L’analisi del voto e le ricadute su Brescia

0

di Claudio Bragaglio – Il voto di Milano ed in Lombardia ha un valore nazionale. Da laboratorio politico. Ma non per ribadire l’ovvio, e cioè che, persa Roma, il PD s’è salvato almeno con Milano, l’altra Capitale.

Intanto, tra flussi e riflussi di commenti, ritengo la lettura data da Prodi la bussola più convincente. E, su un punto, richiamo anche Chiamparino quando, sul voto nazionale e di Torino, allarmato vede un PD che si stacca dai cittadini per trasformarsi in una macchina di potere.

Il tutto nella tormenta populista – da Trump alla Brexit – e con l’Europa squinternata. Mille le cose da cambiare. Anche per la sinistra interna del PD. Ma partendo da una prima scelta: stabilizzare o meno il Governo ed il PD che è alla guida? Se per me scontata è una risposta affermativa – quindi su una linea diversa da D’Alema – non altrettanto le risposte al come, con chi, per cosa. Per esempio, sulla correzione dell’asse sociale proposta da Prodi che ne pensa Renzi?

Sapendo che per stabilizzare una nave nella tempesta è il capitano a dover proporre un cambio di rotta e di rapporti con l’equipaggio, tutto.

Sul Referendum costituzionale ci si gioca – analogamente a Cameron – tutta quanta la partita. Renzi l’ha immaginato come un costantiniano “arco di trionfo”, ma con le amministrative c’è chi l’ha già con successo sperimentato come una “forca caudina”.

Parto dalla posizione di Scalfari sul Referendum, ben più diffusa di quanto si pensi. Più o meno del tipo: “ ‘O presepe nun me piace”. Ma per carità di patria lo si può comunque fare…ma mai e poi mai, può starci con l’Italicum per gli effetti devastanti sugli equilibri costituzionali. E di potere.

Si può non condividere e, a bocce ferme, ritrovarsi ad ottobre per verificare se si passa sotto un arco od una forca. Ma non è che poi pentiti ci mettiam a fare gli scozzesi per un nuovo Referendum!

Anche da ciò la necessità di modificare l’Italicum. Ritengo che Renzi sia consapevole che il vento è già cambiato. E che la “sindrome napoleonica” resta sì la sua migliore consigliera, ma d’ora in poi per guadagnarsi solo una disastrosa ritirata da una “Campagna di Russia”.

Ma come cambiare l’Italicum? A mio parere, il voto di Milano ed in Lombardia ci dice tre cose chiare, anche per le scelte nazionali.

La prima. Una declinazione della politica renziana e della stessa sinistra in Lombardia con modalità diverse da Roma. Se ripercorriamo le tappe della segreteria regionale di Alessandro Alfieri e di varie realtà provinciali, Brescia inclusa, emerge un PD con una dialettica unitaria e costruttiva, con un riconoscimento reciproco di ruoli tra componenti, che ha reso possibile una gestione positiva di vari passaggi, anche complicati.

La seconda. La candidatura di Giuseppe Sala è avvenuta attraverso un percorso costruttivo, per scelte e pure per stile. Nata a Milano e condivisa da Renzi. Non viceversa. Sostenuta anche dalle realtà provinciali. Tra cui, fin dall’inizio ed unanimemente, anche da Brescia.

La terza. La linea seguita non è stata quella d’un PD autosufficiente ed isolato. Ma d’un Pd aggregativo, che ha ricomposto la contrapposizione alle primarie tra Sala e la Balzani e reso possibile il decisivo contributo di Pisapia e dell’esperienza di centro sinistra. Quindi un modello Milano e della Lombardia, diverso per vari aspetti dal nazionale e da altre città.

Come peraltro era avvenuto a Brescia quando nel 2013, con Del Bono candidato, si scelse la strada delle alleanze con Fenaroli e Castelletti. E decisivo, oltre al loro 10%, fu il voto più ampio che un PD – quand’è sotto il segno coerente del centro sinistra – mantiene al proprio interno, evitando così una fuga verso l’astensione e il M5S. Questo l’aspetto spesso sottovalutato.

