Maroni su Facebook: pronto a rendere ancora più dura la legge anti-moschee

0

"Da non credere. Abdel Shaari, nato in Libia, capofila dell’ala piu’ radicale dei musulmani milanesi, di fatto prende le difese dei terroristi e attacca la Regione Lombardia: per questo ‘moderato’ siamo noi i terroristi, siamo noi gli ‘sciacalli’ che si oppongono al delirio dell’estremismo islamico e fanno di tutto per sbarrargli la strada. Domanda: che ne dite se modifico in senso restrittivo la legge regionale ‘antimoschee’ e rendo la vita ancora piu’ dura per chi vuole ammazzarci come bestie?" Lo scrive su Facebook il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, facendo riferimento adm alcune dichiarazioni del direttore di uno dei centri islamici milanesi.

La newsletter di BsNews prevede l'invio di notizie su Brescia e provincia, sulle attività del sito e sui partner. Manteniamo i tuoi dati privati e li condividiamo solo con terze parti necessarie per l'erogazione dei servizi. Per maggiori informazioni, consulta la nostra Privacy Policy, che trovi in fondo alla home page.

1 COMMENT

  1. Dico che il muro contro muro non ha mai pagato. Prima il confronto diretto perché i comunicati sono impersonali e lasciano spazio a fraintendimenti

  2. Dopo questi fatti terribili anche di Nizza e che vede tra i feriti e dispersi anche italiani, penso che la prima cosa che si dovrebbe fare, visto che nessuno è in grado di spiegare come si fa a distinguere chi sia moderato da chi non lo sia (ammesso che ci siano moderati) sia quello di non concedere piu\’ cittadinanza italiana. Poi visto che il lavoro manca anche per gli italiani, non far piu\’ entrare immigrati fino a che anche 1 solo italiano sia disoccupato, visto che lo prevede l\’art.4 costituzione e rimpatriare il prima possibile quelli che sono arrivati clandestinamente e che nessuna legge internazionale e nemmeno la nostra costituzione ci obbliga a concedere asilo. Verificare poi se quelli che si sono visti rifiutare la domanda di asilo abbiano diritto di fare ricorso, perchè la costituzione non prevede siano i giudici ad obbligare lo Stato a concedere asilo. Volete per cortesia leggere la sentenza 18549 del 2006 della Cassazione e spiegare agli italiani come deve essere interpretata? Le Moschee abusive poi andrebbero chiuse. Erano davvero indignati i Bresciani sere fa a \”Dalla Vostra Parte\”

  3. Hanno già vinto. Le bestie dell’ISIS e tutti gli altri tragici e sanguinari burattini sfuggiti (?) al controllo degli apprendisti stregoni occidentali hanno già vinto. A maggior ragione se, come pare sempre più probabile, l’autore della strage di Nizza fosse un folle che con il terrorismo e con l’estremismo islamico c’entra poco o nulla.Lla strage di Nizza abbia subito spinto i giornali a parlare di attacco all’Europa, guerra di religione, strategia di guerra civile in Francia, piani dell’Isis, mostrando quanto fragili siano i nostri nervi e debole la nostra capacità di risposta collettiva. E’ vero, il terrorismo islamista ha colpito in Europa (e in Francia in particolare) un numero sufficiente di volte e con crudeltà bastante a farci vivere con i nervi perennemente tesi. Ma il caso del nizzardo Bouhlel somiglia drammaticamente a quello di Omar Mateen, il cittadino americano di origine afghana che nel giugno scorso ha ucciso 49 persone in un club gay di Orlando (Florida). Anche allora, dopo la più grave strage urbana della storia degli Usa, si scatenarono interpretazioni simili: il Califfato ordina di colpire, attacco all’America e così via. Quando si scoprì che Mateen era a sua volta un gay, ma con la mente disturbata, si smise di colpo di parlare del fatto. Anche a costo di dimenticare un fatto fondamentale se davvero ci fosse interessato il terrorismo: Mateen era stato indagato per sospetta collaborazione con il terrorismo ed era finito sulla “lista nera” dell’Fbi. Nonostante questo, era riuscito a procurarsi un fucile semiautomatico, in pratica un’arma da guerra. Tutto questo ci dice che siamo ancora impantanati in una visione del terrorismo islamico da “scontro di civiltà”. Quelli sono brutti, sporchi e cattivi e leggono il Corano, noi siamo buoni. Per questo sospettiamo che tra i migranti s’infiltrino i terroristi (anche se autorità e investigatori ci dicono che non è vero). Per questo qualunque crimine commesso da persone originarie di Paesi islamici è un atto di terrorismo, anzi: un attacco all’Europa, alla nostra civiltà. Finché non usciremo da questo vicolo cieco, abbiamo poche speranze di riuscire a battere il terrorismo. E infatti i dati ci dicono che dal 2000 a oggi, le vittime per atti di terrorismo sono andate sempre crescendo, fino ad aumentare di nove volte. Dobbiamo togliere al terrorismo islamico lo status privilegiato di fenomeno culturale che la teoria dello scontro di civiltà gli ha stupidamente regalato per riportarlo sulla terra, tra le dinamiche della speculazione politica ed economica cui appartiene. Sappiamo chi lo finanzia, sappiamo quali sono i suoi fini. Questo è il vero campo di battaglia. Convincere un miliardo di musulmani a non leggere più il Corano, ammesso che avesse senso, è un’impresa impossibile. Smetterla di inchinarsi ai Paesi del Golfo Persico che finanziano i miliziani sarebbe molto più semplice e più utile. Altrimenti continueremo a prendere lucciole per lanterne. E a scambiare i dementi assassini per strateghi dello scontro di civiltà. Ovvio che a chi trae profitto elettorale dal terrore non si possa chiedere di ragionare, quindi continueremo a sorbirci le scempiaggini dei Maroni, Bordonali, Rolfi, Beccalossi e dei loro seguaci.

  4. Penso che l’unica possibilità pacifica che abbiamo visto che nessuno è in grado di spiegare come si fa a distinguere un musulmano moderato da uno che non lo è, e nessuno di questi pseudo moderati ci spiega come si pongono nei confronti dei versetti di odio e morte contenuti nel Corano nel quale di pace se ne legge ben poca, e dato che non prendono le distanze dai terroristi, ebbene l’unica nostra difesa è NON CONCEDERE PIU’ CITTADINANZA ITALIANA. LA COSTITUZIONE NON CI OBBLIGA A CONCEDERE CITTADINANZA e sarebbe davvero un suicidio concedere cittadinanza a chi potrebbe in futuro, una volta raggiunta la maggioranza vista la loro maggiore prolificità, sostituire la nostra Costituzione col Corano e le nostre leggi con la Sharia.

  5. Chiudere le moschee non servira’ a nulla contro il terrorismo. Anzi, produrra’ l’effetto contrario, lo alimentera’. Come e’ successo a Nizza, nasceranno i “lupi solitari” che, normalmente innoqui per la comunita’, privati del diritto di religione, rappresenteranno facile terreno di propaganda per l’ISIS che li assoldera’ per compiere attentati anche in Lombardia. Poi ringrazieremo Maroni.

  6. Cari signori sembrate tutti dei Soloni del terrorismo conoscitori del mondo islamico e di tutto il suo contorno io ho solo lavorato per un buon periodo in quei posti e vi assicuro che non proferivo nessuna parola e non facevo nulla di sconveniente per non essere “ARRESTATO” si signori avete letto giusto arrestato ogni cittadino vi puo’ denunciare dicendo che avete bestemmiato o altre nefandezze il mio comportamento sempre lineare ed atto a non urtare i loro precetti cosa che loro non fanno da noi anzi importunano le donne spacciano eccetera e poi signori se una legge secondo voi fara’ nascere “lupi solitari” non bisogna promulgarla secondo voi ma dove vivete ma siamo conigli o uomini la mmagior parte di queste persone non seguono i precetti religiosi quale religione dice di violentare le donne scusate ma fatevi un esamino alla vostra coscenza. Non sono per Maroni ma certe stupidaggini non si possono leggere.

  7. Allora significa che siamo già spacciati. Intanto cominciamo con sospendere la concessione della cittadinanza italiana. Rispediamo a casa i clandestini chiamando in aiuto l’Agenzia Frontex che ha il compito di aiutarci a rimpatriare i clandestini presenti negli Stati membri. Ma l’avranno letta i nostri rappresentanti politici la sentenza della Corte Europea che boccia non il reato di clandestinità che la nostra Corte Costituzionale ha definito costituzionale, ma mettere in galera da 1 a 4 anni chi chi è stato espulso e non ha lasciato il territorio italiano, perchè metterli in galera contrasta con la direttiva europea rimpatri 2008/115 che ha lo scopo di rendere efficace il rimpatrio dei clandestini. Cìè da ridere per non piangere a leggere questa sentenza sul caso El Dridi. Ebbene a costui il Prefetto aveva consegnato l’ordine di lasciare il te3rritorio nel 2004. Nel 2010 però era ancora in Italia ed allora ,(se non ho interpretato male) si è previsto per lui il carcere di 1 anno,dopodichè il caso è arrivato alla Corte Europea che ha stabilito che per quel che concerne il rimpatrio bisogna sempre privilegiare il rimpatrio volontario, che comunque lo Stato puo’ prevedere il collocamento in luoghi di identificazione ed espulsione per prevedere il rimpatrio, ma il carcere no perchè contrasta con la direttiva rimpatri che deve essere rispettata nel senso di rendere effettivo il rimpatgrio rapido. Ma che scioglilingua è mai questo? E? evidente che la lacuna nasce dalla possibilità che si lascia al clandestino di lasciare il territorio volontariamente. Assurdo tutelare al massimo i diritti umani dei clandestini e mai i diritti umani degli italiani che subiscono la clandestinità? Perchè queste Corti non fanno mai un bilanciamento con i diritti degli uni e degli altri, ma valutano solo i diritti di chi ci invade impropriamente? Anche questa è una discriminazione al contrario verso di noi che subiamo la clandestinità?!?

