La Lombardia Orientale tra federalismo e milanesizzazione

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di Claudio Bragaglio* – Con riferimento all’intervento su BsNews di Sandro Belli (uno dei ‘saggi’ del Sindaco Del Bono) sulla “Lombardia Orientale”, desidero fare alcune considerazioni. Non saprei dire della sua rivendicazione d’un personale ruolo propulsivo. Visto che il tema è degli anni ’70 e che era funzionale alla creazione d’un polo universitario statale (Eulo), allora negato per limiti di territorialità. Ma nel merito dell’odierna importanza strategica sono pienamente convinto, in quanto la Lombardia Orientale torna d’attualità per trasformazioni, crisi e sconquassi in atto.

Alludo alle modifiche legislative (Legge Delrio n.56/2014) e costituzionali riguardanti Regioni e Province. In sintesi: il nuovo assetto potenzia le Città metropolitane, ridimensiona le Regioni, liquida le Province, frena il ruolo dei Comuni. Con relativa incognita sull’enigmatico futuro delle ‘Aree vaste’. Traduco in lombardo. La futura Milano, città metropolitana, è un terzo della Lombardia, ma governerà nei fatti più di mezza Lombardia. E la parte rimanente – che è poi la Lombardia Orientale – sarà terra di rivalsa d’una Regione che – messa all’angolo e ridimensionata dallo Stato e da Milano – si muoverà per riguadagnare funzioni e ruolo a scapito dei Comuni e delle ex Province. Quando figuro questa situazione alludo non alla propaganda politica, bensì alla concreta organizzazione di scelte strategiche, infrastrutture, ripartizione delle risorse. Tutti capitoli – data la crescente scarsità di risorse – che sarà sempre più oggetto di contesa e di vere e proprie scorrerie.

Per non dimenticare, poi, la gestione di enti – ovvero il sistema di potere reale e di organizzazione del consenso – un tempo partecipata dagli enti locali ed oggi di esclusiva emanazione della Giunta regionale. Come è avvenuto con il modello Aler per la gestione dell’edilizia pubblica. Per non dire poi del sistema sanitario, per responsabilità anche della sinistra a livello nazionale e delle regioni “rosse”. E, pensando anche alle “Agenzie del Trasporto pubblico Locale”, di cui mi occupo a Brescia, ai possibili rischi di accentramento anche per il venir meno delle Province.

Finora abbiamo sentito idee bizzarre. Da una parte la città metropolitana di Milano, dall’altra una suddivisione della Lombardia in due aree, l’una montana e l’altra di pianura. Con la Provincia di Brescia tagliata a metà. Oppure – sempre per Maroni – la “Lombardia dei Cantoni”, con la Valcamonica nel Cantone della montagna, associata ad un pezzo di Como e con Sondrio capoluogo. Mentre è in corso, per esempio, la definizione – da parte dell’Agenzia TPL – d’un pluriennale ‘Programma provinciale di bacino’ (con relativa gara europea) che integra il trasporto pubblico della Valcamonica al sistema bresciano e non già a quello valtellinese!

Il tema è di viva attualità, anche perché si va ora incardinando un procedimento legislativo regionale di fondamentale importanza. Proprio sulla riorganizzazione territoriale delle nuove “Aree vaste” della Lombardia. Su cui, mi sembrerebbe opportuno, un confronto anche con il centro destra locale. Belli giustamente richiama anche la riorganizzazione di varie associazioni imprenditoriali su scala della Lombardia orientale, baricentrata sull’area integrata di Brescia, Bergamo, Mantova e Cremona. Come peraltro sta avvenendo per vari livelli istituzionali statali. Compresi Tribunali e Soprintendenze, pensando ad un recente intervento molto critico dell’arch. Fasser sulla loro riorganizzazione. Seguiranno anche le Prefetture.

A me sembrano chiari alcuni punti, ma anche alcuni rischi.

Primo. E’ necessario rifuggire dall’idea d’un modello metropolitano orientale, incentrato su Brescia, da contrapporre a Milano. Nessuno lo teorizza, ma lo si coglie sotto traccia. Subliminale, quanto velleitario. Nessuno dei quattro capoluoghi, compresa Brescia, è tale da poter assumere un ruolo preminente. Meglio essere chiari. Il modello di “governance” può essere solo di tipo paritario, a rete e federativo tra le diverse città. Per capirci il modello “Belli” non mi sembra la mossa giusta. Per esempio, quello di partire facendo di S. Giulia, il “Museo internazionale della Lombardia Orientale”. Non saprei dire infatti dell’incontenibile entusiasmo di Mantova, da poco fregiata del titolo di “Capitale della Cultura” e culla del Rinascimento dei Gonzaga. Per non dire poi della nostra Fiera di Brescia che, dopo aver saputo perdere EXA a vantaggio di Vicenza, per Belli dovrebbe diventare la “Fiera dell’intera Lombardia orientale”. E poi ancora cosa? Montichiari come ‘Hub’ aeroportuale della Lombardia orientale, in alternativa a Orio al Serio? Insomma se si pensa alla Lombardia orientale pensando solo all’ombelico di Brescia, ed alle sue pretese, meglio non partire. Non me la sentirei di immaginare guerre tra comuni viciniori come nel medioevo. E, se proprio dobbiamo un qualcosa alla storia, ciò ci deriva dall’essere stati per quasi quattro secoli terra veneta in Lombardia. In una Lombardia che, tra l’altro, come autonoma realtà nasce per davvero solo a partire dal 1970.

Secondo. Un “progetto comune”, quindi per una condivisa visione delle cose. Molte delle trasformazioni già in atto rischiano di avvenire in modo caotico, interi pezzi dello stato in Lombardia subiscono la spending review, con scelta guidata dai tagli di spesa e non già da un disegno di riordino complessivo. Penso anche al riordino del sistema del trasporto pubblico ed alle interconnessioni tra i diversi “Programmi provinciali di bacino”.

