A Brescia le imprese edili sono 18mila: 400 in meno del 2015

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136 mila imprese, 276 mila addetti e 30 miliardi di fatturato: sono i numeri delle imprese del settore costruzioni. in Lombardia. Perse 2 mila imprese in un anno e 13 mila in cinque. Una impresa su cinque in Italia, su un totale italiano di 755 mila imprese. Un settore da circa 30 miliardi in Lombardia, un quarto circa del totale italiano, di cui circa 20 miliardi a Milano. Il 21% delle imprese lombarde sono di stranieri, più del 16,5% medio in Italia. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano sui dati del registro delle imprese 2016 e 2015.

Nel settore prevalgono i lavori specializzati con 94mila imprese in regione e la costruzione di edifici con 40 mila.

Le imprese per provincia. Prima Milano con 40mila, poi Brescia con 18.365, quasi 500 in meno dell’anno precedente (18.806), Bergamo, Monza e Varese con circa 12mila. In Italia, prime per imprese: Roma con 53mila, Milano con 40mila, Torino con 32 mila e Napoli con 27 mila. Per addetti è parità tra Roma e Milano, con circa 100 mila addetti nel settore ognuna.

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6 Commenti

  1. Sì, due anni fantastici per lui, cioè per il ducetto Matteo. E’ arrivato in vetta solo per aver vinto le primarie di un partito e per la sola benedizione del Presidente della Repubblica di allora, Giorgio Napolitano, senza passare nè attraverso il consenso elettorale, nè la presentazione agli lettori di un suo progamma nè come capo di una coalizione politica presentatasi alle elezioni politiche. Fantastici davvero gli anni di Governo del giovane Primo Ministro di se stesso…

  2. Ieri grillo ha detto che nel m5s comanda lui e basta. Evidentemente deve essere il periodo che a comandare deve essere uno solo? Speriamo di no.

  3. In realtà non comanda solo lui: c’è anche un altro, autoproclamatosi per successione ereditaria. Ma questi al liutaio vanno bene…

  4. C’è chi comanda in un partito o in un movimento che dir si voglia, e c’è chi, poiché comanda un partito, pretende pure di comandare come Capo del Governo senza avere contropoteri, di comandare un Parlamento e di comandare pure un popolo intero, cioè gli italiani (così è stata studiata la cosiddetta riforma costituzionale Renzi-Boschi sottoposta a referendum) : la differenza tra Grillo e Renzi è non poca. Tranquilli, nel frattempo si avvicina il 2018…

  5. Si, la differenza non è poca: sta nel fatto che uno occupa una posizione di governo (e come lo fa può piacere o meno) e che l’altro non l’ha ancora occupata (e, in quanto pregiudicato, in accordo al non-statuto che lo stesso ha redatto, mai la occuperà). Quindi vedremo: perché parlare (d’altro) è facile: nominare un assessore è difficile, figurarsi governare. Sulle successioni ereditarie poi, il liutaio naturalmente glissa (come qualche giorno fa ha glissato sui nomi degli “ex-amministratori pubblici” che fanno parte della commissione grillina che si è espressa su OMB: per sapere chi sono, mi devo iscrivere al “movimento” mandando copia della carta di identità…).

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