  8. Come si vede, continua l’assordante silenzio sugli intoccabili, cioè su tutti coloro che sono i veri responsabili della cosiddetta “invasione”. Oltre agli schiavisti leghisti dell’industria tessile, tra i maggiori responsabili si possono annoverare anche gli sfruttatori delle popolazioni e delle risorse dell’Africa. I Paesi industrializzati occidentali dopo il periodo coloniale in Africa, dopo aver massacrato, schiavizzato e saccheggiato per cinque secoli, per continuare ad avere risorse a basso costo, per decenni hanno alimentato ristrette oligarchie compiacenti e spesso realizzato opere inutili, a volte con lo scopo più o meno recondito di mantenere la partnership. I vari dittatori corrotti, sono stati tenuti in piedi dalle ingenti risorse ricevute dalla cooperazione internazionale e dalle grandi compagnie commerciali, come in Congo per l’estrazione dei diamanti. Hanno continuato a mantenere in miseria e nell’ignoranza queste popolazioni. Anche le guerre tra le etnie spesso sono innescate dall’esterno, la storia ce lo insegna. Tutto questo non ha fatto altro che foraggiare il terrorismo, tutto questo scempio è stato perpetrato dai governanti dei paesi industrializzati occidentali che adesso fanno finta di piangere, mentre a piangere i propri morti non sono certo loro ma i cittadini comuni che adesso subiscono le devastanti conseguenze dei loro atroci delitti. Altro che parlare di diritti umani. Per almeno cinque secoli e fino ai giorni nostri i diritti ummani di questi popoli sono stati sistematicamente calpestati. La situazione attuale vi sorprende? Chiedete il conto ai veri responsabili, cioè agli INTOCCABILI.

  9. Noi proprio non la vogliamo una guerra di religione con l’ISLAM, ma di fatto è l’ISLAM che questa guerra ce la sta già facendo subire e i morti di Nizza, di Dacca, di Bruxelles di Parigi ecc. ne sono la prova piu’ evidente. E quanto alle Moschee fino a che non si chiede agli islamici come si pongono e codsa pensano dei versetti di odio e morte contenuti nel Corano tipo:”Getterò il terrore nel cuore dei miscredenti::: Colpiteli tra capo e collo. Non siete certo voi che li avete uccisi. E’ Allah che li ha uccisi”, nessuna Moschea, nessuna cittadinanza e nessun ingresso in Italia dovrebbe essere avallato . Sconcertante poi che vi siano deputati o senatori che si trincerino dietro il non aver letto il Corano!!!! Lo leggano e facciano chiarezza perchè il razzismo e la discriminazione e l’insicurezza la stanno vivendo gli italiani sulla propria pelle!!!!

  10. Fa piacere sapere che non ha mai voluto, né vuole la guerra all’Islam. Immagino, quindi, che abbia partecipato a manifestazioni o ad altre iniziative contro le imprese belliche dell’occidente (Italia compresa) che hanno devastato Paesi a maggioranza islamica, provocando un numero enorme di morti, soprattutto civili innocenti.

  11. No, non ho mai partecipato a nessuna manifestazione, ma ho contribuito non solo con l’8 per mille ma anche con altre richieste fatte tramite SMS e varie a sconfiggere la fame nel mondo e ad aiutare i bisognosi. Cosa che non faccio piu’ da quando non c’è piu’ chiarezza sulla limpidezza di queste ONLUS e associazioni umanitarie varie che operano nel terzo mondo.

  12. Vedo che il signor ASSURDO non ha letto i miei commenti e continua a tacere sui veri responsabili dell’invasione (gli intoccabili). Non ha mai speso una parola contro di loro. Per prima cosa lo invito, visto che lui cita continuamente la Costituzione (ma solo quando gli fa comodo), di andare a leggersi anche l’art.19,, che così recita: “tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume”. Aggiungo anche alcune considerazioni di Marco Travaglio dopo i fatti del Bataclan: “A chi pensa che il terrorismo sia tutt’uno con l’Islam e il bersaglio unico sia la civiltà giudaico-cristiana, segnaliamo che l’addetto alla sicurezza dello Stade de France che ha fermato e messo in fuga il kamikaze che tentava di farsi esplodere in mezzo a 80 mila tifosi,si chiama Zouheir ed è un francese di religione musulmana. Non sappiamo se sia moderato: sappiamo ha salvato migliaia di vite. Anche Safer, cameriere in un ristorante colpito, è musulmano: le due donne ferite che ha salvato non gli han chiesto il permesso di soggiorno, né il suo grado di moderazione. Invece Valeria Solesin, l’italiana caduta al Bataclan, era contraria alle guerre d’Iraq e Afghanistan, dunque “buonista”, e volontaria di Emergency, dunque – secondo i centrodestri e i rondolini – fiancheggiatrice dei terroristi: che se la sia cercata? Serietà vuol dire trattare i Salvini Boys per quello che sono: dei cialtroni che riescono addirittura a guadagnare voti proponendo “soluzioni” talmente stupide e suicide che sembrano tratte dal libro dei sogni del Califfo. “Chiudere le frontiere e sospendere Schengen”, oggi, significa trasformare l’Italia in una polveriera e tenerci tutti gli immigrati – regolari o clandestini, rifugiati o “economici” – la gran parte dei quali vuole passare di qui per proseguire altrove. “Chiudere le moschee” significa far incazzare tutti i musulmani d’Europa e anche del mondo gettandoli in braccio all’Isis e, al contempo, rinunciare a un luogo di ritrovo e di incontro per possibili terroristi, utilissimo all’intelligence per intercettarli, controllarli e infiltrarli”.

  13. Non sono i cittadini a decidere se entrare in guerra, ma sono loro che comunque fanno le spese di questi terroristi islamici che applicano alla lettera il Corano. Già perchè è proprio sul Corano che si dovrebbe fare chiarezza per stabilire se esistono o meno islamici moderati o no. Come si fa a stabilire chia sia moderato o meno senza sapere come si pongono nei confronti del terribile versetto “Getterò il terrore nel cuore dei miscredenti: Colpiteli tra capo e collo: Non siete certo voi che li avete uccisi è Allah che li ha uccisi”. Nessun musulmano prende le distante da questo versetto contenuto nel Corano che è testo sacro e fonte di insegnamento e di ispirazione per tutti gli islamici moderati o no, oltre che codice civile. Sarebbe doveroso visto che nessun islamico ci dice come la pensano nei confronti di questo versetto, se lo rinnegano, se lo condividono, che lo facesse lo Stato e lo ponesse come condizione per la libertà di religione. E’ vero che l’art. 19 della Costituzione sancisce la libertà di religione, ma come tutti i diritti sanciti in costituzione non è da interpretarsi in senso totale, perchè questa libertà non puo’ ledere altri diritti sanciti costituzionalmente, come il diritto alla vita messo in serio pericolo da questo versetto del Corano. C’è poi la Convenzione Europea dei diritti dell’uomo che all’art. 9 sancisce il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione ma che al comma “: la definisce non totale quando sono in giuoco i diritti e le libertà altrui. Infatti proprio la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo in una recente sentenza ha stabilito essere proprio una lesione dei diritti e delle libertà altrui la dissimulazione del volto con burqa e niqab e di conmseguenza anche se l’Europa e l’Italia fanno fatica a difendere i nostri diritti lasciare circolare burqa e niqan in Italia e in Europa rappresenta una lesione dei nostri diritti e delle nostre libertà ed è una discriminazione. Solo la Regione Lombardia e mi pare la Regione Veneto stanno rispettando il diritto dei propri cittadini ma solo nell’ambito delle proprie competenze regionali. Le altre Regioni e soprattutto lo Stato che dovrebbero vietarlo non solo all’interno dei luoghi pubblici ma anche per strada fanno gli gnorry e ci stanno discriminando. Sarebbe semmai doveroso far analizzare il versetto del Corano summenzionato alla nostra Corte Costituzionale o alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per sancire evidenti lesioni o no?

  14. Guarda l’etichetta che sta sotto al tuo computer. Poi quella del telefono. Pensa alla marca della tua automobile o a quella del mezzo pubblico su cui sali ogni giorno. Rifletti sulla provenienza dei carburanti che alimentano la tua auto o il bus (o la nave che ti porta da mezzo mondo i prodotti “equi e solidali”). Pensa a dove e con cosa è stata costruita la casa in cui vivi. Vedrai che anche tu sei complice degli “schiavisti”.

  15. Rispettare Schengen e come scritto negli art. 4-5-6- e non far entrare nessun clandestino oltre che un diritto dei cittadini europei e alla loro sicurezza è anche un dovere dello Stato. Non è cialtroneria sancire la chiusura dsei confini esterni e si dovrebbe far rispettare anche la direttiva rimpatri soprattutto dopo che la Corte Europea ha fatto capire che il colabrodo sta nel fatto che si consegna un foglio di rimpatrio e si lascia il clandestino libero, cosi’ come è successo nel caso dui El Dridi che è stato espulso nel 2004, nel 2010 era ancora i9n Italia a fare cosa non si sa. Comunque la Corte Europea ha stabilito che questo signore non si doveva mettere in carcere ma si doveva rimpatriare perchè lo scopo della direttiva rimpatri è quello di rendere efficace negli Stati membri il rimpatrio. Questo dovrebbe fare lo Stato rimpatriare i clandestini e non farli circolare liberamente tra la gente creando insicurezza.