Terzo. La nuova legislazione lombarda deve poter delineare spazi istituzionali e forme di collaborazioni rafforzate di carattere interprovinciale (tra Capoluoghi e tra Enti di Area Vasta), come stanno facendo il sindaco Del Bono ed il Presidente Mottinelli, per delineare una convergente responsabilità amministrativa. Mentre oggi è in atto una “politica del carciofo”, con relativa spogliazione delle funzioni delle autonomie locali.

Quarto. A me sembra chiara l’alternativa. O sarà in campo un comune progetto autonomista e federale nell’area della Lombardia Orientale, basato su una collaborazione rafforzata tra Capoluoghi e nuove Province, o si realizzerà un epilogo opposto, quello d’una progressiva “milanesizzazione” dell’intera regione, in ragione della forza centripeta ed attrattiva della città metropolitana. A cui la legge Delrio attribuisce il massimo delle funzioni di governo.

Sono due diversi modelli di sviluppo non solo della Lombardia, ma dell’Italia. Da una parte le leve trainanti dello sviluppo sono affidate alle concentrazioni metropolitane ed alla centralizzazione dei decisori pubblici. Dall’altra c’è la ricerca d’un nuovo equilibrio autonomista, in gran parte ancora da ridefinire, tra le metropoli e le aree della grande provincia italiana. La famosa “terza Italia”. Comunque le esperienze sono diversificate. Per esempio la Toscana ha tolto quasi tutto alle Province, non così Piemonte ed Emilia. Quello che oggi risulta nei fatti prevalente per il PD renziano è il primo modello. Ma non è detto si debba realizzare così, in quanto un confronto serio è aperto e finora il nodo rimane irrisolto.

* vicepresidente Agenzia del Trasporto pubblico locale di Brescia  

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1 COMMENT

  1. Tutto molto interessante. Però purtroppo il problema di fondo è non già la “politica del carciofo” nei confronti delle funzioni in capo alle autonomie locali, quanto piuttosto la “politica della banana” nei confronti delle risorse. Politica sistematicamente e brutalmente attuata dal livello nazionale a guida Monti, Letta, Renzi. Tre Presidenti del Consiglio che, non a caso, hanno imperversato ed imperversano senza preventiva bendizione del loro programma di Governo da parte del popolo cosiddetto sovrano. Tre Presidenti che, presisi in carico il “lavoro sporco” da fare, hanno ben pensato di concentrarsi sulla falcidia lineare delle risorse destinate all’amministrazione periferica della cosa pubblica anzichè sul loro recupero tagliando gli sprechi, contrastando duramente la corruzione, l’evasione fiscale e quella contributiva. E senza euro non si va da nessuna parte. Tutto il resto è noia cantava Califano, anche la seria ed interessante riflessione bragagliesca. Ah, ovviamente ci resta sempre la presa della Bastiglia…

  2. Rispondo volentieri alla dotta e seria esposizione di Bragaglio, in parte condivisibile. Una prima precisazione: dove scrive di un modello orientale incentrato su Brescia e dice che nessuno lo teorizza, mi pare abbia dimenticato molte proposte varie di tal genere. Ne cito solo una, Emilio del Bono: “Brescia è punto di riferimento per Mantova, Cremona e Bergamo che guardano a noi come contrappeso di Milano”. L’idea (non mia) di Brescia capoluogo o capofila della Lombardia orientale rimbalza da qualche anno sui giornali. E non è solo un’idea…..
    Gli agricoltori di UPA, gli artigiani e i commercianti di Confartigianato e Confesercenti e molte altre associazioni o enti già la hanno prefigurata e si sono organizzati in tal senso.
    Personalment e penso sia un’onda da condividere e da spingere, certamente non proponendo una “Brescia egemone e pigliatutto”, ma, come scrivo “una sinergia di reciproche eccellenze fra province” (vedi anche Bresciaoggi del 23/01/2016). La vera differenza fra me e Bragaglio è che lui è un politico di lungo corso, competente, serio ma descrittore del presente (con un po’ di pessimismo), io un po’ più appassionato al futuro, a cercar di smuovere sia la società civile sia (anche se è un azzardo) la classe politica. E’ quest’ultima che deve svegliarsi, facendo PIANI DI GRANDE RESPIRO, come spesso purtroppo non fa. Infatti la parte operosa della società civile si è già portata avanti e ha già impostato una “Lombardia orientale dell’agricoltura, dell’edilizia popolare, del commercio, dell’artigianato, dei tribunali, probabilmente della musica, ecc”.
    Prima di un preciso assetto politico, viene un grande Piano e prima del Piano, un’idea coraggiosa, propositiva e innovativa che io spero, nel mio piccolo di contribuire a sviluppare. Sandro

  3. Aggiungo. Bertoglio cita le vicende Fiera Bs e aeroporto Montichiari ( giustamente) come inefficienze di Brescia e della sua vecchia classe dirigente. Verissimo. Tuttavia mi pare si possano anche citare come esempi di progetti di grande rilevanza così importanti e complessi da far pensare che se fossero stati supportati non da una sola provincia ma da una realtà poliprovinciale potrebbero essere stati ( e forse potrebbero ancora essere) operation I di successor ….un successo lombardoorientale. Sandro

  4. Aggiungo. Bertaglio cita le vicende Fiera Bs e aeroporto Montichiari ( giustamente) come inefficienze di Brescia e della sua vecchia classe dirigente. Verissimo. Tuttavia mi pare si possano anche citare come esempi di progetti di grande rilevanza così importanti e complessi da far pensare che se fossero stati supportati non da una sola provincia ma da una realtà poliprovinciale potrebbero essere stati ( e forse potrebbero ancora essere) operation I di successor ….un successo lombardoorientale. Sandro

  5. mi scuso per gli errori Aggiungo. Bragaglio cita le vicende Fiera Bs e aeroporto Montichiari ( giustamente) come inefficienze di Brescia e della sua vecchia classe dirigente. Verissimo. Tuttavia mi pare si possano anche citare come esempi di progetti di grande rilevanza così importanti e complessi da far pensare che se fossero stati supportati non da una sola provincia ma da una realtà poliprovinciale potrebbero essere stati ( e forse potrebbero ancora essere) operationi di successo …un successo lombardoorientale. Sandro

  6. Bertoglio, Bertaglio anzichè Bragaglio. Ecco, forse a Belli manca solo Bergoglio. Chissà, magari Belli potrebbe farsi ispirare, lui che guarda solo al futuro, alla nascita anche di una nuova…Chiesa della Lombardia Orientale con tanto di scisma a supportarne il decollo. Da Montichiari, ovviamente.

