Banca Valsabbina: è ora di trasformarla in una Spa?

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di Aurelio Bizioli – L’ultima quotazione sul mercato Hi-Mtf delle azioni di Banca Valsabbina ha fermato il prezzo di scambio a 7,17 euro con una riduzione, rispetto ai 18 euro di inizio anno, di circa il 60% del suo valore. La notizia, se considerata all’interno del panorama azionario con specifico riferimento al settore bancario, non è certo significativa: dall’inizio dell’anno Unicredit ha perso il 55%, Ubi Banca il 58% e Monte dei Paschi l’87%; decisamente meglio Intesa (-9%) e Popolare di Sondrio (-21%).

Potrebbe sembrare tutto normale se non fosse che le cinque banche citate sono tutte quotate sulla Borsa di Milano e quindi è chiaro ed evidente, per chi opera su quei titoli, il rischio implicito delle operazioni di investimento azionario. Al contrario le azioni Valsabbina, fino alla primavera del 2016, sono state quotate su un mercato ristretto e per decenni hanno avuto una evoluzione di prezzo limitata che le ha portate ad essere “promosse” come un investimento sicuro per risparmiatori tranquilli.

Banca Valsabbina non è più da anni una piccola banca locale. Con 61 sportelli su 5 province, 480 dipendenti e 4 miliardi di attivo è una realtà economico-finanziaria importante con una caratteristica significativa: è un banca popolare con 40 mila azionisti-risparmiatori che è diventata una “istitituzione” per il territorio valsabbino allargandosi di fatto a tutta la provincia di Brescia.

C’è quindi un interesse ed una attenzione diffusa sia al suo funzionamento quale istituto bancario nei confronti dei clienti che alla gestione della partecipazione azionaria nei confronti dei piccoli azionisti che, proprio per la sua natura di banca popolare, sono la maggioranza della compagine societaria. Ed è quindi importante evidenziare che questi sono due aspetti correlati in un mercato razionale (dove il valore delle azioni riflette il valore della società) che si disgiungono pericolosamente in un mercato speculativo dove il titolo azionario segue dinamiche estranee alle dimensioni reali dell’economia.

L’assemblea di approvazione del bilancio 2015 di Valsabbina, tenutasi nell’aprile 2016, ha evidenziato questa distonia: si approvava un risultato positivo di 8 milioni di euro ma il clima che si percepiva, in parte anche manifestato, era di insoddisfazione per la proposta di svalutazione a 14 euro del valore azionario.

Nello stesso periodo un’altra banca locale, anch’essa a capitale diffuso rientrando nella fattispecie del credito cooperativo, approvava un bilancio in perdita per 4 milioni nella piena tranquillità della compagine societaria.

La differenza stava nella diversa impostazione nella partecipazione al capitale sociale: nella banca di credito cooperativo ogni socio aveva sottoscritto solo la quantità minima, poche centinaia di euro, necessaria per acquisire il diritto di partecipazione.

Nel caso di Valsabbina da anni la società ha invece promosso ed incentivato un processo di crescita sia del numero di azionisti che del numero delle azioni possedute (la media è di circa 890 azioni per socio) che rispondeva, ci si augura, ad un progetto di sviluppo gestionale e societario che coincideva, nel breve periodo, con l’interesse del socio. La criticità dell’operazione viene dalla composizione della compagine societaria, priva di investitori istituzionali od imprenditoriali, che ha trasformato in azionisti dei semplici risparmiatori.

La crisi economica ha evidenziato questa criticità a fronte di un rallentamento della crescita dei soci che non ha permesso, negli ultimi due anni, di dare corso regolarmente agli ordini di vendita che si sono accumulati in attesa di acquirenti. L’insoddisfazione in assemblea era un presentimento di quello che è successo con la quotazione sul mercato regolamentato: ogni settimana ordini di vendita per quasi 1 milione di azioni a fronte di ordini di acquisto per circa 10 mila azioni nel migliore dei casi, un prezzo che è sceso a 7 euro per azione con la preoccupante certezza di assistere nelle prossime settimane ad ulteriori ribassi.