  16. il signor ASSURDO da più di due mesi ripete, come un orologio a cucù, le stesse identiche cose, commentando vari articoli di BSNEWS. Adesso è tornato con i burqa, penso sia la cinquantesima volta che ne parla, considerandolo il problema più grande della storia dell’umanità. Continua invece a tacere sui veri responsabili dell’invasione. A 10.54 dico che non ho alternative, o vivo da barbone o mi adeguo. Che ci posso fare? Ma, naturalmente, anche lui non dice una parolina contro i veri responsabili. Allego, per chi non lo avesse già letto, un drammatico articolo sull’Africa, che ho già copiato a commento di un altro articolo. Caro ASSURDO, leggilo bene e ti renderai conto di quanta responsabilità abbiano gli INTOCCABILI sulla situazione attuale: “La storia dell’Africa è segnata dalla schiavitù e dalla colonizzazione. Il presente non è molto meglio. Il Continente africano soffre a causa dello sfruttamento delle Potenze occidentali. Malgrado rappresenti la grande vergogna del cosiddetto “Primo Mondo”, la situazione dell’Africa non sembra sia conosciuta come dovrebbe”. La rabbia monta se si pensa alle motivazioni per le quali questi luoghi sono impenetrabili, o appunto penetrabili a fatica. Sfruttamento del territorio, estrazioni di diamanti, interessi legati all’energia e alle risorse naturali. E perché mai queste risorse non possono essere utilizzate da chi nasce e vive in quei luoghi da millenni? Perché gli africani, unico popolo al mondo senza desideri espansionistici, non possono vendere le loro risorse, come il “mercato globale” vuole? L’Africa non ha mai avuto le forze per reagire al colonialismo e ad ogni sfruttamento. Si eleggevano popoli eletti a discapito di altri per creare divergenze etniche come accadde in Rwanda per cause interconnesse agli sporchi affari di belgi, francesi e americani, Rwanda che si ricorda per il tragico genocidio del 94 con piu’ di ottocentomila morti, di cui la maggior parte periti a colpi di machete. I pochi passi avanti li hanno fatti solo coloro che sono scesi a compromessi coi cosidetti Occidentali, “Tu mi dai questo, io ti faccio far questo”. D’altronde, l’alternativa è uno stato marionetta guidato dagli Usa e compagni. Ma nulla e’ mai arrivato in cambio all’Africa, si promettevano campagne di vaccinazioni con effetti collaterali talmente gravi e mostruosi e molte volte mortali. In realta’ non erano aiuti di libero scambio, ma solo test di vaccini che poi sarebbero stati venduti in occidente. Test, appunto. Non vaccini, in luoghi senza legge e giurisdizione di nessuno, un territorio perfetto per loschi traffici. I risultati sono devastanti, per tutti. Per gli Africani, il dramma è costituto dalla mortalità infantile, dalla impossibilità di far crescere un uomo sano in tutto e per tutto, perché un dentista e un pediatra certo lì non ci sono. Nella disperazione, montano le guerre il piu’ delle volte create dai burattinai occidentali, vuoi per una terra, vuoi per le forme di colonialismo religioso che hanno diversificato e diviso il popolo africano. L’argine di un fiume da controllare come il fatto di essere musulmano o cristiano, diventa il motivo di centinaia di faide interne all’Africa. Una situazione difficilissima, mentre le meraviglie naturali e culturali di un continente magico vivono parallelamente, senza opportunità di essere visitate liberamente, e magari offrire turismo a Mamma Africa. Purtroppo la Mamma è debole, e i suoi figli sono costretti ad emigrare e fare lavori miserabili, lontani dagli affetti più cari, anziché star bene nel loro Paese e magari accoglierci. Le mappe dello sfruttamento di risorse e dei sevizi d’intelligence in Africa le multinazionali in Africa”.

  17. Ecco per ASSURDO tre versetti della bibbia:
    Geremia 7.20: Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: “Aggiungete pure i vostri olocausti ai vostri sacrifici e mangiatene la carne!”
    Salmo 21.9: La tua mano raggiungerà ogni tuo nemico, la tua destra raggiungerà chiunque ti odia. Ne farai una fornace ardente, nel giorno in cui ti mostrerai: il Signore li consumerà nella sua ira, li divorerà il fuoco. Sterminerai dalla terra la loro prole, la loro stirpe di mezzo agli uomini”
    Luca 19.26: “…Vi dico: A chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”. Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme”.
    Non mi risulta che la chiesa cattolica abbia mai preso distanza da questi versetti che sono solo una piccolissima parte della violenza inaudita contenuta nelle sacre scritture. Ma questo non significa che tutti i cristiani siano violenti. ASSURDO ha letto il CORANO e non la BIBBIA?

  18. La differenza è che noi possiamo credere e non credere, cambiare religione senza subire nessuna punizione e che valgono per noi sono i 10 comandamenti il 5′ dei quali è: Non UCCIDERE. Non Uccidere è la parola di Dio. In nessuna chiesa italiana viene insegnato il male e a uccidere. Tutti lo possono testimoniare e non credo che nessuno si tirerebbe indietro se si volessero eliminare questi versetti della Bibbia. Anzi potrebbe essere un’idea, dichiarare fuorilegge sia i versetti della Bibbia che istigano alla violenza e alla morte e anche quelli del Corano. Sarebbe interessante farlo tanto per vedere la reazioni. Non sembra che gli islamici possano farlo.

  19. “Non ho alternative, o vivo da barbone o mi adeguo. Che ci posso fare?”. E tutti quelli a cui rinfacci di essere degli schiavisti, cosa possono farci? Tu potresti andare a piedi e non usare la benzina che finanzia l’Arabia Saudita: non lo fai perché hai le tue ragioni (magari perché non ti sarebbe più possibile svolgere il tuo lavoro, ad esempio). Gli imprenditori tessili delocalizzano altrimenti se producessero qui non riuscirebbero a reggere la concorrenza: quelle sono le loro ragioni. Scusa ma non capisco perchè fai la morale solo a loro. Secondo me gli altri Paesi del mondo devono fare da soli lo stesso percorso che qui noi abbiamo fatto decenni fa per conquistare diritti, sicurezza sul lavoro etc etc. O preferisci che questi diritti spariscano anche da noi a causa del marasma incontrollato che qui si sta purtroppo attuando?

  20. Come mi aspettavo, non solo si tace sui VERI RESPONSABILI DELL’INVASIONE, ma addirittura si arriva a difenderli. Sono veramente imbarazzato a rispondere al commento del signore delle 15.19. Si da il caso che gli imprenditori che “delocalizzano”, meglio dire “schiavizzano” i popoli più poveri, siano dei nababbi che esplodono di richezza. Gilberto Benetton, per esempio, dall’alto del suo impero familiare nato sui maglioncini colorati della sorella Giuliana, un impero che si regge anche sulle concessioni pubbliche via Autostrade e Autogrill, senza contare le posizioni di peso (e le disavventure) nella finanza che conta in Italia, può fare affidamento (dati del 2013) su un patrimonio personale di 2, 4 miliardi di dollari, secondo la stima della rivista americana Forbes. Idem dicasi per altri imprenditori schiavisti. Quindi, dati alla mano, questi onesti signori che hanno tutta la comprensione dei Salvini boys, non avrebbero nessun bisogno di delocalizzare ma avrebbero invece il dovere di LOCALIZZARE IL LAVORO IN ITALIA, così da poter dare lavoro a tanti giovani itaaliani, compreso i SALVINI BOYS che li difensono (mentre in cambio prendono solo cali nel culo). Basterebbe solo che si accontentassero di qualche villa faraonica, Ferrari o yacht in meno. Ma anche se così non fosse (ma invece lo è), cioè se i poveri nababbi non fossero tali, nessuno ha il diritto di sfruttare schiavi, per nessun motivo al mondo. Nessuna atrocità è giustificabile, tantomeno da chi va in giro a vantarsi di appartenere a un paese democratico che avrebbe anche la pretesa di esportare la democrazia (con altre guerre). Giustificare la schiavitù come fa il commentatore delle 15.19 fa venire i brividi. Inoltre vedo che lo stesso commentatore non ha letto per nulla la storia dell’Africa che ho decritto. Ma come fanno questi popoli, perennemente sfruttati e tenuti volutamente nella miseria e nell’ignoranza, ciò che continua anche ai giorni nostri, a fare da soli lo stesso percorso, ecc.ecc.? Vada a rileggersi il mio commento sull’Africa e si accorgerà che questo è assolutamente impossibile. E per colpa di chi? Non certo nostra come cittadini comuni, ma di chi ha gestito e regge il potere politico e economico. Noi ne subiamo solo le conseguenze. Le conseguenze di una situazione che porta questa gente a fare l’unica cosa che possono fare: emigrare.

