E-mail, i bresciani fanno meno spam di (quasi) tutti

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L’indagine della società Kloudymail, con sede a Brescia 2: quasi la metà delle mail nella Leonessa non arriva a destinazione, ma con alcune accortezze i messaggi indesiderati scendono al 19 per cento

I bresciani? Finiscono nello spam meno dei bergamaschi, ma molto più dei bolognesi, che sono i più attenti d’Italia quando inviano una mail. Mentre l’ultimo posto della “classifica” va ai romani, che meno di altri connazionali sembrano applicare le buone prassi per fare in modo che un messaggio digitale arrivi a destinazione.

A indicarlo è un’indagine realizzata da KloudyMail, società bresciana leader nel settore nell’e-mail marketing, che – selezionando alcuni top user su base volontaria – ha preso in esame oltre 100mila mail inviate tramite la propria piattaforma e alcuni strumenti concorrenti tra l’1 febbraio e il 12 marzo 2016, confrontando i dati con alcune rilevazioni a campione su utenti tester che utilizzano i più comuni provider di posta elettronica gratuiti sia da web che tramite client.

Secondo una ricerca realizzata da una società del settore nel 2015, in Italia vengono spediti circa 940 milioni di messaggi e-mail al giorno, più di 30 per utente. Ma la maggioranza di queste si perde nella rete, o meglio viene bloccata dai filtri antispam dei provider e non arriva mai a destinazione. Succede a circa la metà delle e-mail inviate.

In questo quadro, secondo l’indagine di Kloudymail, i più virtuosi sono i bolognesi, le cui mail vengono etichettate come spam “soltanto” nel 33,2 per cento dei casi (che scendono al 16,4 per cento nel caso si utilizzino piattaforme professionali di e-mail marketing). Secondo posto della classifica ai bresciani con il 39,5 (19 per cento con le piattaforme). Mentre tutti gli altri sono collocati sopra quota 40 per cento. Torino con il 41,8 per cento (20,4), Milano con il 43,2 per cento (24,6), Verona con il 45,3 per cento (23,2), Palermo con il 47,3 (29,1). Segue Napoli con il 51 per cento (36,3). L’ultimo posto – tra le città monitorate da KloudyMail – va ai romani, con il 54,6 per cento delle mail che non arrivano a destinazione (33,1).

“Quest’indagine evidenza un problema che è noto a chi opera nel nostro settore e nell’e-commerce”, commenta Del Sordo, “sullo spam è necessaria maggiore educazione da parte di chi invia mail e la prima accortezza – banale, ma non applicata da molti – è quella di costruirsi un database con il pieno consenso degli utenti, evitando di acquistare indirizzi o di raccoglierli on line, e di inviare le mail con strumenti professionali di e-mail marketing, perché spedire troppe mail con il normale client è molto rischioso. La nostra indagine”, precisa, “conferma di fatto quello che dicono anche autorevoli ricerche americane: bastano queste due semplici accortezze per dimezzare il tasso di mail che non arrivano a destinazione”. 

Tra gli altri consigli per non finire nella posta indesiderata, senza entrare troppo nel dettaglio, ci sono quelli di non esagerare con le immagini rispetto alla parte testuale, di evitare immagini oltre i 600 pixel di larghezza, di controllare bene i codici html inseriti e soprattutto di non utilizzare vocaboli come viagra, cialis, sex o link a siti in Blacklist internazionali. Un buon consiglio è sicuramente anche quello di controllare i contenuti della newsletter, prima dell’invio, utilizzando uno o più sistemi di filtering antispam, come SpamAssassin.

 

LA SOCIETA’

Kloudymail è una startup con sede a Brescia fondata dal 39enne Enrico Del Sordo. Del Sordo, originario di Salò (Bs), ha iniziato assemblando pc, per poi fondare, tre anni fa, una società che distribuisce un innovativo sistema di e-mail marketing. Il servizio si caratterizza per l’esclusivo sistema che permette di evitare i filtri anti-spam, per un’interfaccia particolarmente funzionale e per il fatto che l’offerta – unica al mondo – include nel canone di abbonamento liste, destinatari, invii e banda illimitata. Da aprile 2016, inoltre, si è aggiunta la possibilità di inviare sms. Oggi Kloudymail – con un fatturato in crescita del 25 per cento ogni trimestre – può contare circa 4mila aziende clienti nel mondo (dalla Svizzera al Regno Unito, dagli Emirati Arabi agli Usa).

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