Cgil prevede un forte aumento degli sfratti

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Il Sunia-Cgil di Brescia, il sindacato degli inquilini, denuncia una possibile impennata degli sfratti a causa del crollo dei fondi a sostegno dell’affitto. Il sindacato ha valutato tutti i fondi disponibili, i minori trasferimenti dallo Stato e la difficoltà ad accedere ai bandi con la nuova normativa, e ha lanciato l’allarme per la possibile ripresa del boom degli sfratti per morosità incolpevole.
 
«Forme di aiuto all’affitto molto complicate e diverse rispetto al passato, limiti temporali precisi, fondi complessivi messi a disposizione dalla Regione molto scarsi e quindi una platea di potenziali beneficiari decisamente inferiori: per questi motivi è opportuno che chi pensa di poterne usufruire si metta in contatto con le associazioni degli inquilini perché bisogna esaminare ogni singolo caso con estrema attenzione». A sottolinearlo è Simone Cardin, segretario provinciale del SUNIA, il sindacato degli inquilini maggiormente rappresentativo, ricordando che per l’edilizia pubblica le domande dovranno essere presentate rigorosamente entro il 12 ottobre, mentre per l’edilizia privata dovranno essere i Comuni a pubblicare un apposito bando entro il 16 ottobre.
Per quanto riguarda l’edilizia privata, quest’anno il Fondo sociale affitto – per la prima volta dal 2001 – non è stato finanziato dallo Stato. A sua volta la regione Lombardia non ha stanziato la sua quota, prevedendo un contributo alternativo il cui ammontare complessivo è però inferiore al milione e mezzo di euro. Nel complesso, le risorse a disposizione sono quindi meno di un decimo rispetto allo scorso anno. Tra le novità del contributo la necessità del consenso da parte del proprietario, che deve impegnarsi a non effettuare lo sfratto per almeno 12 mesi o a rinegoziare un canone più basso. Per quanto riguarda l’edilizia pubblica, il "contributo regionale di solidarietà" consiste in un importo massimo di 1.200 euro. Nel pubblico l’inquilino deve avere accumulato una morosità superiore a 4.000 euro.
«La vecchia legge – osserva Simone Cardin – prevedeva un contributo fino a 8 mila euro per spese comuni e utenze nei confronti di situazioni di 
chiara difficoltà nel pagamento e il tutto veniva vagliato con attenzione da una apposita Commissione, che oggi non c’è più ed è stata sostituita da una sistema standard di tabelle e tempistica. In questo modo, oltre ai minori contributi per tutti, vengono eliminate le situazioni più fragili, che dovrebbero essere prese in affido dai Servizi sociali comunali». Un po’ il gioco dello scaricabarile: meno soldi dallo Stato, meno risorse regionali e a cascata spostamento dei problemi sui Comuni, già in forte difficoltà di tenuta dei conti. «Il risultato, temiamo – conclude Cardin – sarà un’impennata del numero di sfratti, che lo scorso anno erano diminuiti dopo il boom dei primi anni di crisi».
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