  21. Sono circa 1.700.000 le persone di religione musulmana in Italia. Ti risuta che stiano andando in giro tutti a decapitare la gente che non crede al corano? Ma per favore……

  22. Il commentatore Marronata ha perfettamente ragione, mi stupisco della sua pazienza nel tentare di spiegare qualcosa a chi non ha alcuna voglia di ragionare e capire ma, siccome è più facile, preferisce lasciarsi intortare dagli istigatori all’odio e alla paura. Non ho altrettanta buona volontà e mi limito a copiaincollare qualche elemento che dovrebbe fare riflettere su come, nella realtà, sono costretti a vivere milioni di musulmani; è lungo, ma credo valga la pena.
    In Bangladesh ci sono molti modi per morire. Si muore da operaia, nell’incendio di una fabbrica o sotto le sue macerie. Si muore in un corteo, uccisi dalla polizia mentre si chiedono diritti e salario.
    Si muore da sindacalista, buttato in un fosso con le ossa spezzate.
    Non solo in un ristorante, massacrati da un commando.
    C’è un dato che emerge fra le righe delle cronache della strage al Holey Artisan Bakery di Dacca. Un dato che accomuna i mestieri di tutte le nove vittime italiane: il lavoro nel settore dell’abbigliamento come imprenditori, manager, buyer, supervisore, addetta al controllo qualità. E’ bizzarro ritrovare in Bangladesh una tale concentrazione di figure professionali che – se escludiamo i distretti dell’immigrazione imprenditoriale cinese – qua in Italia sembravano avviate all’estinzione.
    Sec ondo l’Istat il comparto qui da noi si è ridotto da un milione e centomila occupati nel 1980 a poco più di quattrocentomila nel 20151. Deve trattarsi di uno strano fenomeno, visto che, a detta dell’ICE (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzaz ione delle imprese italiane), ancor oggi “l’Italia è il terzo esportatore mondiale di tessili-abbigliament o dopo Cina e Germania”.
    Evidente mente qualcosa non torna. Chi lo produce tutto sto made in Italy ?
    C’entrano, per caso, quei 2,465 miliardi di euro di articoli d’abbigliamento importati dalla Cina nel 2015, o quei 952 milioni importati dal Bangladesh, o quei 684 milioni importati dalla Romania2 …. ?
    Produrre all’estero e fare profitti in patria
    All’inizio degli anni ’90 il tessile italiano comincia a spostare all’estero le sue reti di subfornitura. Approfitta del via libera della Comunità Europea al ‘traffico di perfezionamento’, un regime doganale che consente di esportare materie prime e reimportare prodotti finiti in compensazione, senza oneri tariffari. Sono gli anni in cui i cambi di regime oltre Adriatico aprono possibilità insperate di delocalizzazione, alla portata anche delle medie imprese.
    Faenza: in lotta contro la delocalizzazione della Omsa, 2012. Foto: Eleonora di Martino.
    Faenza: in lotta contro la delocalizzazione dell’Omsa, 2012. Foto: Eleonora di Martino.
    Da allora gli scantinati del Salento o del Nord Est, dove le fabbrichette clandestine tagliano e cuciono per i grandi marchi, iniziano a svuotarsi.
    Gradualm ente si spostano anche i capannoni delle lavorazioni industriali. Marzotto trasferisce gli impianti dell’ex Lanerossi in Slovacchia e Lituania. Trasferisce le lavorazioni più nocive, come quelle della Marlane, delocalizzata a Brno dopo essersi lasciata dietro 107 operai morti e malati, oltre alle tonnellate di scorie tossiche seppellite sotto lo stabilimento di Praia a Mare. Stefanel e Diesel si spostano a Timisoara, e così via, fino ai giorni nostri, con la OMSA/Golden Lady delocalizzata in Serbia3.
    Nel 1995 l’annuncio della fine dell’Accordo Multifibre, che limitava le quantità di tessili esportabili dai paesi in via di sviluppo, apre definitivamente la strada dell’Asia. Anche i grandi marchi come Valentino, IT Holding, La Perla, Armani, Mariella Burani, Laura Biagiotti, Roberto Cavalli, cominciano a non disdegnare la produzione di seconde linee o del denim (il tessuto dei jeans) in Cina, India, Turchia, Indonesia, accanto all’Egitto e Repubblica Ceca4. Per non parlare di Benetton, che dell’internazionaliz zazione ha fatto sistema.
    Bangladesh , bambini al lavoro, 2015. Foto: Claudio Montesano Casillas.
    Banglades h, bambini al lavoro, 2015. Foto: Claudio Montesano Casillas.
    Il fenomeno è accompagnato dalla consueta retorica: ‘in Italia ci sono i lacci e i lacciuoli’, ‘la produzione in patria non è più competitiva‘, ‘la delocalizzazione innalzerà i livelli di professionalità del personale italiano, perché resteranno in Italia le funzioni alte del fashion’, eccetera, eccetera.
    “Produrre all’estero e fare profitti in patria”, uno studio dal titolo schietto redatto dal Dipartimento di Scienze Economiche della Ca’ Foscari, spiega la faccenda con meno ipocrisie: su 1000 euro di fatturato, il profitto lordo di un’impresa italiana che produce abbigliamento in patria è di 150 €. Se produce in Romania diventa 400 €. Insomma, non è che il profitto in Italia non ci sia, è che ai padroni non basta5.
    E se possono guadagnare quasi il triplo in Romania, dove il costo del lavoro è un decimo del nostro, figuriamoci in Bangladesh, il paese dove i salari degli operai tessili sono fra i più bassi del mondo. O meglio, delle operaie, visto che l’80% della forza lavoro del settore è femminile.
    Salari minimi
    Morire di fame
    La retorica del ‘aiutiamoli a casa loro‘ insiste sul fatto che quei salari sono commisurati agli standard di quei paesi. Peccato che non siano commisurati alla soglia di sussistenza, che in Bangladesh si aggira attorno ai 260,00 euro al mese6.
    I salari al sotto del minimo vitale sono la prima violenza. Costringono a sottomettersi a livelli disumani di straordinario per poter arrotondare la paga. Gli orari lunghissimi pesano sulla salute delle operaie, impediscono di trovare il tempo per riposarsi a sufficienza o per alfabetizzarsi.
    Il reddito familiare non permette un’abitazione decente, cibo e cure sufficienti.
    Non ci sono soldi per mandare i figli a scuola. Con gli adulti sequestrati al lavoro, i bambini restano semiabbandonati, oppure vengono messi in produzione, per permettere alla famiglia di sopravvivere.
    Bangl adesh: bambina, 2015. Foto Claudio Montesano Casillas.
    Banglades h: operaia, 2015. Foto Claudio Montesano Casillas.
    La legge del Bangladesh prevede 112 giorni retribuiti di congedo per maternità, ma se va bene, la maggior parte delle operaie lavora fino a due settimane prima del parto7.
    Morire di sabbia
    La seconda violenza sono le condizioni di nocività e insicurezza.
    Una caratteristica dei processi di delocalizzazione è quella di trasferire all’estero le lavorazioni più nocive per aggirare le patrie restrizioni in materia di ambiente e sicurezza del lavoro.
    È così che la sabbiatura (sandblasting), il processo per l’invecchiamento artificiale dei jeans, ha preso la strada dell’Asia, concentrandosi inizialmente in Turchia.
    Le modalità di lavoro, attuate in assenza delle più basilari misure di protezione, hanno provocato ben presto in quel paese il dilagare di patologia polmonari (silicosi, tubercolosi, tumori) fra i lavoratori dell’abbigliamento. Nel 2009, le organizzazioni operaie turche e le campagne di denuncia internazionale hanno ottenuto il bando dalla Turchia dell’uso della silice nei processi di sandblasting … e così la lavorazione è stata delocalizzata altrove, in Cina, Bangladesh, India, Pakistan e Nord Africa.
    Bangladesh: sabbiatura dei jeans, 2010. Foto: Allison Joyce.
    Bangladesh: sabbiatura dei jeans, 2010. Foto: Allison Joyce.
    Si stima che circa la metà delle 200.000 paia di jeans esportate dal Bangladesh nel 2012 sia stato sottoposta a processi di sabbiatura.
    Nello stesso anno, la Clean Clothes Campaign ha condotto un’indagine sul sandblasting in Bangladesh8. Ne è emersa la storia di Abdul, 32 anni, che dopo due di sabbiatura ha cominciato a sentire male al petto, febbre e debolezza, ma non riesce a pagarsi le analisi. Abdul, che ha chiesto invano ai suoi capi che gli cambiassero reparto, perchè tossisce e sputa sabbia.
    E poi c’è la storia di Rasheed, 24 anni di vita di cui due di sabbiatura. Rasheed con i polmoni dolenti, pieni di muco. Rasheed che sputa sangue, ma non può permettersi le cure.
    Mohammad, sabbiatore venticinquenne, invece si è indebitato per pagare esami medici e farmaci che non servono a niente. Sono costati 1.600 taka, e il suo stipendio era 3.400 tk (32 euro). La fabbrica non glieli rimborsa. Mohammad usa due maschere quando lavora, una sopra l’altra, ma non bastano. A fine turno, dice, tossisce palle di sabbia.
    I lavoratori intervistati hanno riconosciuto, sui capi da sabbiare, le etichette delle statunitensi Levi’s, Lee ed Esprit, della svedese H&M, della danese C&A, della spagnola Zara, e delle nostrane Diesel e Dolce & Gabbana.
    Morire nel fuoco o nei crolli
    Negli ultimi 20 anni le esportazioni bengalesi di abbigliamento hanno subito una crescita esponenziale.
    Bangl adesh garment exports
    Per approfittarne al massimo gli imprenditori locali del settore hanno trasformato in fabbriche molti edifici costruiti per altri scopi. Le imprese hanno innalzato piani supplementari o aumentato la forza lavoro e le macchine oltre la capacità di sicurezza delle strutture.
    Questo completo disinteresse verso questioni quali l’adeguatezza delle vie di fuga, la stabilità degli edifici, la sicurezza degli impianti elettrici, ha provocato migliaia di morti e feriti, in un crescendo di incendi e di crolli (i dettagli in appendice) che si sono susseguiti fino al collasso del Rana Plaza, il più grande disastro della storia mondiale dell’industria dell’abbigliamento.