Ed è in base anche al “modello lombardo” che va valutata la modifica dell’Italicum. Il PD non può reggere una schizofrenia di programmi e di alleanze tra il voto per il governo nazionale e quello delle città. Con politiche e sistemi elettorali tra loro contrapposti. Con forze rese tra loro “nemiche” dall’Italicum e da un PD solitario e contro tutti, ma che dovrebbero poi diventare “amiche” quando si vota per le città e con un PD aggregativo.

Dal 1996 ad oggi il centro sinistra ha peccato di poligamia estrema, sposandosi tutti quanti i sistemi elettorali. Ma l’unico funzionante che favorisce aggregazioni bipolari (e non bipartitiche) è quello dei Comuni al di sopra dei 15 mila abitanti. Se l’Italicum al punto in cui siamo non può essere ribaltato, si debbono proporre almeno due modifiche indispensabili. La prima: l’eleggibilità anche dei capilista. Anticipando la Corte Costituzionale che non potrà certo accettare che il 60-70% dei deputati sia nominato “ope legis” dalle segreterie dei partiti. La seconda: la possibilità (oggi esclusa) dei ballottaggi con liste collegate, come da 25 anni nei Comuni. Assicurando certezza dell’esito elettorale, un’alleanza programmatica di governo ed un legittimo premio di maggioranza.

* Direzione lombarda del PD

La newsletter di BsNews prevede l'invio di notizie su Brescia e provincia, sulle attività del sito e sui partner. Manteniamo i tuoi dati privati e li condividiamo solo con terze parti necessarie per l'erogazione dei servizi. Per maggiori informazioni, consulta la nostra Privacy Policy, che trovi in fondo alla home page.

1 COMMENT

  1. Ma, non era Renzi quello dell’Italicum partorito per evitare finalmente gli inciuci di potere, cioè le sante alleanze ed i vecchi patti di desistenza fatti per sedersi comunque al banchetto delle poltrone ? L’Italicum della chiarezza e della stbilità di Governo, quello del chi vince governa e chi perde sta all’opposizione per un’intera legislatura ? No, non è così e Bragaglio ce lo anticipa. Al mutare del vento, sfavorevole a un PD non più granitico da 40% ed oltre dei consensi, si cambia subito rotta e si torna a privilegiare una coalizione anziché il partito vincente, in particolare nell’assegnazione del (vergognoso per entità) premio di maggioranza. Anche la legge elettorale (pregasi informare per tempo i cittadini elettori) è dunque solo un mezzo, l’ennesimo del diabolico boy scout toscano, per mantenere il potere che si è guadagnato semplicemente con un bendizione a divinis, cioè quella del Presidente Napolitano. Non ci siamo. Dice un proverbio che: “puoi essere più furbo di un altro, non di tutti.” Attento…

  2. Diabolitalicum, nella politica come nella vita vi son persone di ‘parola’ ed altre di… ‘parole’. Differenze sostanziali. Anticiperei – dici – qualcosa della modifica dell’Italicum? Magari! E’ solo una speranza, la mia, ma ritengo ben riposta. Da qui all’ottobre il percorso referendario sarà con curve e controcurve. Oggi Renzi dice di no a tutti i cambiamenti. Mi sarei sorpreso del contrario. Ma l’uomo è intelligente, spregiudicato e scaltro. Per nulla votato per dei principi al suicidio, se verrà fuori – com’io ritengo – che la differenza tra sconfitta e vittoria sarà data proprio dal cambio dell’Italicum. E’ un pokerista della politica, propenso ad ultimatum che son dei penultimatum. Tre esempi : mai e poi mai l’adesione del PD al PSE o la questione dell’articolo 5 della Cirinnà (quello sulle adozioni). Poi dalla sera alla mattina un abile – e da me apprezzato! – girar di frittate. Meno apprezzata, invece, la frittata girata – sempre dalla sera alla mattina – sui licenziamenti collettivi del Jobs Act….ma a conferma che c’è del metodo nelle sue cose.