  7. Bragaglio nel suo approfondito intervento parla di una proposta di Maroni che suddivide la Regione in diversi Cantoni. Ma è già approvata? E’ come la Svizzera? Che cosa ha di diverso dalle Province anche per quanto riguarda le competenze?

  8. Le competenze nei cantoni “alla Svizzera” resterebbero le stesse ora in capo a Regioni, Province e Comuni ma con l’azzeramento di tutti gli altri Enti intermedi con relative comeptenze (comunità montane, ATO, ecc.). Regioni, Province e Comuni avrebbero così solo più poteri (da “far valere” a Roma) rispetto a quelli che già hanno. Il tutto in vista della Riforma Costituzionale voluta da Renzi e che verrà sottoposta in ottobre a referendum confermativo.

  9. Se,come scrive lo spiritosissimo anonymous giocando sui miei errori,guardassi solo al futuro,non risponderei nel presente alle stupidaggini degli anonimi. La sorprenderò,simpatic amente,senza offesa : anche in certi ordini religiosi c’è un assetto Lombardoorientale con centralità bresciana….non le auguro di andare all’inferno ( ovviamente in senso teologico..!!) e senza accusarla di scisma. Sandro

  10. A: Illuminante e @Illuminante. Per quanto riguarda i “Cantoni” di Maroni finora sono una “suggestione” e… confusi lavori in corso. Il punto di partenza dovrebbe essere l’attuale suddivisione delle ATS (Agenzia Tutela Salute) in campo sanitario. Con Brescia senza la Valcamonica, accorpata alla Valtellina ed un pezzo di Como (area Montana). Con magari i Camuni ingolositi – sbagliando a mio parere – dall’aderire alla “speciale” Provincia montana. Cremona con Mantova (area Padana). E così via. Ma l’accostamento ai Cantoni svizzeri è del tutto inimmaginabile perché essi mettono capo ad un sistema federale, che in nulla si ritrova nella Regione prevista anche dal nuovo Titolo V. E non è che in Lombardia si possa prescindere imbastendo come ai vecchi tempi una bella… secessione. Quindi parole al vento. “Cantoni” in salsa all’italiana, per capirci, al posto del nome di “Enti di Area Vasta” e nulla più. De gustibus… L’altro punto irrisolto, al di là dell’aspirazione ‘cantonale’, riguarda la riorganizzazione dello Stato a livello territoriale (Prefetture, Tribunali, Sovrintendenze, Motorizzazione, Scuola statale…). Se non c’è coordinamento tra i due livelli il rischio (in cui siamo già incappati con la vicenda confusa delle Province) è quello d’un vero e proprio caos. Per ora penso questo: se dovessimo fidarci degli ‘ingegneri civili’, come meritano gli ‘ingegneri istituzionali’ che vediamo all’opera, rischiando il tetto in testa ce ne andremmo a gambe levate persino da casa nostra. brg

  11. Stupidaggini ? Le consiglio vivamente la lettura (spero, la rilettura) del saggio:”Le leggi fondamentali della stupdità umana” scritto negli anni ’70 del Prof.Cipolla, illustre economista. La quarta di queste leggi recita: “Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide”. Interessante, da approfondire…

  12. Mi chiedo come sia possibile mettere insieme realtà così diverse tra loro come Brescia, Mantova, Bergamo, Lodi e Cremona. Sandro parla di Brescia come capoluogo di questa grande area, ma io sono francamente scettica. Non mi pare che ci siano esperienze di collaborazione tra queste città, se mai di divisione, come Bragaglio ricorda giustamente per l’aeroporto tra noi e Bergamo.

  13. Mantova Cremona e Brescia,nelle realtà associative e culturali che cito nel mio testo sono già insieme o per volontà o per necessità . Manca un collante politico istituzionale e,forse in parte una capacità operativa. Probabilmente le difficili future situazioni economiche e sociali ci spingeranno ( obbligheranno) alla collaborazione e alla dimensione sovraprovinciale. Prepariamoci! Sandro

  14. In tema, vale la pena di citare, grazie al contributo della Regione Lombardia, dell’Assessorato alle Culture, Identità ed Autonomie e della Fondazione Cariplo, la presenza di OperaLombardia, un recente brand che, come già avveniva da tantissimi anni per il Circuito Lirico Lombardo, raggruppa in un unico grande cartellone d’opera i cinque teatri di tradizione della Lombardia che vantano inoltre, come partner, l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano e il Teatro alla Scala. Sono il Teatro Grande di Brescia, il Teatro Sociale di Como, il Teatro Ponchielli di Cremona, il Teatro Fraschini di Pavia e la Fondazione Donizetti di Bergamo, già co-produttori di opere liriche. Si sono uniti cnhe per condividere soprattutto, come indica la nota istitutiva, le strategie di comunicazione e per rafforzare la loro capacità di attrattiva turistica. Si tratta di una delle tante inziative dove più che aree e confini precisi, si uniscono “quelli che ci stanno” in un ambito regionale per ottimizzare soprattutto costi che nel tempo sono di parecchio inostenibili in un settore, come l’opera lirica, che assai soffre in genrale tagli e sforbiciate pubbliche oltre al diradarsi di sponsor e benefattori un tempo molto presenti. Il tutto evidenzia come già esistano realtà extraprovinciali colllaborative, con un quid di collante istituzionale, che almeno rendono ai cittadini un po’di quantità ed un minimo di qualità di offerta in tempi purtroppo in Italia assai grami nello specifico settore culturale.

