Da Catania a Brescia. Molte librerie italiane boicottano il libro di Riina junior

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Totò Riina

La bufera sulla Rai e su Porta a Porta dopo l’intervista di Bruno Vespa a Salvatore Riina, figlio del boss mafioso, continua e si diffonde in tutta Italia all’interno delle libreria dove dovrebbe essere possibile trovare in commercio il libro “Riina, Family Life”. Il condizionale è d’obbligo perché la protesta avviata dal negozio “Vicolo Stretto” di Catania si sta diffondendo a macchia d’olio. “In questa libreria non si ordina né si vende il libro di Salvatore Riina” è il messaggio affisso agli scaffali e diffuso su facebook che sta trovando seguaci in tutto lo Stivale, anche a Brescia.

Lo ha rivelato al Corriere della Sera il responsabile dei beni confiscati alla mafia per Libera Giuseppe Giuffrida, che ha contattato telefonicamente le principali libreria della città.”Si stanno attivando in parecchi. Sono segnali importanti”.

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1 COMMENT

  1. Fanno bene, anche perchè non si sono mai pentiti di tutto il male che hanno fatto e non ha nulla da insegnare, sono bestie.
    E’ stato vergognoso anche invitare gente del genere ad un programma sulla tv pubblica.
    spero che nessuno lo compri.

  2. Non sono d’accordo. Allora non vendiamo nemmeno il Mein Kampf e tanti altri libri. Che senso ha? Io ho la libertà di leggere ciò che voglio, di conoscere. E’ un mio diritto

  3. Caro Manu per conoscere devi leggere ben altri libri, non avrai mai una visione completa e soprattutto reale se leggi il libro del figlio di un boss mafioso che parla del padre e della propria famiglia, mi sembra anche ovvio. Questi sono libri che non c'entrano niente con l'intenzione di far conoscere la storia.

  4. tendenzialmente concorde con l’idea di boicottare il libro…..però, chi lo decide quali sono i “ben altri libri” da leggere per conoscere? tu? io? una commissione apposita? chi???
    Credo che se lette con la giusta coscienza critica anche le considerazioni di un elemento tirato su a pane e mafia possano essere lette senza ovviamente doverle condividere

  5. Secondo me ha ragione Manu, non avrai mai una visione completa se non ti documenti anche su testi che danno un altro punto di vista. Ad esempio, non è che se io leggo questo libro lo prendo per oro colato, lo valuto per quello che è: il libro scritto dal figlio di un mafioso e ciò mi torna anche utile per capire la mentalità mafiosa. Allo stesso modo, se studio il nazismo, devo leggere il Mein Kampf se voglio capire meglio il fenomeno. Leggere un libro non significa essere d’accordo con quello che c’è scritto, fortunatamente abbiamo il senso critico.

  6. Salvatore Riina ha il diritto di scrivere un libro, una Casa editrice di pubblicarlo, Bruno Vespa di intervistare l’autore.
    Ciascuno di noi ha lo stesso diritto di scegliere di non comprare quel libro, come di non seguire o non condividere l’intervista all’autore. La libertà è questa, signori, altrimenti abbiamo chiuso.

  7. Non capisco tutta questa cagnara su Bruno Vespa solo perché ha invitato il figlio di Totò Riina a presentare il suo libro nella Terza Camera del paese. L’ha sempre detto che capiva bene quale era l’editore di riferimento, a seconda del governo in carica…

  8. Porta a Porta non è piu’ quella di una volta, sull’immigrazione un precisino come Bruno Vespa avrebbe dovuto mettere da un lato i diritti degli italiani e dall’altro i diritti di chi ci invade in modo irregolare. Se l’avesse fatto si sarebbe scoperto subito che chi ci invade non ha diritto nè di pretendere asilo nè di essere mantenuto da noi, anzi si sarebbe dovuto applicare il reato di clandestinità e i regolamenti europei.

  9. Ha ragione sulla parola libertà. Mi chiedevo perchè sono obbligato a pagare il cosiddetto canone RAI (sono di fatto costretto dallo Stato a finanziare direttamente e personalmente un’azienda pubblica che si occupa di comunicazione e “liberamente” invita mafiosi e pregiudicati in diretta a dire la loro…) e non obbligato dallo Stato a destinare invece questo importo, o parte di esso, ad un’altra qualsiasi azienda pubblica. Solo la RAI, ma perchè non ad esempio proprio all’INPS visto che il Presidente Boeri ha invocato un contribuito di solidarietà per sostenere le attuali sperequazioni nelle erogazioni pensionistiche. Da un canone assurdo ad una tassa di scopo: diversa la logica e diverso il risultato…

  10. Verissimo e condivisibilissimo quello che dici sulla Rai: una truffa legalizzata. Altra truffa legalizzata l’8 per mille alle chiese ed in particolare a quella cattolica. Perchè dobbiamo finanziare i culti con le tasse? Perchè se non scelgo nessuno dei culti va a quello che prende di più, cioè la chiesa cattolica. Quindi, per me che non condivido le ruberie e le ipocrisie dei preti e che penso che debbano vivere in povertà e quindi non li voglio mantenere, devo per forza darlo allo stato per non darlo a loro. Ed eliminarlo, oppure destinarlo al fondo disoccupati, all’Inps per il debito pubblico e le pensioni, per gli ospedali, per l’edilizia scolastica, per l’ambiente, le calamità naturali, invece di tarlo alle tonache nere che abbiamo visto come li utilizzano?

  11. e dove sta il problema, lo compriamo su Internet, non ci si deve neanche disturbare ad uscire di casa e raggiungere la libreria.

  12. Otto per mille più canone RAI: risolto il problema del mal di pancia previsionale dell’INPS. Cosa aspettiamo ? Ah, già: siamo nel paese che ospita il Vaticano e che si serve con della RAI per una delle spartizioni più succulente di poltrone e di potere politici.

  13. Avanti politici: fate una proposta di legge per l’abolizione dell’8 per mille e del canone rai. Pentastellati dove siete su questi argomenti? Paura di perdere voti sull’8 per mille? Siete come tutti gli altri? Avanti….

  14. Se scrive (?) un libro Giuliano Sangiorgi o Moccia Perché no Riina? Non può averlo scritto peggio. E prima che qualcuno ribatta, si legga i libri di Moccia. Chi studia e chi lavora è uno sfigato, apologia del coatto e della violenza gratuita e dell’ignoranza totale che è quella che ti farà fare strada nella vita. Io il libro di Riina lo leggerei. Se non altro per parlarne con cognizione di causa

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