Metro, una riflessione sulla rinegoziazione del mutuo del Comune

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di Francesco Onofri – Sui giornali degli ultimi giorni sono comparse alcune notizie, in alcuni passaggi con toni quasi celebrativi, sulle nuove condizioni del mutuo con Cassa Depositi e Prestiti che attanaglia Brescia Infrastrutture S.r.l. (la società al 100% del Comune di Brescia, e proprietaria della metro) ad un tasso fisso oggi esorbitante del 5,69% e per un capitale residuo ancora da pagare di quasi 115.000.000 euro.

Chi ha letto le notizie, avrà visto che la Giunta – il Consiglio dovrà dire di sì venerdì 17 – ha concordato con Cassa Depositi e Prestiti di “spalmare” nel tempo le 42 rate semestrali mancanti, aggiungendo otto anni in più di pagamenti in coda all’attuale scadenza, che non sarà più quella originaria del 31.12.2037, ma sarà prolungata sino al 31.12.2045. In cambio avremo la riduzione del tasso dal 5,69% attuale, sino al 5,33% (comunque altissimo e fuori mercato).

In questo modo l’importo della rata annuale (attualmente 9.338.000,00, euro) scenderà di oltre un milione e mezzo all’anno, dando ossigeno alle nostre casse, così gravate dai costi della metro (meno 28,3 milioni come differenza tra costi di gestione totali e ricavi di esercizio nel 2015, vedi qui).

Tutto vero. Manca però un pezzo. Che vale 28 milioni in più di spese totali “a fine corsa” (curiosa coincidenza con lo sbilancio della metro nel 2015).

Quello che non è stato detto, infatti, è che per poter diluire nel tempo lo sforzo del rimborso, se si lascia un tasso così alto (Cassa e Depositi non fa sconti a nessuno) la cifra totale pagata nel 2045 dalla città alla fine sarà aumentata di ben 28 milioni di euro. Tutti spostati sulle spalle dei contribuenti delle future generazioni, dei nostri figli. Se ne avremo messi al mondo e se non se ne saranno andati all’estero a lavorare e a pagare altrove le loro tasse.

Per chi vuole fare il confronto, questo è il piano di ammortamento attuale (totale rate residue dall’1.1.2017 euro 196.101,00 circa, vedi prospetto) e questo è il link a un sito dove è possibile simulare quello del nuovo mutuo (con questi dati: capitale 113.586.796, durata 29 anni dall’1.1.2017, rate semestrali, tasso 5,33%: totale rate 224.377,00 circa).

È una decisione saggia rimandare al futuro il problema?

Possiamo ancora una volta “spazzare la polvere sotto il tappeto”?

La sostenibilità economica dell’immediato fa rispondere di sì. Lo hanno fatto i nostri padri con noi (sistema pensionistico, ambiente, debito pubblico, ecc.). Lo facciamo anche noi con i nostri figli: noi avremo qualche soldo in più subito, e loro si arrangeranno, come stiamo facendo noi per far funzionare la metro voluta vent’anni fa.

Abbiamo invece seri dubbi sulla sostenibilità nel senso vero, che vuol dire soprattutto sostenibilità intergenerazionale, e che significa – secondo la definizione della legge regionale n. 12 del 2005 – “garanzia di uguale possibilità di crescita del benessere dei cittadini e di salvaguardia dei diritti delle future generazioni”.

I diritti delle future generazioni questa rinegoziazione del mutuo non li ha considerati. Ci vorrebbe al tavolo il “garante dei diritti dei non nati”, ma pare che non esista. Se esistesse e avesse un minimo di capacità retorica direbbe: “Cari padri, le vostre campagne elettorali non ve le pagate con i nostri soldi”.

E poi c’è un’altra conseguenza negativa di questa rinegoziazione: con l’aumento della cifra totale del piano del mutuo di 28 milioni, la famosa penale mostruosa che Cassa e Depositi chiede per poterne concedere l’estinzione anticipata (che ammonta a ben 65 milioni, a fronte di un residuo debito di 115) anziché diminuire pure essa aumenterà. E sarà quindi ancora più difficile iniziare una causa con la Cassa per tentare, anche con una transazione, di ricondurre ad equità un mutuo a tassi oggi improponibili e che ci sta soffocando.

La nostra opinione è che non c’è fretta. Che le future generazioni e il contribuente esigono rispetto. Che vale la pena rimandare ogni possibile decisione alla scadenza della rata del 31.12.2016.

E, visto che la via parlamentare della modifica legislativa auspicata dalla Giunta non sta funzionando, dobbiamo tentare in parallelo la via giudiziale, previo un parere superqualificato di chi sia in grado di dirci:

(1) se un costo dell’estinzione anticipata così elevato finisca – come hanno detto alcuni Tribunali – per fare diventare questo mutuo usurario, con conseguente nullità della penale (un parlamentare bresciano cinquestelle ci ha fatto anche un’interrogazione, ma senza esito);

(2) se sia valido un contratto stipulato da un soggetto pubblico come Cassa Depositi, la quale nasce e vive per legge per agevolare l’accesso al credito da parte dei Comuni, quando quel contratto all’atto pratico invece li strangola: un soggetto pubblico non può tradire se stesso e la legge in cui è scritto il suo DNA di “mamma”, e se per caso lo fa e diventa invece “matrigna”, allora agisce “senza potere” e quindi in modo “invalido”.

Questa è la nostra opinione. Pensiamoci bene. I nostri figli ci guardano e ci giudicheranno.

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