  15. Sandro ho atteso che finisse il tuo ‘corpo a corpo’ polemico con quello che chiami ‘anonymus’. Ti ringrazio per le tue sollecitazioni critiche. Condivido varie cose, compresa la tua risposta ad Illuminante: sarà la necessità ad aggregare realtà istituzionali e sociali loro diverse della Lombardia Orientale. Poi fai cenno alla differenza tra il tuo ottimismo ed il mio pessimismo. Scusa, ma son temi della retorica che non m’appassionano. Io penso che nella politica (come nella vita) il vero interrogativo non è: “cosa desidero?”, bensì: “cosa ‘posso’ desiderare”? In ciò sta la differenza sostanziale tra un ottimismo di maniera (posso desiderare tutto) ed il realismo. Solo a quest’ultimo cerco d’attenermi. Che ogni città o provincia si proponga come capofila di qualcosa ci sta. La retorica – caro Sandro – anche di noi ‘bresciani nel mondo’ – si sa – è sconfinata. Ma noi siamo oggi di fronte alla necessità d’una proposta concreta. Insisto: oggi. Quindi non a generici pensieri siano essi grandi, lunghi, alti o larghi. Tantomeno alla ola della tifoseria d’ogni singola città. Ora come ora non abbiamo alcuna copertura dalla legge Delrio. Nessuna delle tre province (dando per acquisita l’unificazione tra Cremona a Mantova) può assumere il ruolo guida di città metropolitana. “Capofila”, come sbocco istituzionale, vuol dire nulla. Quindi, io vedo solo due ipotesi. O un unico Ente di area vasta, di circa 3 milioni di persone. O tre Enti (Bergamo-Cremona/Man tova- Brescia) con una forma istituzionale rafforzata di cooperazione (a partire p.e. da una Conferenza dei tre Presidenti e simili, un comune programma strategico di governo, analogo a quello delle città metropolitane…). La prima ipotesi ha mille difficoltà, la seconda alcune possibilità, già peraltro attivate anche da Brescia, recepibili a livello di legislazione regionale. Ma tale tema a livello regionale non è ancora emerso – ch’io sappia – con proposte precise. Tutto qui.

  16. “Realismo, oggi, proposte concrete, non generici pensieri…”: sin troppo palese il richiamo, nelle parole di Bragaglio, a ricondurre sul piano della fattibilità soprattutto politica i buoni pensieri e le ottime intenzioni di Sandro Belli. Diciamola con un’altra sintesi: competenze delle autonomie locali nel caos con risorse che scarseggiano paurosamente. Con questo presupposto di fondo, è difficile ragionare. Si possono usare solo condizionali e forme impersonali: “si potrebbe”, “si dovrebbe”, “sarebbe opportuno”, “sarebbe utile” e via di questo passo. Ah, a proposito di scenari che cambiano drasticamente, ci piacerebbe che, non a caso, Bragaglio o Belli inserissero la loro riflessioni nella storica riforma costituzionale che verrà sottoposta a referendum confermativo in ottobre.

  17. > Caro Bragaglio apprezzo le tue note ma non condivido il punto di partenza. Non voglio fare il filosofo ma mi spingi a riferirmi a Piero Gobetti e Max Weber quando spiegano che è la società civile che configura la politica,non la politica che deve imporre il suo assetto e le sue scelte. Quando mi sottolinei che il termine Capofila non è un termine politico,metti in evidenza proprio questo. La voce popolare (di agricoltori commercianti musicisti imprenditori,gruppi politici,ordini religiosi,operatori di alcuni settori,ecc) lancia con parole non politiche ma chiare,oneste,democr atiche una istanza,( poter essere capofila, poter vivere in una area poliprovinciale) ; deve essere compito della classe politica interpretarla e trasformarla in un termine politico- istituzionale : Capoluogo anziché Capofila,…Cantone o Area Vasta o altro anziché poliprovincia. Nuovi termini e nuovi assetti politico-istituziona li li perfezioneranno i politici,ma va data democratica risposta alle istanze popolari.
    > Non sono un esperto dell’assetto politico- istituzionale e neppure un costituzionalista,ma un cittadino che sente la necessità che la sua città,in sintonia con altre province,cresca e si prepari ad un futuro difficile e che trova,nelle parole che seguono,un piena ottimistica condivisione
    > ” Brescia vero capoluogo a vocazione regionale” GdB – E.Mirani
    > “L.Lussignoli,Istitu to naz di Urbanistica….dobbi amo decidere se diventare satellite di Milano o capitale della Lombardia Orientale”. GdB- W Nervi
    > ” E.Del Bono …il suo obiettivo più alto,diventare capoluogo della Lombardia Orientale,così da fare massa critica per un valido contraltare allo strapotere di Milano ” Corsera 23/12/14
    > “Brescia Mantova Cremona: primo polo lombardo per la produzione agricola: una ottima sinergia.
    > ” Sindaco di Bergamo: fare Brescia capofila di un polo importante” in campo musicale culturale,un patto che si allargherà alla futura” regione gastronomica d’Europa.” GdB
    > “Dst,dierz. sede territoriale. “Brescia ingloberà anche le province di Cremona e Mantova ”
    > ” Brescia sarà Capofila dell’aggregazione Cdo lombardo orientale: Unione con Cremona Crema Mantova.
    > Molti altre voci si possono raccogliere. Mi sembrano significative,e spesso,per fortuna c’è ancora chi dice,scrive,lotta per “ciò che desidera” e non si limita a “ciò che può desiderare” Questo è il messaggio straordinario del “politico” che ho scelto : Piero Gobetti. Lo dico senza retorica,ma convinto che oggigiorno c’è spazio ( spero tra i giovani) per voglia di innovazione, anche se la strada sarà non facile.

