Elnòs Ikea: parliamone pure male, ma senza dire bugie

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di Alessandro Benevolo* – Giovedì 22 giornata inaugurale del grande centro commerciale voluto dal Comune di Roncadelle e promosso dalla multinazionale svedese. Scene già viste, 30.000 agguerriti compratori, ingorghi in tangenziale, code ai negozi appena aperti inseguendo curiosità e occasioni.

Visto il numero di visitatori c’è da dubitare del fatto che la pioggia di critiche dei mesi scorsi che ha investito le amministrazioni comunali coinvolte (di segno piddino) fossero tutte genuine. L’edificio sarà brutto, troppo grande e troppo vicino ad altri centri del genere; la pubblicità ingannevole, le corse degli autobus cittadini troppo corte per raggiungerlo, ma intanto si registra il tutto esaurito.

Personalmente non sono un grande appassionato di queste strutture, preferisco fare acquisti nei piccoli negozi o nei mercati rionali. A Brescia poi abbiamo troppi di questi centri, mal distribuiti e anche poco originali. Quanto basta per esprimersi a sfavore, ma restando in questo campo sono fiorite e fioriscono contrarietà basate su luoghi comuni e piccole bugie.

Numero 1: è una colata di cemento che consuma ulteriore territorio in un hinterland urbano i cui terreni sono stati già abbondantemente consumati. Falso: Elnòs (si chiama proprio così: nome orrendo) occupa un’area industriale dismessa, consuma un terreno già precedentemente edificato e quindi tecnicamente non si può parlare né di colata e né di consumo.

Numero 2: diamo il colpo di grazia al commercio di vicinato del nucleo antico di Brescia, dopo averlo ferito mortalmente con la Freccia Rossa. Qualcuno può veramente credere che un gruppo di negozi in franchising di brand celebri chiusi dentro un edificio sulla tangenziale a 4 Km. di distanza possa far concorrenza alle botteghe del nucleo antico del capoluogo? Sono due offerte (purtroppo in parte coincidenti) così diverse per tipologia, per atmosfera, che si appoggiano a due domande commerciali diverse. Più che strillare contro queste aperture, suggerisco amichevolmente ai tanti amici che conosco e hanno un negozio in centro a Brescia: seguitate a diversificarvi, puntate su merci non reperibili nei centri commerciali e vedrete che anche 5 Elnòs non diminuiranno la vostra clientela.

Numero 3: non serve, ce ne sono altri lì vicino (Campo Grande, Brescia 2000, Rondinelle, ecc.). Vero, ma Elnòs nasce per fare le scarpe proprio a loro (non ai dettaglianti dei centri storici), per offrire spazi nuovi, servizi migliori: un’”esperienza di acquisto” nuova, come dicono gli esperti in questo settore. E’ un’evoluzione della specie centro commerciale e come tutte le specie evolute si impone a danno di quelle che lo sono meno.

Numero 4: non è raggiunta dal trasporto pubblico urbano e quindi si favorisce l’uso dell’automobile per raggiungere la struttura. Anche qui, ci si chiede come sia possibile pensare che la natura di questo luogo creato apposta qui per favorire gli automobilisti (che lo raggiungono direttamente dagli svincoli delle tangenziali e parcheggiano senza sforzo) possa essere messa in discussione da un autobus che lo raggiunge. Se ci sarà bene; se non ci sarà cambia poco.

Parliamo pure male dei centri commerciali, ma usiamo argomenti convincenti. A questo proposito, mi permetto qui di sollecitare una riflessione a proposito della prossima inevitabile chiusura dei molti centri commerciali vicini e lontani dalla nuova grande IKEA. Ce ne sono già troppi e molti hanno conosciuto la crisi ancor prima dell’apertura di questi nuove strutture. Il loro destino mi sembra segnato. Cosa ne facciamo? Come possiamo riconvertirli? Quali nuovi usi è possibile immaginare?

