Mottinelli: enti di area vasta strategici per lo sviluppo del nostro territorio

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Alla luce della riforma della Sanità e del riordino delle Autonomie locali, il presidente della Provincia di Brescia Pierluigi Mottinelli si rivolge ai sindaci e ai consiglieri dei 206 Comuni bresciani per sottolineare quanto gli enti di Area vasta, previsti all’articolo 40 comma 4 della Riforma Costituzionale, siano strategici per lo sviluppo del territorio.

La Riforma del Sistema delle autonomie è un’occasione per concludere il periodo transitorio introdotto dalla L.56/14, cosiddetta Legge Delrio, e assegnare alle nuove Province le funzioni fondamentali con appropriatezza e con maggiori risorse da destinare ai servizi svolti per i Comuni. In questa fase di proposte la Provincia di Brescia ha previsto la creazione, all’interno dei confini, di Aree Omogenee (Art. 3 dello Statuto), che costituiscono le articolazioni territoriali entro le quali promuovere lo svolgimento delle funzioni fondamentali della Provincia e le ulteriori funzioni eventualmente attribuite dalla legge, e all’esterno la creazione di Ambiti Territoriali Ottimali Omogenei con le Province limitrofe.

A tal proposito è stata siglata un’intesa per la Lombardia Orientale dai Presidenti delle Province di Brescia, Bergamo, Cremona e Mantova, che ora stanno lavorando in sinergia per creare opportunità concrete di sviluppo economico e sociale, con particolare riguardo alla programmazione strategica, allo sviluppo economico, alle infrastrutture, ai servizi d’area vasta, ai progetti di rilevanza regionale e comunitaria. A questo si aggiunge la collaborazione tra la zona della bassa Valle Camonica e del Sebino e la Provincia di Bergamo per la valorizzazione del lago d’Iseo; una sinergia con Verona e Trento per lo sviluppo del lago di Garda; un’intesa tra l’alta Valle Camonica, la Valtellina e le Valli bergamasche per rispondere alle esigenze dei Comuni di montagna. Insomma, la nuova Provincia, Ente di Area Vasta, con le Aree Omogenee interne ai confini provinciali, e gli Ambiti Territoriali Ottimali Omogenei esterni ai confini bresciani, unitamente al processo di unione e fusione volontaria dei piccoli Comuni, può certamente portare a una razionalizzazione della spesa, una semplificazione amministrativa, una condivisione di progetti per lo sviluppo del territorio.

Questo, in sintesi, il contributo bresciano al nuovo Sistema delle Autonomie della Regione Lombardia: la Provincia di Brescia, quale Area Vasta, vista come momento di cooperazione Regione-Comuni e di coordinamento delle Aree Omogenee e degli Ambiti Ottimali, strumenti di governance e gestione dei servizi e delle funzioni, eletta dai Sindaci e dai consiglieri comunali. Per raggiungere traguardi di sviluppo è importante che non via sia una logica “milanocentrica” in favore della sola città metropolitana, che penalizzi la Lombardia Orientale.

“Rispetto al sistema integrato socio-sanitario – spiega Mottinelli in una nota – in Valle Camonica la nostra richiesta di autonomia non è stata ascoltata, siamo passati dall’unica ASL regionale con gli ospedali a un’ASST e la scelta di un’ATS con Sondrio anziché con Brescia, con la creazione di una ATS Sperimentale della Montagna, rischia di diventare, col tempo, un grave errore per l’organizzazione della salute e dei servizi sociali in Valle. Per questo, rispetto ai Cantoni del Presidente Maroni, è necessario prevedere una proposta emendativa per sanità e aree vaste, che garantisca l’integrità dei confini della Provincia di Brescia, nella sua interezza, compresa la Valle Camonica, per motivi di efficacia, efficienza, economicità, nonché per storia, cultura e tradizioni. Il ruolo che la Provincia di Brescia ha sul territorio è quello di essere la “Casa dei Comuni”, un punto di riferimento per le Amministrazioni, specie quelle più piccole, in grado di raccogliere le istanze che provengono dal territorio e farle proprie, per il bene della collettività. La proposta bresciana dunque viaggia su due livelli: Aree Omogenee al proprio interno (dove non esistono le Comunità Montane, che formano già di per sé 5 Aree Omogenee e la Giunta dei Sindaci della città e dell’hinterland, si andranno ad individuare le altre Aree, la cui funzione amministrativa sarà svolta dalla Consulta dei Sindaci) e Ambiti Territoriali Ottimali Omogenei verso l’esterno. Per il futuro delle Autonomie locali, sono DUE le parole d’ordine: aggregazione e cooperazione”.

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1 COMMENT

  1. fanno la boiata di abolire le province (quando sono all’opposizione); poi “conquistano” il potere, negli stessi enti (senza il voto dei cittadini), e TUTTOVABENEMADAMALAM ARCHESA!!

  2. Condivido le posizioni del pres. Mottinelli. In quanto a “prima” mi piacerebbe darti ragione (almeno in quel che dici c’è una logica!), se le cose non fossero messe peggio. Il PD nazionale un bel giorno dice di abolire tutte le province, ma è già al governo e non all’opposizione! Poi sostiene che non vengono abolite, ma tolte solo dalla Costituzione e sostituite da Enti di Area vasta, con elezioni di secondo grado in quanto espressione dei comuni, poi come autonome agenzie e non più enti locali, poi…poi…ancora non si sa. Rottamazione la vuole chi non sa fare ristrutturazione. Esattamente come per la torre Tintoretto: un po’ di dinamite e via…La via della riforma delle province era a portata di mano in tre semplici passaggi. 1) abolizione, per accorpamenti, di 20 inutili province e relativi risparmi. 2) Elezioni di secondo grado (come è stato fatto) da parte dei Comuni. 3) Ridefinire su scala regionale le funzioni di un ente che in grandi regioni è indispensabile per la vita dei Comuni stessi.

  3. che senso hanno regioni come il Friuli, le Marche, il Molise, l’Umbria ecc., tutte regione che hanno abitanti inferiori agli abitanti della provincia di Brescia, ovvero meno di 1 milione e duecentomila( Regione Lombardia ne ha oltre 9 milioni). Che senso hanno? idem che senso ha mantenere in vita, cambiando loro solo il nome, ovvero da Provincia ad Area Vasta, provincie che hanno meno abitanti del solo comune di Brescia, ovvero 200.000? aveva molto più senso creare dei parametri. Regione che abbiano almeno 5 milioni di abitanti ( si passerebbe a solo 12 regioni) e provincie con almeno 1 milione di abitanti, lasciando il resto come era. Allora si che aveva senso. E si sarebbe risparmiato e tanto, eliminando ben 9 consigli regionali, e oltre 50 provincie che sparivano veramente.

  4. ‘aggiungo’ hai ragione. Tieni presente che nel 1992 (ben 25 anni fa!) la Fondazione Giovanni Agnelli (noto… rivoluzionario!) propose 12 regioni. Come conseguenti aggregazioni di province. Con un nulla di fatto. Un grave immobilismo che ha dato poi fiato politico alla “rottamazione” di tutto quanto. Ma rottamare, si sa, non è riformare. Ma è solo ‘coincidentia oppositorum’: ovvero un immobilismo che alimenta la rottamazione. E, come un pendolo, … viceversa.

  5. come al solito il popolo voleva l’abolizione delle province e quindi al popolo e’ stata data la biada cosi’ il popolo smette di lamentarsi ma ovviamente come sempre non cambia nulla tutto rimane immutato anzi peggiora purtroppo

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