Ci sarà anche “il sospetto di una speculazione” (come titolava il Giornale di Brescia di fine agosto) ma la realtà, al di là di operazioni individuali che possono accelerare il processo ma non modificarlo, è che il riequilibrio fra acquisti e vendite non verrà ristabilito a breve. Vi è infatti la percezione che oltre ai quantitativi offerti in vendita ci siano altre posizioni in attesa di vedere una concreta possibilità di cessione prima di immettere i loro titoli sul mercato.

E’ su questo punto che emergono le contraddizioni di una banca popolare (dove, è opportuno ricordarlo, ogni socio conta un voto indipendentemente dal numero di azioni possedute, il cosiddetto “voto capitario”) in cui i pacchetti azionari sono cresciuti in misura eccessiva.

Perché in questa situazione, se si possono intuire le ragioni di necessità o prudenza che spingono i risparmiatori a vendere, non si riesce ad immaginare le motivazioni che possono spingere gli investitori, privati od istituzionali, ad intervenire in acquisto sul mercato.

Il mercato azionario ordinario è influenzato dalla presenza di fondi comuni di investimento che, per fini istituzionali, acquistano azioni per raggiungere i loro obiettivi di breve o medio periodo sulla base di analisi specifiche sulla solidità economico-finanziaria della società. Conditio sine qua non per effettuare un investimento azionario è però la contendibilità della società, cioè la possibilità per chi investe di poter esprimere, direttamente o in accordo con altri soci di riferimento, la governance societaria con riferimento anche a processi di aggregazione ed integrazione.

Un reportage giornalistico del recente convegno economico internazionale di Cernobbio titolava “Banche, pressing per le fusioni. Renzi: “Gli istituti devono aggregarsi: ci sono più poltrone e filiali che nel resto del mondo”. L’invito di Renzi alle aggregazioni bancarie trovava (paradossalmente) consensi tra molti dei principali banchieri italiani.

Nel corso dell’assemblea di aprile si è detto che Valsabbina è la prima banca popolare lombarda; si tratta però di capire se sia un aspetto di soddisfazione o di preoccupazione. Una legge specifica infatti ha costretto le prime dieci banche popolari italiane ad abbandonare il voto capitario trasformandosi in società per azioni; Valsabbina non rientra, per limiti dimensionali, nella previsione legislativa che ha interessato istituti bancari rilevanti come Ubi Banca. Ma è un controsenso che per risolvere le criticità emerse nei decenni di economia in crescita (con la abnorme crescita anche delle compagini societarie in tutte gli istituti interessati) sia sempre necessario un intervento legislativo.

Una compagine societaria in sofferenza che non sia in grado di autoregolamentarsi e di autoriformarsi evidenzia delle gravi patologie di funzionamento.

Gli organi direzionali societari che si sono succeduti in Valsabbina (peraltro con poche modificazioni, ed anche questo è un sintomo di avversione al cambiamento) in questi anni hanno evidentemente delle responsabilità sulla gestione del valore del titolo azionario; ma credo che in questa sede sia di scarsa rilevanza il giudizio sul passato.

Difficilmente può risolvere il problema dell’affidabilità del titolo azionario l’annunciata acquisizione di sette sportelli, dislocati su cinque diverse province, da una banca, Hypo Alpe Adria Bank, che non ha certo lasciato un buon ricordo nel territorio bresciano dopo una gestione particolarmente aggressiva nel settore del leasing industriale.

Il futuro di Banca Valsabbina, che non ha come obiettivo solo una ripresa di valore del titolo azionario ma anche il consolidamento e lo sviluppo sul territorio bresciano di una istituzione finanziaria rilevante, non è una questione che riguarda solo gli organi sociali ma l’intera comunità dei 40 mila soci che deve farsi carico di scelte difficili ed incerte nella convinzione che l’immobilismo non è una soluzione.