    Sotto le macerie del Rana Plaza morirono, il 24 aprile 2013, 1132 persone (più di 2.000 i feriti), prevalentemente operaie che producevano per una varietà di marchi americani ed europei, fra i quali i nostri Benetton, YesZee, Manifattura Corona e Pellegrini.
    Ma se la modernità del capitalismo globale sembra riportare le condizioni di lavoro indietro di un secolo, ai tempi del Triangle Fire, i lavoratori bengalesi non si sono lasciati fare tutto questo senza reagire. (Continua)
    Nota: la foto di apertura è di Claudio Montesano Casillas. La galleria del suo reportage fotografico sul lavoro minorile nell’industria dell’abbigliamento in Bangladesh è stata pubblicata sul sito di Lettera 43.
    Appendice9:
    25 febbraio 2005 – crollo del Phoenix Building – zona industriale di Tejgaon, Dacca. Il Phoenix Building ospitava varie fabbriche di abbigliamento per l’esportazione, fra cui la Phoenix Garments. Entrambi, Phoenix Building e Phoenix Garments, appartenevano allo stesso proprietario. Nell’edificio era in corso una ristrutturazione per convertire i piani superiori in un ospedale privato. Il crollo ha coinvolto 150 lavoratori edili ed un numero imprecisato di lavoratori tessili.
    25 febbraio 2005 – esplode un trasformatore al Gruppo Industriale Imam di Chittagong: 57 lavoratori dell’abbigliamento rimangono feriti.
    Fabrikeinst urz in Bangladesch11 aprile 2005 – crollo della Spectrum: 64 morti, almeno 74 feriti, tra cui diversi lavoratori con invalidità permanenti. La fabbrica, costruita su un terreno paludosi di Savar, a 30 km da Dacca, è crollata sugli operai del turno di notte.
    Nei giorni precedenti gli operai avevano segnalato le crepe nei muri. Gli era stato detto di tenere la bocca chiusa e tornare al lavoro. La Spectrum operava in violazione del permesso di costruzione dell’edificio, non rispettava le norme sui minimi salariali e sul giorno libero.
    Committenti della Spectrum: Inditex (Spagna), Carrefour, Solo Invest, CMT Windfield (Francia), Cotton Group (Belgio), KarstadtQuelle, New Yorker, Bluhmod (Germania), Scapino (Paesi Bassi), e New Wave Group (Svezia).
    A firefighter inspects a garment factory after a devastating fire in Savar23 febbraio 2006 – incendio alla KTS Textile Industries di Chittagong: 61 morti (fra cui tre ragazze di 12, 13 e 14 anni), circa 100 feriti. Al momento dell’incendio, causato da un corto circuito, c’erano dalle 400 alle 500 persone in fabbrica. Il cancello principale era stato bloccato per “impedire furti” . Non c’era nessuna attrezzatura antincendio, né erano mai state fatte esercitazioni.
    Dell a KTS si ricordano anche gli straordinari forzati, sette giorni a settimana di lavoro, il pagamento al di sotto del salario minimo, la negazione dei diritti di maternità previsti dalla legge, la violenza fisica contro i lavoratori, la negazione della libertà di associazione e del diritto di contrattazione collettiva.
    Committ enti della KTS: Uni Hosiery, Mermain International, ATT Enterprise, VIDA Enterprise, Leslee Scott Inc, Ambiance, Andrew Scott.
    25 febbraio 2006 – esplosione all’Imam Group, Chittagong: 57 feriti.
    In seguito all’esplosione di un trasformatore i lavoratori si sono precipitati verso le uscite: decine sono stati feriti cercando di uscire dalle porte troppo strette.
    Committent i dell’Imam Group: i giganti USA Kmart e Folsom Corporation.
    6 marzo 2006 – incendio alla Fashions Sayem, Gazipur: 3 morti, circa 50 feriti.
    Scoppia un incendio provocato da un corto circuito presso l’edificio che ospita la Sayem Fashions, la SK Sweater e la Radiance Sweater, a 35 chilometri da Dacca. Le uscite di sicurezza sono ostruite dagli scatoloni in deposito. Le organizzazioni sindacali riferiscono altre violazioni dei diritti dei lavoratori: settimana di sette giorni, lunghi orari di lavoro.
    Committenti : Inditex, Charles F. Berg, Wet, Ada Gatti, Bershka Company, BSK Garments, X-Mail, Kreisy, Persival (non confermato).
    Garib2 5 febbraio 2010 – incendio alla Garib and Garib: 21 morti, circa 50 feriti.
    Alle 21,30 il fuoco, apparentemente causato da un corto circuito, ha attaccato il primo dei sette piani del palazzo diffondendosi rapidamente sui materiali tessili.
    Non c’erano attrezzature antincendio, o erano inappropriate. La scarsa ventilazione ha impedito il defluire del denso fumo nero, e molti son morti soffocati. Anche questa volta la porta d’ingresso era chiusa a chiave e le uscite di sicurezza erano bloccate. Le sbarre alle finestre hanno reso più difficili i soccorsi. La ditta aveva subito altri due incendi, il primo nel 2009 aveva causato due morti, un altro nel 2010 solo feriti.
    Committenti della Garib and Garib: H&M, Otto, Teddy (brand Terranova), El Corte Ingles, Ulla Popken, Taha Group (brand LC Waikiki), Provera e Mark’s Work Wearhouse,
    14 dicembre 2010 – Incendio al That’s It Sportswear (Hameem Group): 29 morti, 11 feriti gravi, numerose ferite lievi.
    L’incendio, scoppiato in un edificio moderno, è stato causato da un corto circuito. E’ iniziato al nono piano, rendendo i vigili del fuoco impotenti perché le loro scale non potevano andare oltre il quinto, e gli elicotteri non riuscivano ad atterrare perché il tetto era stato illegalmente trasformato in una mensa. Molti operai sono morti lanciandosi dalle finestre. That s sportwearNon erano mai state fatte esercitazioni antincendio, le uscite erano bloccate e il luogo di lavoro non era adeguatamente sorvegliato.
    Inoltr e, ai lavoratori era stata negata la libertà di associazione, che avrebbe permesso loro di svolgere un ruolo per affrontare alcune di queste violazioni in anticipo sulla tragedia.
    Committen ti della That’s It Sportswear: Gap, PVH Corp., VFCorporation, Target, JC Penney, Carter (Oshkosh), Abercrombie and Fitch, Kohl.
    3 Dicembre 2011 – Scoppio di una caldaia alla Eurotex (Continental): 2 morti, 64 feriti.
    Esplode una caldaia alla Eurotex, nella città vecchia di Dacca. Si diffonde la voce di un incendio e fra i lavoratori scoppia il panico. Le scale sono sovraffollate e la pressione fa crollare una ringhiera, molta gente cade. Un operaio riferisce che in un primo momento i cancelli erano aperti, ma poi sono stati chiusi da un direttore di fabbrica, che ha invitato la gente a tornare al lavoro dicendo che non era successo niente. Questo testimone sostiene che i morti e i feriti sono stati causati quando i lavoratori hanno iniziato a correre su per le scale spingendosi contro chi tentava di uscire. Jesmin Akter, 20 anni, e Taslima Akter, 22, muoiono calpestate nella calca. Numerosi clienti stranieri avevano già individuato problemi di sicurezza e rischi in fabbrica. Venti giorni dopo lo scoppio della caldaia alla Eurotex, precipita un ascensore presso la Continental, la casa madre, uccidendo un altro lavoratore e ferendone due.
    Committenti della Eurotex: Tommy Hilfiger (di proprietà della statunitense PVH Corp.), Zara (di proprietà della spagnola Inditex), Gap (US), Kappahl (Svezia), C & A (Belgio) e Groupe Dynamite Boutique Inc (Canada) – direttamente o tramite subappalto.
    Tazreen 324 novembre 2012 – incendio alla Tazreen Fashions: 112 morti.
    L’incendio ha origine nei magazzini di stoccaggio dei tessuti e dei filati al piano terra. Parte l’allarme antincendio, ma i capetti dicono agli operai che non sta succedendo niente.
    Gli operai dei piani superiori capiscono presto che l’accesso all’uscita del piano terra è impedito dal fuoco. Il fumo riempie tutti i livelli superiori. I soccorsi vengono chiamati mezz’ora dopo l’inizio dell’incendio. Quando arrivano, le fiamme sono già al quinto piano. La gente muore lanciandosi dal sesto. Anche questa volta le porte dei piani risultano bloccate. La maggior parte delle vittime sono donne, per 53 di loro non è stata possibile l’identificazione.
    Committenti della Tazreen Fashions: C&A, Kik, Walmart, Li&Fung, Enyce, Edinborough Woollen Mills, Disney, Dickies and Sears/Kmart
    24 aprile 2013 – crollo del Rana Plaza: 1132 morti, più di 2.000 feriti.
    Rana PlazaIl Rana Plaza di Savar (Dacca) era un edificio di otto piani. Nella struttura operavano, oltre a diversi negozi e una banca, cinque fabbriche di abbigliamento con circa 5.000 dipendenti.
    Progett ato inizialmente per ospitare solo uffici e negozi, l’edificio era stato sopraelevato abusivamente di quattro piani per far posto alle fabbriche. Al momento del collasso era in costruzione il nono piano.
    Il giorno prima del crollo erano apparse delle crepe nei muri del palazzo. I negozi e la banca avevano provveduto all’evacuazione, ma le operaie delle fabbriche erano state costrette a tornare al lavoro, sotto la minaccia di perdere l’intero salario del mese.
    Sotto le macerie sono rimasti non solo i corpi delle vittime, ma anche le etichette e i documenti di spedizione che identificavano i clienti delle fabbriche. Altri clienti vennero rintracciati grazie ai siti internet dei fornitori. Risultavano le statunitensi Walmart, Cato Fashion, Children’s Place, Lee Cooper/Iconix, JC Penney, Dress Bam; le tedesche Adler Modemarkt, Kik, Kids for Fashion, C&A, NKD, Gueldenpfenning; le francesi Carrefour, Auchan, Camaieu; le britanniche Bon Marche, Matalan, Premier Clothing, Primark, Store 21; le spagnole El Corte Ingles, Mango, Lefties/Inditex, le danesi Texman e Mascot, la canadese Loblaws e la polacca Cropp/LPP oltre alle italiane Benetton, YesZee, Manifattura Corona e Pellegrini.

