguiti, in linea con il calo a livello provinciale.

Le pratiche gestite dall’Inca sono state più di 58 mila, di cui oltre 9 mila disoccupazioni e mobilità.

L’ufficio stranieri ha gestito, in collaborazione con l’Inca, oltre 6 mila pratiche di rinnovo e rilasci del permesso di soggiorno, rilascio delle carte di soggiorno, ricongiungimenti familiari. Oltre a questo ci sono quasi 1700 pratiche per le richieste dell’esame di italiano, 650 pratiche per le cittadinanze e altre attività.

Sunia: 2.225 iscritti, di cui oltre 1400 nelle case Aler-Erp. Circa 700 pratiche seguite tra sfratti, bonus affitti, registrazione contratti di locazione, etc.

Federconsumatori: 856 associati e circa 540 vertenze trattate nel corso del 2015: il 40% ha riguardato il settore energetico, il 30% il settore delle telecomunicazioni, il 10% il settore bancario – finanziario, l’8% i beni di consumo, il 5% la sanità, il 4% l’istruzione, il 2% la pubblica amministrazione e tributi e l’1% ha riguardato i servizi generali per i consumatori.

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1 COMMENT

  1. … E sono ancora troppi i tesserati rimasti. Mentre a noi lavoratori tagliavano le pensioni, i sindacati (sindacalisti) hanno concordato con il governo l’aumento dei loro previlegi. Parlano bene, ma razzolano male, alla stessa stregua dei politici. Si meetessero in regola anche loro….

  2. E’ noto ormai da decenni che i sindacati sono una lobby e come tale con una serie di privilegi. Il mondo del lavoro dagli inizi degli anni Novanta è profondamente cambiato ma loro, essendo lobby, non si sono mai adeguati alle nuove esigenze dei lavoratori. Li consideravano solo tessere da fare. La delocalizzazione di interi settori, come il tessile, il siderurgico, e altri, ha portato la gente comune ad allontanarsi da tali organizzazioni sempre più lontane dalle loro esigenze. Le crisi poi hanno fatto il resto. Col risultato che oggi tutelano chi è già tutelato e non chi ha bisogno di tutele, eludendo, di fatto, al loro compito. Aggiungiamo poi gli scandali dei sindacalisti con mega pensioni, divenuti magari politici, e delegati sindacali che, per sfuggire al lavoro per il quale erano stati assunti, sono stati distaccati, senza capacità e buon senso, e il gioco è fatto…

  3. C’è una perla recente che impreziosisce la storia un tempo di color rosso fuoco della CGIL barricadera. Si tratta nientemeno che del voto favorevole in Parlamento al tanto vituperato Jobs Act renziano da parte di ex-sindacalisti della CGIL, ora appunto parlamentari. Al momento del via libera si sono espressi a favore non solo e clamorosamente il già Segretario Confederale per ben otto anni, cioè Guglielmo Epifani e pure Cesare Damiano, uno tutto FIOM nientemeno che a Mirafiori e poi con militanza di primo piano in PCI, PDS e DS, ma pure i seguenti cigiellini doc: la sottosegretaria Luisella Albanella, poi Patrizia Maestri, Cinzia Maria Fontana, Anna Giacobbe, Marco Miccoli, Teresa Bellanova. L’aula parlamentare era semivuota perchè non partecipavano al voto tutta l’opposizione più la sinsistra del PD, ma i cigiellini c’erano, eccome, a difendere i lavoratori ovviamente.

  4. Già nel 1977 (QUARANTA ANNI FA!!!) la sinistra aveva capito cosa fosse diventato e come sarebbe finito quello che era uno dei migliori sindacati al mondo e cacciò a pedate l’allora segretario generale Luciano Lama dall’università di Roma dove, forte del suo apparato squadristico, aveva creduto di potere facilmente infinocchiare la gente coi suoi discorsi in favore dei “sacrifici” (era quella la parolina magica in voga all’epoca), così come oggi i suoi successori hanno votato per il Jobs Act (quanto suonano bene le fregature, se le nomini in inglese). Poi, i burocrati sindacali (quelli che guardacaso poi finiscono in parlamento o, peggio, a a fare i consulenti per le imprese) sono stati bravi a mantenere sulla breccia la loro organizzazione, trasformandola in un patronato e nello strumento perfetto per accordarsi sempre e ad ogni costo con la controparte dei lavoratori, ovviamente sempre a spese di questi ultimi. Peccato che oggi non ci sia più nessuno capace di mettere al suo posto certa gente…

  5. Grazie a te no di certo, visto che adesso dici di non essere qui, però quando c’era il rilevatore della tassa di circolazione a Pontevico volevi cambiare strada. Deciditi dove virtualmente vuoi essere perchè tanto realmente lo sappiamo tutti da tempo…

  6. Ma siete certi che il calo sia quello? Considerando la fonte da cui proviene, la Cgil, c’è da non crederci. Da quello che sento in giro il calo è molto maggiore e va avanti da anni. Soltanto che fino a pochi anni fa compensavano il calo tessere dei settori produttivi con quelli improduttivi, cioè lo Spi (pensionati) visto che tanti andavano in pensione grazie alle loro inique leggi che hanno portato ad una sperequazione fra vecchi (in pensione con contributi insufficienti compensati col debito pubblico) e giovani senza una pensione adeguata. Oggi anche i pensionati calano, anche perchè in pensione ci va sempre meno gente. Se fossero controllati come si deve, se ne scoprirebbero delle belle su questi sindacati…

  7. Non si può nemmeno fare una vacanza al giorno d'oggi ? O secondo la vostra mentalità bresciana razzista dovrei lavorare 24/24 h ?

  8. Per forza, altrimenti voi la pensione mica la prendete, voi che non avete voglia di lavorare e i vostri figli fanno i fannulloni a 40 anni ancora in casa con mamma e papà senza lavorare

  9. Ma si, chiudiamoli tutti i sindacati, anzi vietiamo la possibilità stessa di associarsi per essere rappresentati! Evviva il corporativismo statale, anzi passiamo direttamente alla barbarie: la legge del più forte non basta? Ma si dai, è la stessa degli animali. Per fortuna che sono ricco di famiglia.

  10. No, i sindacati ci devono essere, ma per tutelare i lavoratori, non per autoreferenziarsi e per tutelare chi ha già tutele. E oggi i sindacati sono questo. Ecco perchè, così come sono, è meglio che spariscano.

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