Questi mi sembrano in prospettiva i quesiti importanti sui quali val la pena impegnarsi a trovare delle soluzioni.

* Architetto 

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33 Commenti

  1. Da un’urbanista come Alessandro mi sarei aspettato ragionamenti un poco più approfonditi. Ma vabbè adeguiamoci pure a facebook. Per restare sullo stesso livello segnalo che fra i Sindaci di Brescia e Roncadelle preferisco di gran lunga il cementificatore folle di Roncadelle piuttosto che l’ipocrita bresciano che per fare la sceneggiata pro commercio di vicinato e pro ambiente rifiuta il pulmino all’Ikea. Da bambini si diceva “così impara”. Insopportabile Del Bono

  2. Beh, se questi sono i ragionamenti non banali… Del tipo: cari commercianti del centro storico, se gli affari non vi vanno bene non è colpa della Freccia Rossa o di Elnoss (se ho 100 euro e li spendo ad Elnoss, alla fine mi resta 0 da spendere. Per qualcuno con Elnoss i miei 100 euro diventano come per magia 200), ma del fatto che non siete capaci a fare il vostro lavoro diversificando (cosa vorrà dire poi…).

  3. Il ragionamento di Benevolo sulle spese vale per quella categoria di persone che non hanno problemi economici, che vengono da dinastie di banchieri, avvocati, architetti di grido, che possono allegramente permettersi di andare da Elnos al mattino e Old England al pomeriggio. Gli altri, invece, ipotecano lo stipendio per un aifon.

  4. A me fa ridere una cosa: qualcuno accusa Benevolo di snobismo, quando in realtà la gente normale la pensa come lui, non certo come i commercianti e quelli che lo criticano…

  5. Ormai molti lo chiamano ” EL SO’ SHOPPING ” nel senso che la maggior parte dei bresciani non metterà piede in quella cattedrale nel deserto del NULLA — quindi per me personalmente … MAI METTERO’ PIEDE LA’ DENTRO !

  6. negli stati uniti i centri commerciali chiudono, sono diventati dei ruderi per i senza tetto. Sopravvivono solo quelli più grandi. La gente torna al piccolo commercio e a un mondo più umano. ci vorrà del tempo ma vedrete che finirà così anche da noi

  7. il degrado umano di torme di pecoroni che si alzano alle 5 per non perdersi la lavatrice di cui non hanno probabilmente bisogno e che si romperà dopo tre mesi non è un aiuto al bilancio familiare. da Elnos non c’è nulla di necessario, solo la fiera del futile e dell’inutile.

  8. Per un sano bilancio familiare non serve alzarsi alle cinque e non si cambia la lavatrice se non è proprio rotta. E’ sufficiente guardarsi intorno per risparmiare, secondo le quotidiane necessità familiari. Stamattina ad esempio si va a prendere frutta e carne nei negozi ” extracomunitari ” in Via San Faustino. Ottimi prezzi e ottima qualità. E i commercianti italiani e bresciani non la menino tanto sulla loro presunta differenza di qualità o altro. Nessuno ci crede più. Andrò poi a comperare un forno nei centri commerciali. ( il mio si è definitivamente rotto ) I soldi risparmiati sono i primi guadagnati.