Presento qui la stessa proposta che ho avuto modo di esprimere, ovviamente con le limitazioni di un intervento nell’assemblea sul bilancio 2015, nel corso della discussione sulla riduzione del valore di riferimento delle azioni a 14 euro: la trasformazione in società per azioni ordinaria con l’eliminazione del voto capitario. Con questa modificazione statutaria ogni socio conta per il capitale investito attuando una correlazione diretta e proporzionale fra numero di azioni e diritti di voto. Una modifica che, anche non considerando l’opzione di quotazione su un mercato azionario più strutturato del Hi-Mtf (che attualmente quota solo sei banche non certo di rilievo), può avviare un percorso di sviluppo e crescita tramite aggregazioni e fusioni.

All’obiezione espressa in assemblea che nelle società per azioni i soci contano meno è facile, soprattutto ora, rispondere che il mercato ha dimostrato che continuando con questa strategia sono i conti degli azionisti-risparmiatori che non tornano.

La trasformazione in una società per azioni ordinaria è una scelta significativa, peraltro nella stessa direzione dell’indirizzo legislativo, che comporta aspetti positivi (non esclusa la ripresa di valore del titolo azionario anche senza bisogno di quotarsi su mercati finanziari più o meno diffusi) che a mio avviso superano gli aspetti negativi; richiede una serie di argomentazioni che non posso qui esplicitare per non abusare della disponibilità del direttore di questo giornale.

Mi auguro peraltro di poter ritornare sull’argomento, esprimendo compiutamente le motivazioni a favore di questa proposta, in un ulteriore intervento qualora si avviasse, approfittando ulteriormente della cortesia di questa testata giornalistica, un dibattito serio e costruttivo fra i soci.

AURELIO BIZIOLI

Socio Banca Valsabbina dal 1996.

[email protected]

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32 Commenti

  1. Sono uno di quei risparmiatori che ha accettato il consiglio di acquistare le azioni della Valsabbina perché erano un titolo sicuro. Per fortuna questo è l’unico investimento di questo tipo che ho fatto.
    Vorrei però sapere cosa dicono gli amministratori della banca.

  2. pure io socio,,,,ma mi sembra che tutti tacciano di fronte ad una perdita di soldi cospiqua(10000 euri di azioni te ne trovi 4000) e fino a poco tempo fa non potevi vendere,,,,,,,come mai???

  3. Tutti noi soci dovremmo chiedere una convocazione urgente dell’assemblea per farci spiegare dall’attuale dirigenza quali strategie intende adottare per arginare il crollo del valore dell’ azione. Se ne hanno !!!!!!!!😭&#1 28557;

  4. “Meno male che la popolazione non capisce il nostro sistema bancario e monetario, perché se lo capisse, credo che prima di domani scoppierebbe una rivoluzione”. Chi l’avrà detto? Un comunista?

  5. Il ragionamento è condivisibile e giustificato dai fatti prima che dalle opinioni, penso che gli attuali vertici di Valsabbina dovrebbero rassegnare le dimissioni in blocco!

  6. credo evidente che qualcosa non ha funzionato
    peccato che a pagarne le spese sono come al solito i piccoli risparmiatori
    vorre i sapere quanto hanno perso gli amministratori che hanno gestito la banca in questi ultimi anni

  7. Analisi condivisibile e seria, purtroppo i piccoli risparmiatori stanno pagando il prezzo eccessivo dei cambiamenti o dell’incapacità di adattarvisi.

  8. Qui bisogna organizzare un comitato di piccoli azionisti e andare in assemblea a fare sentire la voce dei risparmiatori perché i conti vanno sistemati e gli stipendi di tutti ridotti se le cose non vanno bene!!!