  23. Già che ci sono, aggiungo altro per chi avesse voglia di conoscere, anche perch>>é sui giornali o in tv queste cose non ve le raccontano: Una ventina di giorni fa Rashida, Sabina e Najma sono state ferite in pieno giorno, in una strada affollata di Gazipur City (Bangladesh), dai colpi di fucile di un gruppo di uomini armati.
    Se si fosse trattato di tre ragazze occidentali assalite da un commando jihadista forse avrebbero fatto notizia. Ma sono solo tre operaie della Kojima Lyric Garments Ltd, e gli uomini armati che le hanno colpite avevano le uniformi della polizia bengalese.
    Erano scese in piazza, Rashida, Sabina e Najma (25 anni a testa) per richiedere all’impresa l’aumento dell’indennità di presenza e il pagamento pieno del bonus per l’Eid-ul-Fitr, la festività che segna la fine del Ramadan. Accanto avevano centinaia delle loro compagne e compagni, fra cui si contano altri venti feriti per le pallottole, i lacrimogeni ad altezza d’uomo, i colpi di bastone sferrati dalla polizia1.

    Gazip ur, giugno 2016. Fonte: The Daily Sun.
    A Rashida, Sabina e Najma è andata relativamente bene. Hanno rischiato di fare la fine di due loro coetanei, Badsha Mia e Ruma Akter, uccisi il 19 novembre del 2013 mentre protestavano davanti alla fabbrica.
    Una provocazione palese, questi due morti, calati nel bel mezzo della grande lotta per l’innalzamento del salario minimo, che nel novembre 2013 aveva svuotato le fabbriche di abbigliamento e riempito le strade di tutti i principali distretti industriali. Vale la pena raccontarla, anche per capire che aria tira – ancora oggi – in Bangladesh.

    Il 6 novembre 2013 il governo bengalese presieduto da Sheikh Hasina Wazed aveva preannunciato la decisione di innalzare il salario minimo mensile da 3.000 a 5.300 tk (61 € al cambio di oggi).
    Subito erano insorte le maggiori associazioni imprenditoriali del settore abbigliamento2 che non volevano sborsare più di 4.250 tk al mese (€ 48,98), sostenendo che i brand internazionali non sarebbero stati disposti a pagare di più la loro merce.
    Insorsero però anche i lavoratori, che lottavano da mesi per un aumento del salario minimo a 8.114 tk (€ 93,52), poco al di sopra della soglia individuale di povertà. Da mesi ‘8.114‘ era la loro parola d’ordine, scandita nei cortei e nei blocchi stradali.

    Savar, novembre 2013. Fonte: The Daily Star.
    Savar, novembre 2013. Fonte: The Daily Star.
    La rabbia per i salari da fame si aggiungeva a quella per il recente crollo del Rana Plaza. Sei mesi dopo il disastro i feriti e i parenti delle operaie morte avevano ricevuto solo delle elemosine dal governo, e solo uno dei brand che si servivano delle subforniture di quelle fabbriche aveva provveduto ad un magro risarcimento. Vivevano una situazione simile anche i superstiti dell’incendio della Tazreen Fashions, dove erano morti 112 lavoratori l’anno prima3.
    La tensione era dunque oltre il limite. Si era già espressa negli scioperi di maggio e di settembre, e raggiunse l’apice in prossimità dell’emanazione del decreto del governo sul salario minimo.

    Morire di polizia

    Il 3 novembre 20.000 lavoratori della Niagara Textile Limited di Kaliakair interruppero il lavoro. Tirarono giù le vetrate della Niagara e delle fabbriche vicine, e assieme ad altri 10.000 operai della zona industriale bloccarono l’autostrada. La polizia li disperse con granate assordanti e lacrimogeni. Quel giorno chiusero settanta fabbrica della zona4.
    Una settimana dopo, 2.500 lavoratori della cintura industriale di Ashulia (periferia nord di Dacca) bloccarono la strada Jirabo-Bishmail al grido di ‘8.114’. Difesero il blocco con i copertoni incendiati e i lanci di mattone. Dieci operai rimasero feriti nelle cariche della Polizia Industriale5.

    Si, perché in Bangladesh c’è la ‘Polizia Industriale‘ un particolare corpo della polizia di Stato dedicato alle agitazioni sindacali. La sua home page recita così:
    “Il settore industriale sta giocando un ruolo vitale nell’economia nazionale del Bangladesh. Circa l’ottanta per cento di valuta estera deriva dal settore abbigliamento… Per salvare la nostra economia è stata richiesta una forza di polizia specializzata per far rispettare la legge e l’ordine nella zona industriale“.

    Gaz ipur, novembre 2013. Fonte: The Daily Star.
    Gazipur, novembre 2013. Fonte: The Daily Star.
    Malgrado l’Industrial Police, l’11 novembre i blocchi stradali si estesero da Ashulia a Savar. Trentamila operai di 350 fabbriche di abbigliamento uscirono dagli stabilimenti, scontrandosi con la Guardia di Frontiera del Bangladesh, schierata dall’amministrazione del distretto. Lanci di mattoni contro lacrimogeni e proiettili di piombo e di gomma, per un bilancio di 50 feriti6.

    Due giorni dopo fu il turno del distretto di Gazipur, dove le autorità avevano disposto la chiusura di alcune fabbriche a scopo precauzionale. Fra queste l’Islam Industrial Group di Konabari, la cui proprietà era particolarmente schierata contro l’innalzamento del salario minimo a 8.114 tk. Quando i lavoratori arrivarono per il turno del mattino trovarono i cancelli serrati, non si dispersero e vennero caricati dalla Polizia Industriale. Diecimila operai delle fabbriche circostanti scesero a dargli man forte, e in 45 rimasero feriti dai proiettili di gomma e dai bastoni. Gli scontri a Konabari continuarono anche nel pomeriggio, quando un gruppo di manifestanti diede fuoco alla fabbrica della Standard Garment7.

    Il 15 novembre ad Ashulia 5.000 lavoratori di oltre 100 fabbriche bloccarono il traffico della Dhaka-Tangail. Il blocco gli costò 35 feriti, ricoverati nei centri medici della zona dopo essere stati colpiti da manganelli e pallottole di gomma8. Dopo tre giorni a bloccare quel tratto di strada scesero 12.000 scioperanti degli stabilimenti di Ashulia e di Savar. Questa volta i feriti furono 50. Fra questi Babul, operaio della AM Design Limited, era il più grave, colpito da sette pallottole di gomma9.

    Joydebpur , novembre 2013. Fonte: The Wall Street Journal.
    Gazipur, novembre 2013. Fonte: The Wall Street Journal.
    Il 19/11 a Kashimpur, gli operai della GMS Composite Knitting Ltd uscirono dai cancelli per protestare contro l’aggressione fisica di una loro collega da parte di un funzionario della ditta. Erano in 10.000, tutte le maestranze al completo. Fra loro Badsha Mia e Ruma Akter. La polizia li ha attaccati con proiettili e gas lacrimogeni: Badsha è morto per una pallottola in testa, Ruma non ce l’ha fatta dopo essere stata ferita in più punti. Altri 50 manifestanti sono stati colpiti. La polizia, tuttavia, ha sostenuto che gli operai si sono feriti sbattendo sulle pareti nel tentativo di uscire dalla fabbrica10.
    La GMS Composite Knitting Ltd, sul suo sito internet declama tuttora la sua attenzione all’ambiente e alle risorse umane.

    Il 21 novembre, dopo un’altra giornata di scontri e feriti ad Ashulia11, il governo decretò ufficialmente l’aumento del salario minimo a 5.300 tk. La lotta per ‘l’8.114’ subì una battuta d’arresto e la frequenza degli scontri diminuì, ma il conflitto è rimasto sempre sottotraccia, pronto a riemergere per ogni ritardo nei pagamenti, per ogni furto sui salari.

    Joydebpur , giugno 2016. Fonte: The Daily Star.
    Gazipur , giugno 2016. Fonte: The Daily Star.
    Morire sotto tortura

    Se ai lavoratori in sciopero vengono riservati manganelli e proiettili, ai sindacalisti spettano arresti, sequestri e torture.
    La libertà sindacale in Bangladesh è una conquista recente. Il diritto di organizzazione e di adesione a un sindacato è stata ottenuto con le mobilitazioni degli operai tessili del 2006, a colpi di scioperi, scontri e fabbriche incendiate (con quel ciclo di lotte si ottennero anche il riposo settimanale, il congedo di maternità, i contratti vincolanti anche per il padrone). Il diritto formale non serve però a fermare gli arresti, i pestaggi e gli assassini di sindacalisti.

    Ami nul Islam. Fonte: Clean Clothes Campaign.
    Aminul Islam. Fonte: Clean Clothes Campaign.
    Il 16 giugno 2010 Aminul Islam, ex operaio tessile e membro dello staff del Bangladesh Center for Workers Solidarity (BCWS) venne arrestato, pestato e minacciato di morte dalle forze di sicurezza. Aminul venne picchiato a lungo, perché i suoi aguzzini volevano che rendesse false testimonianze contro altri membri dell’organizzazione.

    Il BCWS era particolarmente sotto tiro. Gli era stato appena tolto lo status legale di ONG, come rappresaglia per l’appoggio dato ai lavoratori della Nassa Global Wear, un’impresa di proprietà di ex militari molto influenti. La Nassa produceva per i marchi statunitensi (K-Mart, WalMart, Gap Inc., Sears, AMC/Target Corporation, J.C. Penney, Woolrich) ed europei (George, ASDA, Primark, Carrefour, Tesco, H&M, C&A, Sainsburry, Metro AG). Era un’azienda ufficialmente molto ‘impegnata nel sociale’: finanziava borse di studio per studenti ‘poveri e meritevoli’, elargiva donazioni per gli alluvionati…
    Peccat o che gli operai che cercavano di organizzarvi il sindacato venissero assaliti da scagnozzi al soldo dell’impresa, sia dentro che fuori dalla fabbrica. Decine di attivisti sindacali vennero feriti in questo modo12.