  9. Qualcuno dice che con questa guerra si avvantaggerà…ma non pensa che più i ricavi delle negozi sono bassi, per tener basso i prezzi e più c’è da rosicare altrove???
    Questi signori spesso utilizzano contratti da fame per i propri dipendenti, se così si possono chiamare. Li chiamerei schiavi!!!
    Siamo arrivati a lavorare sabato e domenica senza nessun criterio…poi ci stupiamo del perchè molte famiglie si sfasciano.Ricordo che negli anni 60/70 molti scioperi chiedevano il giorno di riposo domenicale per tutti. Ora per il dio denaro tutto è cambiato. Direi in peggio!!!
    Il lavoratore ormai è un numero, nulla più!!! Non conta nulla…Solo profitto.
    Mettiamoc i poi le amministrazioni comunali che fiutano l’affare con dei nuovi centri commerciali. Equazione logica. Più negozi uguale più entrate.
    Traffico??? Chi se ne frega… Riempiamoci la bocca invece di promesse di lavoro per il vicinato:::
    Ricordo che negli anni 70 TUTTI NOI, ci vestivamo e acquistavamo anche senza supermercati vari, SENZA NESSUN PROBLEMA..e nessuno è mai morto di fame se la domenica mangiavamo il pane del sabato…
    Riflettet e.
    Nessuno pensa alle classiche botteghe di paese…Queste sono state e sono l’ossatura dell’economia del dopo guerra. Spesso sorreggevano 2/3 famiglie adeguatamente. E poi, l’intero guadagno rimaneva in paese e non veniva portato all’estero come ormai succede con queste multinazionali. Oltre a pagare molte meno tasse di un’attività normali, spesso hanno sedi sociali in paradisi fiscali alla faccia nostra…
    Riflettet e ora.

  10. rifletti tu su questo, conosco famiglie composte da infermieri, ausiliari e medici che da sempre fanno i turni, sabati e domeniche comprese, e queste famiglie non si sono sfasciate. e nessuno di loro si è mai definito schiavo. senza contare vigili del fuoco, forze dell’ordine ecc. ecc. ecc. anche tutti queste categorie sono schiavi del lavoro???

  11. Anche io lavoravo in acciaieria a 3 turni, Natale Pasqua e Ferragosto compresi. Ma con ottimo stipendio. ( la domenica pomeriggio era pagata 4 – quattro – volte ! ) Oggi nei centri commerciali non è cosi ! Sono sempre e comunque mille euro scarsi. !

  12. w i centri commerciali che danno lavoro… I verdi bastian contrari e’ ora che la smettano di criticare: e troppo cemento e troppo inquinamento… che vadano a vivere in siberia cosi li stanno bene e non rompono a nessuno…

  13. …proprio quello che intendevo…
    Chiedi come ci si trova ad aver sempre il contratto a termine…
    Almeno gli statali hanno un contratto a tempo indeterminato. Non come questi poveri ragazzi che son trattati come pezze da piedi. Probabilmente non conosci a fondo la realtà lavorativa di oggi…
    Se per te così va bene…auguri per i tuoi figli…
    Per me così è uno schifo totale…
    Prova a presentarti in banca per chiedere un mutuo per la casa o per acquistare una macchina con un contratto a tempo determinato…ti ridono in faccia!!!
    Se questa è dignità lavorativa…
    Farei carte false per avere un posto statale…
    Tanto di cappello a chi fa turni ma ripeto che NON è necessario che i negozi rimangano aperti anche di domenica…
    E guarda coso, ora le domeniche NON sono più conteggiate come straordinari come una volta…
    Questo è progresso???
    Si doveva lavorare di meno per avere di più…ora di lavora di più per avere meno…
    Complimenti …

  14. Una volta, se non per servizi pubblici essenziali, era peccato e non si poteva non santificare la festa della domenica e partivano strali di ogni tipo se non facevi questo. Oggi tutto lecito e anche i preti se ne stanno zitti. Le regole di allora oggi non valgono. Quindi: o ci prendevano in giro per obbligarci alle messe, oppure, come sempre, a seconda delle convenienze, tutto e’ relativo per i propri interessi. Altro che morale…. E i lavoratori subiscono. Ma alla chiesa interessa qualcosa? No. Perche’ non puoi tenere piu’ sotto la gente.