  9. Egr. sig. Roberto, ho letto il suo ultimo articolo di Venerdì 9. La Valsabbina conquista nuovi sportelli e si espande anche in altre provincie. Quale il prezzo di questi successi? Io penso che il tutto venga pagato a caro prezzo dai soci risparmiatori. Le perdite di coloro che hanno acquistato le azioni ad un costo medio di 18€ (valore ufficiale fino a maggio scorso) hanno visto scendere precipitosamente a 5,74 € se tutto andrà per il meglio il prossimo venerdì 26. Io personalmente acquisterei questa azione a meno di0,50€. Perché non viene pubblicata questa notizia? È necessario per un giornalista approfondire l’argomento e non colpevolizzare i cosiddetti speculatori. Intervisti qualche sfortunato socio azionista! Io sono disponibile. Distinti saluti. Gianfranco Massarelli.
    Lettera inviata al Giornale di Brescia e al Direttore della Valsabbina

  10. Egr. sig. Roberto, ho letto il suo ultimo articolo di Venerdì 9. La Valsabbina conquista nuovi sportelli e si espande anche in altre provincie. Quale il prezzo di questi successi? Io penso che il tutto venga pagato a caro prezzo dai soci risparmiatori. Le perdite di coloro che hanno acquistato le azioni ad un costo medio di 18€ (valore ufficiale fino a maggio scorso) hanno visto scendere precipitosamente a 5,74 € se tutto andrà per il meglio il prossimo venerdì 26. Io personalmente acquisterei questa azione a meno di0,50€. Perché non viene pubblicata questa notizia? È necessario per un giornalista approfondire l\’argomento e non colpevolizzare i cosiddetti speculatori. Intervisti qualche sfortunato socio azionista! Io sono disponibile. Distinti saluti. Gianfranco Massarelli.
    Lettera inviata al Giornale di Brescia e al Direttore della Valsabbina

  11. Credo che da risparmiatore ,come tutti voi, la dirigenza della banca dovrà dare una spiegazione. Io credo che dovremmo trovarci tutti noi piccoli e grandi azionisti e incontrare la dirigenza.

  12. I Responsabili della Banca Cooperativa Valsabbina, a sostegno della politica aziendale, confrontano le proprie perdite con quelle subite da altre banche ritenendole accettabili.
    Il fatto è che i soci della BCV non hanno acquistato le azioni con intenti speculativi, che comporta un’alea di rischio, bensì, al contrario con l’intento di cautelare i propri risparmi nella banca di Valle, con una redditività inferiore ma senza brutte sorprese in futuro.
    Questo risparmiatore ha subito un danno economico notevole dalla svalutazione delle azioni passate da un valore di oltre 18 euro agli attuali 6 euro. La direzione aziendale tenta di farlo passare come conseguenza della crisi generale che ha colpito tutte le banche; qualcuno dovrebbe spiegare il motivo per cui, nonostante il valore reale delle azioni si posizioni attorno agli 11/15 euro, il valore delle azioni è sceso ai 6 euro e continua a scendere.
    Questo significa che il risparmiatore della BCV, nonché cittadino della Valle, ha perso fiducia: c’è chi vuol vendere ma mancano gli acquirenti.
    E’ necessario che il Consiglio di amministrazione della Banca informi il proprio azionista sul come riportare in equilibrio il valore delle azioni: l’inerzia attuale porta inesorabilmente all’ azzeramento del titolo.
    Non sono un economista ma ritengo la proposta del dr Bizioli Aurelio non solo costruttiva ma che va incontro alle aspettative del risparmiatore azionista della BCV che ha sempre contato sulla solidità della stessa ma che non aveva considerato l’influenza della politica aziendale.

  13. I Responsabili della Banca Cooperativa Valsabbina, a sostegno della politica aziendale, confrontano le proprie perdite con quelle subite da altre banche ritenendole accettabili.
    Il fatto è che i soci della BCV non hanno acquistato le azioni con intenti speculativi, che comporta un’alea di rischio, bensì, al contrario con l’intento di cautelare i propri risparmi nella banca di Valle, con una redditività inferiore ma senza brutte sorprese in futuro.
    Questo risparmiatore ha subito un danno economico notevole dalla svalutazione delle azioni passate da un valore di oltre 18 euro agli attuali 6 euro. La direzione aziendale tenta di farlo passare come conseguenza della crisi generale che ha colpito tutte le banche; qualcuno dovrebbe spiegare il motivo per cui, nonostante il valore reale delle azioni si posizioni attorno agli 11/15 euro, il valore delle azioni è sceso ai 6 euro e continua a scendere.
    Questo significa che il risparmiatore della BCV, nonché cittadino della Valle, ha perso fiducia: c’è chi vuol vendere ma mancano gli acquirenti.
    E’ necessario che il Consiglio di amministrazione della Banca informi il proprio azionista sul come riportare in equilibrio il valore delle azioni: l’inerzia attuale porta inesorabilmente all’ azzeramento del titolo.
    Non sono un economista ma ritengo la proposta del dr Bizioli Aurelio non solo costruttiva ma che va incontro alle aspettative del risparmiatore azionista della BCV che ha sempre contato sulla solidità della stessa ma che non aveva considerato l’influenza della politica aziendale.