  18. C’è.sempre stata differenza fra ciò che è ( e che pare immutabile) e ciò che si vuol che sia. E c’è una priorità del pensiero sulla prassi o,se vuoi citare l’antica saggezza greca,vi è prima la filosofia e poi,sua figlia,la politica. In altre parole penso si debba avere una idea,un pensiero forte, un impulso filosofico,una passione convinta (in questo caso la Lombardia orientale) e poi…poi pensare a come nella concretezza del fare,nella esperienza degli esperti politico istituzionali ,il tutto si può realizzare….oggi è cosi, spingo perché domani sia come mi pare meglio

  19. C’è.sempre stata differenza fra ciò che è ( e che pare immutabile) e ciò che si vuol che sia. E c’è una priorità del pensiero sulla prassi o,se vuoi citare l’antica saggezza greca,vi è prima la filosofia e poi,sua figlia,la politica. In altre parole penso si debba avere una idea,un pensiero forte, un impulso filosofico,una passione convinta (in questo caso la Lombardia orientale) e poi…poi pensare a come nella concretezza del fare,nella esperienza degli esperti politico istituzionali ,il tutto si può realizzare….oggi è cosi, spingo perché domani sia come mi pare meglio

  20. Sandro ben strana discussione, la nostra. E con troppi equivoci. Quasi a voler far sembrare che tu da bresciano vuoi Brescia capitale dell’Est lombardo ed io no. E riporti citazioni su citazioni di richieste in tal senso (e che ben conosco) che ti darebbero ragione. Se vuoi ti darei ragione pure io. Non mi costerebbe nulla, ma saprei già anticiparti l’epilogo fallimentare. Il modello di Milano città metropolitana non è riproducibile (per mille motivi) nella Lombardia orientale, con Brescia capoluogo di 3 milioni di persone. Che Brescia debba spingere di più e con convinzione all’aggregazione è un bene e lo sta già facendo con forza. E’ un merito di categorie, della Città e della Provincia. Ma un conto è l’incitamento – necessario – del proprio esercito, un conto la strategia militare e la proposta di governo per rendere possibile la vittoria anche con la partecipazione ed il consenso degli eserciti altrui. A cominciare da tutti i ‘combattenti’ del Consiglio Regionale. Ad esempio, anche dal consenso dell’esercito bergamasco (così tanto per dire)! Due cose ben diverse tra loro. Ho l’impressione – amichevolmente – che tu sia fermo al primo punto, quando già siamo al secondo. Infatti tu nulla dici (né vuoi dire) sui concreti assetti politico-istituziona li. Dopo aver scomodato filosofie greche e sentimenti weberiani che – scusami – neppure discuto, perché li dò già per acquisiti. Ma è proprio questo il vero tema irrisolto, quello d’una precisa proposta politico-istituziona le, dal momento che è in discussione proprio in questa fase il nuovo riassetto, anche a livello regionale. Siamo già oltre il Po e non ancora al Mella. Questo il problema. Non già l’incitamento a fare il lombardo orientale. Ma il cosa fare, qui ed ora, della ‘geografia’ della Lombardia orientale. Tra le quattro province (e i loro attuali capoluoghi: Bs, Bg, Cr, Mn) non c’è alcuna che abbia di per sé la primazia riconosciuta dagli altri. L’unica altra via è quella, come ho già sostenuto, d’una operazione di tipo federativo, paritario, a rete, consensuale. Da definire in una precisa proposta legislativa regionale perché nulla c’è nella legislazione attuale che vada nella direzione auspicata. Anni fa (1996) la Fondazione Agnelli (M.Pacini) parlò per il livello nazionale d’una ‘capitale reticolare’. Mutuando tale modello, anche per la Lombardia Est, l’unica via a mio parere è quella d’un ‘capoluogo reticolare’, dove ognuna delle quattro città gioca le proprie migliori carte in diversi settori. Ma riconoscendosi però in un comune progetto di ‘governo reticolare’ di Area Vasta. Ed in fretta perché Bergamo, tanto per dire, intanto che discutiamo del colore e del diametro dell’ombrello di Brescia, si va già con scelte concrete bell’e che sistemandosi sotto l’ombrellone metropolitano di Milano.

  21. Questa è bella e non l’avevo mai sentita che la Lombardia non è mai esistita fino al 1970, ma il professor Bragaglio su quali libri ha studiato? Non è che ha sbagliato a scrivere il secolo? O lo dice solo per polemizzare con la Lega che fa leva sulla Lombardia che è il cuore della Padania.

  22. Si informi prima di scrivere sciocchezze. Bragaglio sa benissimo, come tutti…i non padani, cosa dice. Le Regioni, previste dalla nostra Costituzione, non furono mai istituite nè regolate fino al 1970 quando vennero costituite anche nei loro organismi di governo come autonomie locale con tanto di elezioni dei consigli regionali. Se si chiede il perchè, glielo spiego. La Democrazia Cristiana che di fatto tenne saldamente in mano il potere dal dopoguerra alla fine della Prima Repubblica, si guardò bene da istituire Regioni che sarebbero state consegante, con tanto di poteri, risorse e competenze nelle mani degli odiati e temuti comunisti italici: almeno Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria si sarebbero pericolosamente sganciate dal controllo romano e “vaticano” del Paese. Certo, non è che le cose siano migliorate dal 1970 ad oggi e proprio il ventennio formigonian-leghista in Lombardia saranno ricordati come esempio decentrato dell’esercizio spietato ed affaristico del potere fine a stesso.

  23. Nel seguire questo confronto serrato tra il professor Bragaglio e il saggio del sindaco Delbono Sandro Belli mi son chiesto se su questa questione così importante da una parte c’è il consigliere del sindaco del PD e dall’altra c’è Bragaglio che è del PD quale è la posizione del PD?