    Banglades h, dicembre 2010. Arresto di Moshrefa Mishu.
    Bangladesh, dicembre 2010. Arresto di Moshrefa Mishu. Fonte: bdnews24.
    In generale, nell’estate 2010 il clima nel paese era molto pesante. Migliaia di lavoratori dell’abbigliamento scendevano in strada contro la riforma del salario minimo, che il governo stava per fissare a 3.000 tk. C’erano centinaia di arresti che coinvolgevano anche molti attivisti sindacali. Fra questi Kalpona Akter, direttrice esecutiva del BCWS (un’ex bambina operaia) e Babul Ahkter, direttore esecutivo della Bangladesh Garment and Industrial Workers Federation (BGIWF), accusati di “aver fomentato disordini”.
    A fine anno venne arrestata anche Moshrefa Mishu, presidente del Garment Workers Unity Forum. In prigione venne maltrattata e minacciata.

    Nell’ aprile 2012 le minacce contro Aminul Islam si trasformarono in realtà: il suo corpo, pesantemente torturato, con ferite alle gambe e le dita dei piedi spezzate, venne buttato sul ciglio di una strada a 100 km da Dacca13.

    Munirizz aman Monir. Fonte: Clean Clothes Campaign.
    Munirizza man Monir. Fonte: Clean Clothes Campaign.
    Due anni dopo (maggio 2014) Munirizzaman Monir, dirigente della National Garment Workers Federation (NGWF) venne trovato privo di sensi, con una gamba rotta ed altre lesioni, sul ciglio di una strada a 45 km da Dacca.
    La sua colpa era quella di aver supportato 32 lavoratori della Pioneer Knitwear Factory, licenziati per aver tentato di organizzare un sindacato. La Pioneer Knitwear Factory, un’impresa di Jamirdia, produceva per la catena danese C&A e la svedese H&M.
    Monir disse che era stato rapito da un gruppo di uomini armati che agivano su ordine della dirigenza della Pioneer Knitwear.
    Nello stesso giorno vennero vandalizzati e saccheggiati l’ufficio locale del sindacato e la casa di Monir. Altri due dirigenti sindacali della Pioneer vennero picchiati con spranghe di ferro, tenuti in ostaggio sotto tiro. La famiglia di Monir fu costretta ad abbandonare la propria casa, temendo per la propria incolumità, dopo che il cognato del sindacalista venne aggredito, ferito e minacciato.

  24. Come fai a dire con certezza che non puo’ succedere? Quel ragazzo 17enne arrivato in Germania coi profughi e del quale hanno fatto vedere un filmato in TV che pare avesse già intenzioni poco raccomandabili prima di partire ferito quasi a morte ignari turisti. E anche quello che col camion a Nizza ha falciato, ucciso e ferito tante persone dicevano fosse solo uno squilibrato, salvo poi accorgersi di una premeditazione sofisticata, tra l’altro era passato persino dall’Italia. Sai che ti dico Renzi sostiene che non ci fanno paura, ma al solo pensiero che in Italia ve ne siano 1.700.000 è terrorizzante perchè se non arrivano a decapitare, ma nessuno puo’ escludere che arrivino persino a farlo, sicuramente se non si blocca la concessione della cittadinanza sicuramente arriveranno a sostituire la nostra Costituzione col Corano, per via della loro maggiore prolificità. Tre sono le soluzioni, non concedere nè asilo, nè cittadinanza, nè far piu’ arrivare clandestini islamici, visto che nessuno ce lo puo’ imporre,

  25. “Giustificare la schiavitù come fa il commentatore delle 15.19 fa venire i brividi”. Dove hai letto che io giustifico la schiavitù? Fai la morale a me (che non c’entro niente con Salvini) ma TU usi il computer fatto in Cina, usi la benzina dell’Arabia Saudita e tutto il resto perché “o vivo da barbone o mi adeguo. Che ci posso fare?”. Riesci ad esprimere un concetto senza scrivere un poema?

  26. Spero ti renderai conto che, su un forum, messaggi come i tuoi risultano illeggibili. Quindi inutili, anche se magari sono molto interessanti.

  27. il commentatore delle 20.06 non si ricorda nemmeno quello che scrive. Ha manifestato totale e incondizionata comprensione verso i nababbi che “delocalizzano” (sfruttando gli schiavi). Quindi, a tutti gli effetti, ha giustificato la schiavitu’. Sul resto (telefonini, auto, tv, ecc.) ho già risposto per ben tre volte, quindi lasciamo perdere. D’altronde, uno che non ha argomenti cerca affannosamente di controbattere come può, cioè col nulla. Ma passiamo ad ASSURDO: questa volta la spara ancora più grossa, segno evidente che pure lui è ormai a corto di argomenti, ammesso che ne abbia mai avuti. In Italia ci sono 1.700.000 musulmani, non risulta vadano in giro ad uccidere i praticanti di altre religioni, ma ASSURDO invece dice il contrario, cioè non esclude che essi vadano in giro a destra e a manca a decapitare, evidentemente nella totale indifferenza generale. Non ci sarebbe nulla da aggiungere a una simile scempiaggine. Nel mondo ci sono circa un miliardo e 600 mila musulmani, chiedo ad ASSURDO quanti sono che applicano alla lettera il corano uccidendo chi pratica altre reigioni. Invece di fare delle ridicole e patetiche boutade, parli con i dati e i numeri. Quanti sono? Infine,, caro ASSURDO, come al solito non leggi i commenti, hai letto l’articolo di Travaglio che ti ho copiaincollato recentemente? Naturalmente no. Non concedere asilo e cittadinanza, vietare la libera professsione della loro religione (come invece prevede la costituzione di cui tu ti riempi la bocca), vietare loro l’ingresso, in poche parole, dimostrarsi completamente ostili e seminare odio nei confronti di tutti i musulmani tranquilli e moderati, significa fare un grosso favore ai terroristi dello Stato islamico che troverebbero terreno fertile per la loro folle propaganda. Significherebbe fare incazzare anche i moderati e aumentare il terrorismo. Con tante grazie alla Lega. Che Dio ce ne scampi!

  28. Guarda che sei tu che non hai argomenti: hai solo detto che vivi anche tu basandoti sugli squilibri del mondo che hanno fatto e fanno tuttora la fortuna degli imprenditori. Non ho mai detto né che tu né che gli imprenditori stiate facendo del bene: ho solo rilevato che questa è la situazione. E che tu ti senti in diritto di fare la morale. Svegliati. Altro che “a tutti gli effetti”…

  29. Tu giri sempre le parole interpretandole a modo tuo. Penso che persino in Germania si siano stupiti di constatare che quel ragazzo 17enne arrivato dall’Afghanistan come profugo, e che aveva trovato persino rifugio in una famiglia e lavoro, avesse potuto mai fare una mattanza del genere in un treno locale, ferendo delle innocenti persone vigliaccamente, in nome dell’ISIS. Questo e il caso di Nizza e tanti altri sono la dimostrazione piu’ evidente che fidarsi è bene e non fidarsi è meglio. C’era un proverbio che i nostri vecchi usavano sempre, dicevano che a fare del bene all’asino si prendono calci.Oltre a questi esempi drammatici penso che nemmeno il titolare di quell’islamico francese si sarebbe mai aspettato dal proprio dipendente che le avrebbe decapitato la testa e attaccata alla recinzione. . Mi sai spiegare tu quali sono i musulmani buoni e quelli cattivi e come si fa a distinguerli ?

  30. Esatto. Aggiungo anche che spesso facciamo fatica a comprenderci fra di noi, figyrarsi con gente che viene da un altro mondo, con culture diverse e con diversi valori etici e religiosi che noi non riusciremo mai a capire e ad accettare e loro non riusciranno mai a comprendere la nostra cultura. Percio’ smettiamola una buona volta di voler a tutti i costi mescolarci (a senso unico, il loro) perche’ perderemo presto quel poco di non barbaro che millenni della nostra cultura ci ha giustamente trasmesso…

  31. Marroni, a quando l’abolizione dell’8 per mille? E’ inutile che vieti le moschee, tra non molto, se non vi affretterete ad eliminare il finanziamento pubblico alla xhiesa cattolica e a ribadire lo stato laico, anche i musulmani vorranno l’obolo e in massa, come facevano i comunisti, metteranno la croce, con la conseguenza che dovremo finanziare due religioni. Avranno i soldi, come oggi i preti, e faranno il bello e il cattivo tempo. Bssta soldi pubblici alle religioni.

  32. Lo so che sono lunghi, purtroppo non è consentito mettere link; è anche vero che stiamo parlando di problemi complessi e alcuni sparano cretinate senza uno straccio di conoscenza delle questioni… Quello che ho copiaincollato si legge in 10 minuti, ma non è obbligatorio.

  33. Si è voluta a tutti i costi la globalizzazione, senza globalizzare le regole soprattutto sul lavoro e questi sono i risultati, l’Italia ormai sta fallendo e il tessuto produttivo è ormai ridotto all’osso. A questi Paesi mancano le nostre AUSL, i nostri sindacati e i nostri Magistrati che risolverebbero tutto in men che non si dica.

  34. Quali sono i musulmani buoni e quelli cattivi? I musulmani buoni sono coloro, la quasi totalita’, che sono tranquilli e si comportano bene nei paesi che li ospitano. I musulmani buoni sono coloro che fuggono dai paesi criminali dove vige l’integralismo. I musulmani cattivi (la stragrande minoranza) sono coloro che scatenano i crimini integralisti. Gli orrori compiuti dagli assassini citati dal commentatore delle 21.59 sono comunque degli episodi isolati che non si possono imputare a tutti gli islamici. Fermo restando che e’ necessario stare con gli occhi bene aperti potenziando i sistemi di sicurezza per arginare il terrorismo integralista. Ma sollecitare all’odio e’ la cosa piu’ sbagliata perche’ genera inevitabilmente altro odio.