  14. Ringrazio coloro, e sono tanti, che sono intervenuti su questo sito e mi hanno contattato personalmente o tramite email per la condivisione di un approccio costruttivo alla questione di fondo che sta toccando tanti risparmiatori bresciani. Peccato per l’assenza di contraddittorio, a quanto pare le valutazione su quanto avviene vanno in un’unica direzione senza alcun segnale da parte degli organi direzionali della banca.
    Il risultato della contrattazione di venerdì evidenzia che a fronte di questa situazione non ci sono ordini di acquisto adeguati ed il rischio concreto è che il prezzo scenda a livelli indecorosi.
    Ho ricevuto sollecitazioni a chiarire i due aspetti principali del mio intervento: le responsabilità degli organi di direzione societari e la proposta di trasformazione in spa ordinaria.
    E’ quest’ultimo il tema principale in quanto risponde all’obiettivo di far riprendere, magari non nell’immediato ma nel medio periodo, il valore del titolo.
    Chiedo quindi al direttore di bsnews la disponibilità ad ospitare un nuovo intervento che, al fine di chiarire gli aspetti controversi, non potrà essere “stringato” come richiesto dal primo commentatore.
    Nel frattempo ho anch’io una richiesta: se qualcuno sostiene che la trasformazione non è una soluzione, quale alternativa propone?

  15. Come insegnano i manuali di economia, esiste in genere differenza fra prezzo e valore. In questo momento di scarsa fiducia generalizzata, se non di sospetto verso il sistema, il prezzo dei titoli risente negativamente delle circostanze che noi tutti viviamo in questo particolare momento. Punto. Smettiamola di fare i processi creando ulteriore clima di sospetto, buttando lì per ben tre volte il termine “criticità” ed adombrando profili di responsabilità, solo per mettersi, ancora una volta, in piena evidenza. I cattolici praticanti e coerenti con la loro inclinazione, una volta, se ne stavano in fondo alla chiesa e si battevano il petto per i peccati commessi. Alcuni di loro, invece, vogliano sempre apparire sull’altare senza essere i celebranti della funzione.

  16. io non me ne intendo,,anche io sono stato ai consigli degli impiegati o direttore di filiale,,,,,,,ma se ci incazz,,,,assimo di brutto????io i miei soldi li rivoglio tutti,,,,per un anno non ci hanno lasciato vendere,,,,e adesso????? non ci stò…

  17. intanto e’ gia una s(cooperativa)pa, ed è quotata
    sul mercato ristreto …. nn vogliono che si parli di criticita’ …. ma intanto le azioni nessuno le vuole ….. ne comperano poche decine ogni 2 settimane cosi possono scendere del 20 x cento ogni volta, infatti in poco tempo son gia’ giu’ del 60 x cento …. e quando ariveranno a pochi spicci se le prendono tutte e chi se’ visto …. se’ visto.

  18. qualcuno (io nn son capace) dovrebbe aprire un blog, x confrontarci e riportare ognuno le proprie esperienze degli ultimi due anni, con questa banca, perche’ sicuramente qui fra poco nn potra’ piu’ scrivere nessuno.

  19. Concordo, l’immobilismo di certe situazioni ricade poi sui piccoli risparmiatori che si fidano delle persone cui affidano i loro soldi, sarebbe quindi giusto uscire da questa stagnazione con una proposta come questa. Saluti

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