  24. Condivido quel che dici circa la difficoltà di trovare il giusto assetto istituzionale . Ma il popolo che cosa vuole? È coinvolto veramente in queste scelte? Oppure bisogna informarlo di più ? Quando tre anni fa ho scritto i primi appunti sul tema,non comprendevo Bergamo nella poliprovincia . Mi pareva già troppo collegata a Miano…..aeroporto di Orio chiamato aeroporto di Milano. …Certamente Mantova e Cremona per le loro dimensioni e per le attività mi parevano più consone ad unirsi a Brescia,in una realtà che,comunque ne rispettasse le peculiarità . Sandro

  25. “Ma il popolo che cosa vuole? È coinvolto veramente in queste scelte? Oppure bisogna informarlo di più ?” Bravo, Sandro, in queste domande lei sembra davvero fare sintesi e chiudere la riflessione. Gliela riassumo. Il popolo non è coinvolto nelle scelte di cui si disserta, qui, in centinaia di righe. Il popolo, nelle democrazie rappresentative, delega a delle persone che ha eletto l’esercizio della politica con scelte conseguenti di esercizio del potere. Gli eletti (in più di un senso…) decidono cose importanti e cose meno importanti per conto dei propri elettori, che di norma informa (se e quando lo fa) a cose avvenute. Le scelte sono in realtà spesso operate ancora prima dai partiti, ai vari vertici organizzativi e decisionali che li compongono. Il popolo, di Lombardia Orientale, milanesizzazione, modelli di sviluppo, concentrazione o centralizzazione, “terza Italia”, “Area vasta”, non sa nulla e di quasi nulla è informato. Ergo, nemmeno può sapere cosa vuole di qualcosa che temo sia molto, molto lontano dagli attuali veri problemi quotidiani che sente sulla propria pelle: costo della vita, potere di acquisto, disoccupazione, pensioni, tenuta dello stato sociale, sanità, vivibilità dell’ambiente. Il popolo per ora non è sovrano ed i cittadini sono solo sudditi, pensati e trattati come tali. Forse bisognerebbe informarlo meglio e nei dettgali su come avvenne la presa della Bastiglia o l’assalto al Palazzo d’Inverno, così nell’evocazione storica accontentiamo Belli e anche Bragaglio…

  26. Ho assistito con interesse al dialogo epistolare tra Sandro Belli e Claudio Bragaglio. Stimo entrambi e do' atto a Claudio Bragaglio di intendere la politica per un di più della semplice amministrazione del quotidiano e della sterile alchimia istituzionale. Una politica che si fa carico di interpretare il cambiamento e le riforme con l'obiettivo di un futuro più attrezzato a cogliere le sfide della modernità . In questo do' atto al nostro sindaco Emilio Del Bono e i suoi colleghi del coraggio e lungimiranza. Do' altresì atto al nostro Presidente Pier Luigi Mottinelli ed ai suoi colleghi di aver interpretato l'opportunità della Riforma delle Province come sfida con Sindaci e RL per un ruolo da protagonista della Lombardia Orientale . La novità della Città Metropolitana ci spinge apprezzare il ruolo che Sindaci e Presidenti vogliono giocarsi con forza per ambire a un riequilibrio nel panorama lombardo . La riforma passa per accettare la sfida insita nella Delrio con Regione Lombardia .Brescia motore e traino in un ruolo leader tra le province contermini, senza trovate come quella della Valle Camonica in un improbabile aggregazione montana, ma anzi valorizzando ogni peculiarità e semplificando e efficientando l'amministrazione, come nel protocollo firmato a Iseo tra le province di BS, BG, CR e MN. Nella giornata del Faustino e Giovita è' tempo che la Leonessa torni a ruggire .

  27. Debbo una risposta a luciosky, facilitato da quanto detto da@luciosky. Non c’entra una polemica con la Lega. La Lombardia non è esistita, non in quanto realtà territoriale, ma nello specifico come ‘autonomo sistema’ politico-istituziona le. Questo il punto. Infatti nei secoli la ‘Lombardia’ è esistita o inglobata in sistemi più grandi, per esempio imperiali o statali (Romano, Longobardo, Carolingio…fino al Regno d’Italia) o variamente divisa. Questo già dai Celti, con i Cenomani da una parte (e Brescia coi Romani) contro i Celti Insubri (Milano). La stessa vicenda dei Comuni è di totale divisione. Anche la famosa Lega Lombarda era ‘lombarda’ per modo di dire, perché comprendeva Genova, Bologna e Venezia, ma non Pavia, Como e Lecco. Ha quindi rappresentato (e per poco tempo) una parte della Lombardia contro l’altra alleata con l’Imperatore. Poi da metà ‘400 quasi quattro secoli di dominazione veneta nella Lombardia Est, fino a Napoleone. BS e BG con i Veneti contrapposti al Ducato di Milano. Poi Cispadana, Cisalpina, Lombardo-Veneto tutte realtà sovraregionali, dipendenti da Francia o Austria. Poi lo stato liberale centralizzato ed antiregionalista. Poi il Fascismo. Fino alla costituzione, come ricorda @luciosky delle Regioni. E siamo al 1970. Per altre realtà una storia diversa. Anche di autonomia politica e di governo. Così per Piemonte e Veneto, Toscana, Lazio o Sicilia… Ciò non significa, come qualche ‘luddista’ sostiene, che bisogna spiantare anche le Regioni. Significa, al contrario, che anche ciò che non c’è venuto dalla storia può essere meglio costruito dalla politica in futuro. Lombardia inclusa. Senza però inventarsi anche un’inesistente ‘lingua lombarda’ e vorrebbe in Regione introdurre col dialetto il bilinguismo. Un unico dialetto lombardo non esiste. E condivido quanto ha detto a questo proposito il linguista prof. Gobber.

