Desenzano, nove indagati per il tentato duplice omicidio del 2006

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Polizia in azione
Polizia in azione

Il commissariato di Desenzano è tornato a far luce sul tentato duplice omicidio avvenuto nella località gardesana nel giugno del 2006. Le indagini, infatti, sono state riaperte e hanno consentito di ricostruire gli accadimenti conducendo le forze dell’ordine ad indagare 9 soggetti per tentato omicidio ed altri reati. Di seguito il comunicato stampa diffuso dal commissariato.

A seguito di puntuali ed articolate indagini il Commissariato di P.S. di Desenzano del Garda ha indagato nr.9 soggetti resisi responsabili  di alcuni reati che vanno dal tentato omicidio al porto e detenzione di armi da sparo, ricostruendo in tal modo alcuni episodi delittuosi avvenuti alla fine di giugno del 2006 in questo centro cittadino, mai chiariti ed all’epoca attribuiti a ignoti autori.

In quella data infatti tale S.V. di anni 44 originario di Napoli si presentava presso il pronto soccorso del locale ospedale ove gli venivano riscontrate ferite da arma da taglio alla parte sinistra del corpo, fornendo una versione giudicata da subito “poco credibile” dell’accaduto e precisamente di essere stato aggredito senza apparente motivo da persone sconosciute mentre si trovava in auto in un’area antistante il casello autostradale di Desenzano.

Su per giù alla stessa ora tale S.R. di anni 52 anch’esso originario di Napoli si presentava presso il pronto soccorso dell’ospedale di Verona ove gli veniva riscontrata una ferita d’arma da fuoco all’arto inferiore destro; anch’esso al momento forniva una versione di quanto accaduto ritenuta “poco veritiera” dal personale del Comando Carabinieri del capoluogo Veneto intervenuto e nello specifico asseriva di essere stato vittima di una rapina ad opera di sconosciuti in una zona periferica di Verona mentre si stava recando ad acquistare sigarette.

I due fatti all’epoca non furono messi in relazione e pur suscitando forti dubbi e perplessità da parte dei rispettivi inquirenti sulle dinamiche e moventi degli stessi, i relativi atti furono trasmessi alle competenti A.G. (Procura di Brescia per il ferimento del S.V. e Procura di Verona per quello del S.R.) come segnalazioni a carico di ignoti autori.

Arrivando ai giorni d’oggi, questo Ufficio, dall’analisi delle intercettazioni telefoniche, dall’acquisizione di atti, dalle testimonianze assunte a quel tempo ma “lette” con le informazioni attuali, ha potuto ricostruire quanto accadde quella notte di fine giugno e cioè che i due episodi (accoltellamento e ferimento da colpi d’arma da fuoco) facevano parte di un unico contesto nato all’interno di rapporti famigliari complessi e difficili che in poche ore è degenerato e passato a gravi conseguenze ma che poteva concludersi con effetti ancora più tragici.

Entrambi i soggetti facevano parte di un sodalizio criminale dedito a reati perpetrati soprattutto in ambito di aree di servizio autostradali (furti, truffe, ecc.) al cui vertice vi era E.F. di anni 70, originario di Napoli, e la di lui moglie.

All’origine della vicenda vi è stato il deterioramento dei rapporti tra S.V. e la moglie, figlia del “boss”  della banda, con il precipitare della situazione nel momento in cui l’uomo “mancava di rispetto” nei confronti del coniuge.

Appreso ciò i genitori della donna promuovevano due aggressioni nei confronti del genero ordinando al figlio di anni 30 di aggredire e malmenare la vittima, ciò che avvenne   presso l’abitazione di quest’ultima ubicata a Desenzano,  con il supporto e la complicità di altri 4 soggetti appartenenti al sodalizio.

Durante la seconda aggressione S.V. chiamava in aiuto un suo uomo di fiducia che esplodeva nei confronti degli aggressori alcuni colpi di arma da fioco uno dei quali attingeva S.R. ad un arto inferiore causandogli la “frattura composta della rotula desta con ritenzione del proiettile”.

Il ferito veniva immediatamente accompagnato dai complici all’ospedale di Verona per non lasciare traccia sul territorio gardesano e lì veniva riferita la falsa versione della rapina.

Nel frattempo il “boss”  venuto a conoscenza dell’evolversi degli eventi ordinava di “punire” S.V.; ciò accadeva sempre quella notte nella quale quest’ultimo veniva ferito gravemente con un’arma da punta e da taglio in più parti del corpo.

La vittima riusciva a portarsi presso il pronto soccorso del locale nosocomio ove falsamente riferiva di essere stato ferito in prossimità del casello da persone sconosciute.

Le conclusioni investigative a cui giungeva questo Ufficio venivano pienamente condivise e fatte proprie dal P.M. dott.ssa Lara GHIRARDI della Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Brescia che emetteva decreto di conclusione delle indagini preliminari e successiva richiesta di rinvio a giudizio per nr.9 soggetti tra cui S.V., S.R., il “boss” e la di lui moglie, il figlio di questi ultimi e nr.4 appartenenti al sodalizio in questione.

Tutti indagati per tentato omicidio, alcuni  inoltre  per detenzione e porto di arma da sparo e porto di coltello di genere proibito.

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