  15. Un articolo scritto come uno scolaretto… Il punto due suggerimenti ai commercianti che non tiene conto della realtà del commercio. Fallo tu che sei bravo genio gli risponderebbero. Punto 3 da sedicente architetto dovrebbe poi spiegare cosa accade delle superfici commerciali che eventualmente chiuderebbero… anche qui un imbarazzante improvvisazione. Punto 4 se è vero che le auto lo raggiungono dalle tangenziali, poi resteranno li oppure ritorneranno verso la città? In breve oltre a difendere una amministrazione del PD da sempre non dice nulla di nuovo e di importante.

  16. hahha hai vinto! La migliore battuta anche se in fondo lascia dell’amaro… Sarebbe stato bello leggere qualcosa di autentico e non contaminato da altre logiche.

  17. le rondinelle,campo grande,freccia rossa,dechatlon,…n n c’era bisogno di un mega centro commerciale…basta, basta..nn se ne può più

  18. 1 Non sarà una colata di cementeo però se si riconvertiva lex area industriale in qualcosa di più “green” non si avrebbe commesso peccato
    2 I negozi del centro non dovrebbero ricercare le nicchie di mercato lasciate libere da Elnos, e poi vuoi mettere un sabato pomeriggio a spasso per i negozi e i monumenti della nostar bella città anzichè in una scatola di cemento armato?
    3 Fare le scarpe agli altri centri commerciali signbifica fare le scarpe a tante famiglie
    4 Tangenziale o no, la fila di auto in attesa di entrare è+ francamente un brutto spettacolo.

  19. 1 Non sarà una colata di cementeo però se si riconvertiva lex area industriale in qualcosa di più \”green\” non si avrebbe commesso peccato
    2 I negozi del centro non dovrebbero ricercare le nicchie di mercato lasciate libere da Elnos, e poi vuoi mettere un sabato pomeriggio a spasso per i negozi e i monumenti della nostar bella città anzichè in una scatola di cemento armato?
    3 Fare le scarpe agli altri centri commerciali signbifica fare le scarpe a tante famiglie
    4 Tangenziale o no, la fila di auto in attesa di entrare è+ francamente un brutto spettacolo.

  20. Che IKEA 2 stia per fare le scarpe agli altri lo si legge oggi, poichè uno dei Gruppi di controllo del Freccia Rossa sta cercando di liberarsi velocemente della propria partecipazione. Avanti così: ad ogni apertura un bagno di sangue e soprattutto di posti di lavoro. Amministratori pubblici vergognosi.

  21. Mi pare di ricordare che fosse stata propagandata come un fiore all’occhiello da qualche passata amministrazione. O no? L’importante è costruire. O no?

  22. Esatto: fiore all’occhiello corsiniano voluto e imposto dai “scialisti per passione”. A proposito, qualcuno si chiede cosa ci faccia Fermi nominato nella Fondazione Micheletti ? Mistero ? A che punto è la costruzione della Sede bresciana del Musil ? Del nuovo progetto si occupa Basileus, cioè non uno qualsiasi, ma Antonio Taini. Ed in gioco non c’è solo il Musil ma, con azzeramento degli oneri di urbanizzazione in cambio di bonifiche, la cementificazione del Comparto Milano, che l’Assessora Tiboni ha detto essere “un quartiere che sta rinascendo”. Già, altro che Freccia Rossa….

  23. Comparto Milano… una piaga aperta dalla quale continuano ad uscire soldi pubblici sotto forma di azzeramento degli oneri di urbanizzazione in cambio di bonifiche… Ma perché, il compartista (una volta li avrebbero chiamati speculatori) ha acquistato terreni che SAPEVA bene dovevano essere bonificati. Perché ora gli facciamo uno sconto di milioni di euro? Oltre all’incremento volumetrico ottenuto ??? Perché dobbiamo anche consentirgli di fare un MUSIL IMPOVERITO del 50%?? Perché nessuno indaga seriamente su queste cose? Perché il buon Vito Crimi, che al palazzo di giustizia lavora, non da uno scossone alla macchina della giustizia? Ci sono tante cose da chiarire…

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