  28. riconoscere gli stessi meriti a Bragaglio e poi a Del Bono e Mottinelli mi lascia perplesso. Se Brgaglio è un politico pensante e di cultura lo stesso non può dirsi per gli altri due, che si connotano per piccolo cabotaggio e miopia politica e culturale. Quindi teniamo buoni i complimenti per Bragaglio, che non ne ha bisogno, e lasciamo nel loro sonno istituzionale e politico gli altri due. Proseguendo nel ragionamento dei due maggiori contributori a questo piccolo ma bel dibattito (Belli/Bragaglio) non posso che sottolineare quanto Belli cerchi di trovare uno slancio che ormai Brescia ha perduto da tempo, mentre Bragaglio cerchi di dare di fatto a queste idee un contenitore legislativo che le permetta di attuare. Ma resta una domanda che forse va fatta prima di tutto questo. E’ davvero necessario creare a qualunque livello una federazione di città lombardo orientali? Mi pare personalmente di no. La cosa che per una volta va sottratta alle colpe dei politici bresciani è che quanto accade (spoliazione della autorevolezza e della capacità di fare della nostra città e provincia) nasce dalla natura della nostra classe imprenditoriale. Da troppo tempo innamorata (e mal ripagata) dal mattone e dalla finanza dal fiato corto e senza idee. Da tempo abbiamo abdicato a quello che sappiamo fare meglio. Ovvero FARE. Guardiamo a Bonometti e OMR come dei maghi mentre decenni or sono eravamo pieni di imprenditori di questa natura e dotati di coraggio. Forse l’errore è stato loro che bravissimi nel loro lavoro hanno lasciato perdere alcune visioni che meritavano attenzione per il nostro futuro. Quando sento parlare dell’autostrada Brescia Ulm, o del canale navigabile mi rendo conto che erano visioni che se realizzate oggi ci avrebbero messo in posizione di vantaggio rispetto ad altri territori. Ma sono cose passate. Io mi chiedo se non sia possibile un rilancio del nostro territorio senza aiuti di altre provincie (che come dice Bragaglio) non ci vedono per nulla come eventuale capofila o leader. Quali potrebbero essere i punti da sviluppare per un ritorno (in modi differenti ed attuali) ad una Brescia meno apatica, dimessa e rassegnata. Forse aeroporto ed alta velocità ci renderanno più interessanti, ma è tutto qui?

  29. A Marino. Mi chiedi della posizione del PD bresciano sui temi del ns dibattito. Non saprei. Come non saprei del PD a livello di Consiglio regionale. So però che Mottinelli e Del Bono, quindi provincia e capoluogo, vanno nella direzione giusta. Un esempio: il ‘Patto di collaborazione’ della Lombardia orientale, sottoscritto in gennaio, tra le quattro Province BS, BG, MN e CR a favore dei comuni. Si tenga presente che Maroni entro giugno ha detto d’una una sua proposta sul riordino delle Autonomie.

  30. Ho capito bene quello che dice Bragaglio e cioè che il Pd e i Consiglieri regionali non hanno una posizione sulle questioni che riguardano la Lombardia Orientale. Sono stati bravi quelli di Brescianews che stanno rilanciando con Bragaglio e con Sandro Belli il problema. E tanti complimenti a quelli della Confesercenti che come ha ricordato il dott. Merigo per primi si sono mossi per mettere insieme anche le varie categorie

  31. A Provinciale che dice: “nella giornata di Faustino e Giovita è tempo che la Leonessa torni a ruggire”. La Festa è andata bene per il tempo e pure perché molti eran felici del proprio ‘mocio’ multicolore in spalla. L’emblema festaiolo di quest’anno. Già, ma di che Leonessa parliamo? Quella spelacchiata per le tante aziende chiuse e le aree ancora dismesse? Quella non più dei 220 mila, ma dei 160 mila bresciani, con la media d’età tra le più alte? Quella dei 40 mila stranieri che troppi non vorrebbero neppure integrare? Quella che ha visto lo spostamento delle famiglie più giovani e intraprendenti nell’Hinterland…e così via.
    Penso che la vera Leonessa del futuro sia la Brescia con il suo Hinterland. La Brescia dei 300 mila. Non quella che cala, mentre la Provincia cresce. Non quella dei 10 o 15 Piani urbanistici (PGT). Quella che si rimpalla le responsabilità per la nuova Ikea a Roncadelle…quella che non può governare un’area integrata semplicemente perché non c’è un governo locale integrato. Insomma una nuova Leonessa, ma che abbia almeno fisico e polmoni, non per guaire, ma appunto per…ruggire!

  32. Il richiamo di Bragaglio alla Leonessa che non guaisce ma torna a ruggire, deve far pensare a tutte le “ere geologiche” vissute da Brescia oppure ad alcune in particolare ? Vorremmo che Bragaglio ci narrasse allora i ruggiti della Brescia del nuovo cemento inutile e dissennato, la Brescia che innalza torri oggi tristemente vuote, sia come nuclei residenziali che sede di servizi. La Brescia della periferia, del Frecciarossa e dei supermercati a tappeto per azzerare artigiani e commercianti al dettaglio e privare il centro storico di flussi di persone che lì acquistavano abitualmente. Ma anche la Brescia che si costruisce in casa un inceneritore che deve briuciare 800.000 tonnellate annue di rifiuti per raggiungere l’efficienza produttiva quando il “suo” fabbisogno è di 200.000 tonnellate. E la Brescia che peggiora lo stato di aria, acqua suolo, senza aver mosso un dito per risolvere prima i danni già subiti a causa del traffico e degli esiti tossici di insediamenti industriali (vedi cromo esavalente, PCB, amianto, rifiuti vari, ecc.). E ancora la Brescia del Progetto Metrobus, con la decisione di buttare via un miliardo di euro di denaro pubblico in un’infrastrutura inutile e totalmente sovradimensionata, scaricando in più i debiti sulle generaqizoni future. E per finire la Brescia che consegna lo scettro e l’oro di ASM nella mani dei milanesi per la nascita di A2A e quello di Banca Lombarda (S.Paolo e CAB) nella mani dei bergamaschi per la nascita di UBI. Questa narrazione si porta al seguito tante decisioni politiche che Bragaglio conosce bene, che ha pure condiviso, che ha persino determinato come uomo politico di primo piano nei partiti in cui ha militato e che hanno anche governato Brescia. Troppi errori, troppe visioni fuori dal tempo, troppe decisioni sbagliate, troppe strategie mal perseguite, troppi obiettivi mai centrati: la politica, su tutti, e la finanza locali hanno avuto grosse responsabilità se oggi la Leonessa non ruggisce più. E i cittadini con almeno dieci lustri sul groppone un po’ di autocritica la vorrebbero sentire: si è andati in certe direzioni, ma altre erano vincenti.