  35. Tutti i terroristi che hanno colpito in Europa non andavano in moschea, ma frequentavano i social network ed usavano i telefoni. Bisogna vietare internet ed i telefoni. Basta con il buonismo !!

  36. Esprimo solidarietà ad ALESSIO. Capisco che per qualcuno leggere sia un optional nella vita, per altri invece è importante, quanto meno per documentarsi ed evitare di dire baggianate.

  37. Ma chi sollecita all’odio? Semmai è doveroso sollecitare alla sicurezza!!!? L’hai detto anche tu che bisogna stare con gli occhi aperti!?! E allora spiegami come fai quando incontri un islamico a stabilire che sia buono e non cattivo, glielo chiedi? Di certo quel giovane afghano arrivato come profugo era stato classificato tra i buoni perchè scappava da un paese difficile, e poi ha visto cosa ha fatto? E allora bando alle ciance e al falso buonismo. Di fatto ci hanno raccontato che tra i profughi non c’erano terroristi ed abbiamo visto che non è cosi’ e anche con quelli ritenuti integrati come in Francia ai quali hanno regalato lo sbagliatissimo IUS SOLI, le seconde generazioni ringraziano in questo modo. Ha ragione chi sostiene che non abbiamo abbastanza paura, e che l’ISLAM è incompatibile con la nostra civiltà e costituzione. Giusto il proverbio che a far del bene all’asino si prendono calci.

  38. Non credo che Alessio abbia bisogno della tua “solidarietà”: anche perchè mi ha tranquillamente risposto in tema e, da persona ragionevole, riconosce che i suoi post siano eccessivamente lunghi per un forum. Probabilmente solo tu pensi che segnalare ad una persona che i suoi post, per quanto interessanti, risultino di fatto difficilmente leggibili significhi fargli un torto. “Solidarietà”…

  39. A 11.48 chiedo quante probabilita’ pensa ci siano, per una persona normale, di incontare per strada un islamico che tira fuori il machete e le tagli la testa. Molto piu’ probabile invece, in base alle statistiche, per una donna italiana, imbattersi in un marito o un fidanzato italiano violento che la picchia o, con la frequenza di quasi un caso al giorno, metta gentilmente fine ai suoi giorni.
    Mai sentito parlare di femminicidi? La maggior parte sono compiuti da italiani. Allora che facciamo? Espelliamo tutti gli italiani?

  40. Dal”falso buonismo” al “vero cretinismo”. No c’e’ bisogno di chiedere ad ogni straniero scuro che passa se e’ buono o cattivo. Basta vedere come si comporta, e la stragrande maggioranza dei musulmani in italia mi risulta si comportino bene. Questa e’ la realta’. A coloro che si comportano male, italiani o stranieri, bisogna far rispettare le regole e sappiamo cHe l’illegalita’ e’ una prerogativa tutta italiana.. Gli incubi notturni in cui tu vedi decapitazioni islamiche ad ogni angolo delle strade sono frutto del terrore che i tuoi destrorsi iniettato continuamente nel tuo cervello.

  41. Gli autoproclamati detentori della unica verità assoluta si ritengono in diritto di insultare, sulla base dei loro pregiudizi. Dunque, come si vede, si comportano esattamente come quelli che criticano…

  42. Abolire l’8 per mille no, dunque. Meglio continuare ad alimentare le polemiche populiste alla vecchia maniera per poter poi crearsi il proprio bacino elettorale e quindi la propria pagnotta, quindi….

  43. La differenza è che nel Corano anche se nessuno ne vuole prendere nota c’è quel terribile versetto che indica:”Getterò il terrore nel cuore dei miscredenti. Colpiteli tra capo e collo, non siete certo voi che li avete uccisi. E’ Allah che li ha uccisi”. Fate pure gli gnorry e girate intorno al problema senza andare a fondo, ma se questo versetto del Corano e nessuno ne prende le distanze, come stanno facendo gli islamici adesso che non hanno nemmeno sottoscritto la Carta dei valori di cittadinanza e integrazione, significa che abbiamo il diritto di dubitare che esistano islamici moderati. Citi i miei incubi notturni, ma hai visto le stragi di Nizza, di Parigi, di Dacca o stavi dormendo, o meglio non li vuoi vedere. Bene fanno le famiglie italiane a denunciare la Francia per non aver gestito la loro sicurezza in modo adeguato.

  44. @13.59 (alias ASSURDO) Continui a far finta di confondere il terrorismo, che preoccupa drammaticamente tutti noi a prescindere dalle idee politiche, col miliardo e seicento milioni di persone di religione islamica sparsi nel mondo, la maggior parte dei quali e’ formata da persone fondamentalmente pacifiche che non osservano per nulla i citati versetti del corano, cosi’ come i cristani non osservano quelli ancora piu’ feroci della bibbia, anche se per secoli l’hanno fatto, scatenando guerre, sottomettendo le donne, bruciando gli eretici, ecc.ecc. Non capisco come si possa continuare ciecamente ad affermare che tutti gli islamici sono terroristi. Qualcuno si lamenta giustamente per gli insulti, ma in questo non si possono proprio evitare: affermare quanto sopra e’ ASSOLUTAMENTE DEMENZIALE perche’ IL FATTO NON ESISTE. Lo so che gli sciacalli leghisti e company stanno aspettando con la bava alla bocca la prossima strage, sperando che prima o poi succeda anche in Italia, per esplodere poi nell’entusiasmo piu’ sfrenato, tentando faticosamente di smorzarlo fingendo maldestramente di addolorarsi. C’e’ una strada sicura per far aumentare le stragi: la loro, cioe’ continuare a spargere l’odio antislamico. Se poi ci sara’ anche la tragedia Trump prepariamoci alla fine.

  45. Gli insulti “in questo caso non si possono proprio evitare”: falso. Dare del cretino a chi espone un pensiero differente da proprio, sebbene tale pensiero possa essere ampiamente criticabile, denota supponenza e pre-giudizio. Tipici di chi è convinto di detenere la verità assoluta. Chi estremizza il problema enfatizzandolo è sullo stesso piano di chi estremizza nascondendolo: ma un problema esiste e va trovato il modo di affrontarlo. Alla legittima domanda “come distinguere chi è terrorista da chi non lo è” ancora non è stata data una risposta sensata.

  46. Non sono assolutamente il depositario della verita’ assoluta, anzi sono perennemente assalito da dubbi, contrariamente ai personaggi di una certa parte politica, intolleranti e abituati a insultare chiunque la pensi diversamente. Il commentatore si sintonizzarsi su qualche canale che annovera tra gli ospiti alcuni di questi individui e lo constatera’. E’tipico di questi politici (lega e destra) non permettere agli interlocutori di parlare intervenendo continuamente al fine di impedire agli ascoltatori di capire i concetti dell’avversario. Rispetto rigorosamente ogni opinione ma quando si sostengono tesi che non hanno il minimo fondamento nella realta’ aggiungo che si tratta di tesi demenziali. Affermare o tentare di far credere che tutti i musulmani siano collusi col terrorismo significa affermare consapevolmente il falso, quindi e’ demenziale.

  47. “E’ tipico” è un concetto uguale a quello che usano quelli che critichi. Anche di questo non ti rendi conto, come fanno tutti quelli convinti di essere nel giusto. Ho letto la tua risposta di mar 10.41: per questo affermo che tu non abbia risposto, perché non hai spiegato come distinguere un terrorista da chi non lo è. Hai solo detto che ci sono tante persone che non sono terroristi (e su questo non possiamo che essere d’accordo), ma non hai spiegato una cosa che purtroppo nessuno è in grado di spiegare. Poi il sig. Assurdo propone la sua soluzione (per me sbagliata) di mandare via tutti, tu proponi la tua soluzione (per me sbagliata) di fare finta che il problema non esista, basandoti su un concetto di probabilità statistica inadeguato. Perché se è vero che, statisticamente, la probabilità che un turista di Hong Kong venga ferito a colpi di accetta da un profugo (?) afghano rifugiato in un paesino di provincia della Germania è bassissima, l’episodio si è verificato e non so se ai feriti basta come giustificazione quella di essere incappati in un caso a bassissima probabilità. Non so se è chiaro.

  48. A me basta sapere che la maggioranza dei musulmani residenti in Italia sono persone pacifiche. Questa, per adesso, e’ l’inconfutabile realta’ dei fatti. Se un giorno, non lontano, la campagna di odio e d’incitamento all’odio scatenata da certa politica e certa stampa nei confronti di tutta questa gente avra’ aumentato anche in Italia il terrorismo facendo il gioco dell’ISIS (che ringraziera’la lega), ne riparleremo.

  49. A te basta? Bene, mi fa piacere. Puoi ammettere che ci siano persone che pensano qualcosa di diverso da te? O chi non la pensa come te è un “cretino” o un “demente”?

  50. Sono assolutamente rispettoso delle opinioni altrui, ma un conto sono le opinioni, un conto le mistificazioni e le deformaziooni della realtà. La verità non è un’opinione e chi la nega o la manipola chude il disorso prima ancora di aprirlo, disprezza il dialogo e quindi anche le opinioni altrui. Chi manifesta le proprie idee, anche se non le condivido, ha tutto l mio rispetto, ci mancherebbe. Ma chi afferma consapevolmente il falso dice, mi si permetta il termine, semplicemente fesserie. E cercare di far credere che tutti i musulmani sono terroristi è clamorosamente falso, oltretutto anche pericoloso.

  51. Con un ampio giro di parole, hai spiegato perfettamente: sei il depositario della verità e pertanto non ti si può contraddire.

Lascia una risposta (la prima volta la redazione deve accettarla)

Per favore lascia il tuo commento
Per favore inserisci qui il tuo nome