  3. Pensando a Renzi, sin troppo semplice citare Machiavelli quando affermava che “govenare è far credere”. Ecco, è quel far credere di rappresentare da solo il cambiamento, il far credere che il prepensionamento di persone con i capelli bianchi significasse elimiare ciò che non andava bene in politica, il far credere che giovani boys e girls fossero il nuovo e l’efficienza politica che avanzano, che ha consentito e consente a Renzi di governare. E poi c’è il far credere che lo stravolgimento della Costituzionale in ottica autoritaria, centralista e con troppo potere in mano all’Esecutivo sia il toccasana per farci uscire dalle secche della crisi, della recessione, della mancanza di lavoro e via dicendo. Adesso, per continuare a governare fino al 2023 come verrebbe, per Renzi è il momento di far credere che la legge elettorale da lui pensata e voluta non rispecchierebbe abbastanza la volontà dei cittadini elettori. E che quindi va cambiata, ma solo perchè in realtà consegnerebbe al Movimento 5 Stelle la guida del Paese. Bragaglio, che notoriamente negozierebbe una vittoria anzichè una sconfitta elettrrale anche con Belzebù in persona, suggerisce un modello politico e di alleanze che è quello delle aggregazioni comunali che non esito a definire “modello oves et boves et universa pecora”. Confermo: esattamente il contario di quanto Renzia ha fino ad oggi scaltramente venduto agli italiani parlando di cambiamento e rottamazione. Inciuci, spartizioni, consociativismo, ricatti, cambiali elettorali periodicamente all’incasso: è questo il cambiamento ?

  4. Frittate girate che piacciono a volte e altre non piacciono…., ma sempre di frittate rivoltate si tratta. A dimostrazione che si naviga a vista, senza progetti o programmi definiti. Un colpo di qui e uno di là…. salvo poi vendere il tutto sempre come la grande riforma, il grande cambiamento. Verso cosa?
    Non è per criticare sempre a prescindere… ma: vorrei dei piani chiari, ben definiti e di ampio respiro.

  5. Mi spiace deludere Stradivarius, anche perché ho nei confronti suoi un’opinione migliore di quanto lui ne abbia nei miei. Capita. Questa sua idea che faccio gli accordi persino con Belzebù, non so come se la sia inventata. Anche perché sostengo una linearità di posizioni, dal compromesso storico dell’altro ieri, all’Ulivo di ieri e per un centro sinistra (ma contro le ascendenze silmil-verdiniane), nel PD di oggi. Cosa diversa sono rapporti e relazioni che ho, anche personalmente e positivamente, con esponenti di altri partiti. Per civiltà di rapporti politici e non già per inciuci. Egli sostiene che il modello dei comuni da me condiviso anche per le politiche è un “ modello oves et boves”. Ed immaginato contro il M5S che potrebbe invece vincere con l’Italicum. E’ il modello che ho sempre sostenuto, e ben prima che il M5S nascesse. E’ un modello che mai nessuno ha contestato per il governo anche delle grandi città, contrasta la logica del bipartitismo e favorisce le aggregazioni per il governo. Strano che Stradivarius lo sbertucci dimenticandosi che il modello “oves et boves” ha fatto vincere anche il M5S a Parma, Livorno…e a Roma. A meno di ritenere pure loro parte dell’ “universa pecora”. E’ semplicemente il più collaudato, democratico e favorisce la governabilità. Poi ognuno è libero di correre da solo o con alleati di governo. E’ diverso da quanto propone Renzi? Certo. Ma so pure – se ho capito bene – che stavolta sull’Italicum sono proprio gli Stradivarius ad essere i più iper-renziani. Capita. E, rubando loro le parole, mi verrebbe pure da dire che stavolta son proprio loro a voler negoziare con…Belzebù.

Lascia una risposta (la prima volta la redazione deve accettarla)

Per favore lascia il tuo commento
Per favore inserisci qui il tuo nome