  33. Ad Addiopassato. Spero di avere occasioni e tempo per una risposta approfondita, come meritano le tue considerazioni critiche. Ma nell’immediato, consentimi un flash partendo dalla coda. Dici ‘altre direzioni erano vincenti’. Anch’io spesso me lo son chiesto, credimi, e non ho trovato facili risposte. Senza il Metrò, una volta constatata l’impossibilità d’un tram veloce che potesse attraversare la città, per alleggerire la morsa del traffico privato proveniente dall’esterno della città. Senza il Termovalorizzatore (la cui ns astensione di sinistra fu determinante), con il teleriscaldamento ed il rischio di una gruviera di discariche. Senza uno sviluppo edilizio (per la parte che più ci riguarda con Corsini-Venturini) fondamentalmente sostenibile, impallata poi con una crisi edilizia, produttiva ed abitativa che non mi pare sia della sola Brescia. Senza l’aggancio di ASM a Milano in una fase di aggregazioni delle Multiutility avvenuta a tutti i livelli, in Italia ed in Europa…Sulle banche poi non direi che politica e istituzioni abbiano avuto il benché minimo rilievo. Non mi sottraggo alle critiche. Ma se posso semplificare, io penso che sul ‘come’ ci si è mossi si possa dire molto, anche per errori anche a me ben noti. Ti suggerisco pure Ente Fiera e Brebemi. Mentre mi pare di capire che tu vai ben oltre e contesti radicalmente la direzione stessa di tutte le più importanti scelte fatte. Pensi che in tutti i settori da te criticati dovesse esserci una direzione alternativa, per essere vincente. Credimi: al netto di singole scelte, discutibili o sbagliate,io di scelte del tutto alternative e che avessero un sufficiente consenso elettorale per realizzarsi, sarà per limiti miei, ma non ne ho viste molte.

  34. Non sapevo che la Valcamonica fosse già passata con la Valtellina, ma non mi pare di aver sentito voci contrarie dei Camuni e dei loro sindaci. Si vede che alla fine gli sta bene questa decisione di Maroni e della Lega Nord. Ma forse va bene anche al resto della provincia di Brescia, visto quanto ci costa la Valcamonica per vari interventi di aiuto. Mi piacerebbe sapere quanti sono quelli della Valcamonica che sono stati assunti dalla provincia.

  35. Ho letto oggi sul Giornale il Brescia un nuovo articolo del prof. Claudio Bragaglio dove si parla di una Brescia come una Babele, per i vari Piani Regolatori…ma non ho capito cosa propone quando parla di una Brescia di 300.000 abitanti. Un solo Comune o una area vasta fatto da città con i comuni attorno? Ma è perché le Province spariranno?

  36. A Ugolino.La Valcamonica è con la Valtellina solo per la sanità ed in forma sperimentale. La questione rimane aperta. Anch’io non ho ben chiaro il parere dei Sindaci, che mi auguro siano contrari. Il tutto nasce dal miraggio delle tre Province montane (Belluno, Sondrio, Verbano- Ossola) e loro relativi vantaggi. Un caos istituzionale: Regioni, Regioni a statuto speciale, Province, Province autonome ed adesso anche Province montane! Al posto di fare leggi ad hoc per determinate esigenze (aree montagne incluse..) si fanno invece Enti speciali. Poi – perché no? – partiranno anche le province padane, marine, lacustri, fluviali…tutte per accaparrarsi privilegi! Se la Valcamonica dovesse malauguratamente optare per Sondrio, tempo un paio d’anni – su e giù per l’Aprica – ritorna a casa, ossia con Brescia, a gambe levate, come il famoso figliol prodigo. Ma non egualmente garantita la…festa.

  37. Sto seguendo con interesse il dibattito sulla Lombardia orientale e le collaborazioni tra le istituzioni locali. Ho visto gli interventi degli Agricoltori, gli Artigiani della Confartigianato di Massetti, la Confesercenti e altre associazioni. Ma non ho visto la posizione dei sindacati di Brescia su queste questioni. Ho riletto anche le riflessioni di Bragaglio ma non ho visto nulla riferito ai sindacati..

  38. A Temistocle: la Giunta dei Sindaci di città ed hinterland è stata una intuizione valida del Sindaco Del Bono. Ma ora s’impone, a mio parere, un salto proprio in ragione del formarsi delle Aree omogenee e per il fatto che la Giunta dei Sindaci è solo un ‘livello politico’ senza effettiva incidenza e responsabilità amministrativa. Più di quanto abbia già dato non darà. Anzi. Per Brescia ed i comuni di prima cintura non penso ad un unico Comune. Il Testo Unico (D.lgs 267/2000) prevede p.e. l’Unione dei Comuni o forme diverse di associazionismo. Crema ed il cremasco (160 mila ab.) ha approvato un percorso interessante per ‘condividere le scelte strategiche’, nei diversi settori: urbanistica, ambiente, trasporti, politiche sociali… Mi sembra una buona traccia. Cmq ritengo necessaria anche una cornice legislativa regionale, altrimenti il microlocalismo (di campanile, di partito…), anche solo di pochi ed autarchici comuni può grippare il tutto.

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