Sulla Tintoretto pericoloso un ribaltone di Pd e centrosinistra

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di Claudio Bragaglio* – Non mi sorprende la polemica che sta investendo di nuovo la vicenda della torre Tintoretto. Vorrei ricordarlo, amichevolmente, anche agli esponenti del Centro Destra che lamentano i tre anni persi. Quando fu proprio la Giunta Paroli a dover fare marcia indietro nel 2012 sulla demolizione, da loro inopinatamente improvvisata, fin dall’estate – troppo assolata, direi – del 2008.

Rivedere i complicati “perché” di quella decisione è salutare, anche ora. Per capire questa – per nulla disinteressata – loro insistenza a far sì che gli stessi errori dell’on. Paroli vengano compiuti anche dall’on. Del Bono. Per ritrovarsi nella palude, magari nel bel mezzo delle elezioni del 2018.

Non ritorno sull’impercorribilità economica dell’operazione. L’ho fatto più volte. Mi limito ad alcune considerazioni di “contesto”. Ci troviamo di fronte ad un nuovo “Studio di fattibilità”, degli ormai quattro diversi progetti, predisposti sempre da Investire SGR. Una società che è disinvoltamente passata dalla ristrutturazione della Torre al suo abbattimento. Progetti che peraltro non sono mai stati oggetto d’un vero approfondito confronto, né in sede istituzionale, né in sede politica di maggioranza, né nel PD. Tantomeno in sede specialistica e scientifica.

Quando mesi fa è stata fatta una visita a Milano – parlo ormai del 17 marzo – per esaminare alcune esperienze, vi era un impegno dell’Amministrazione ad aprire un confronto a Brescia. Ma non se n’è fatto nulla. E la stessa discussione, in febbraio, sulla Osservazione alla Variante del PGT e l’abbattimento della Torre, fu di natura tutta politica, ideologica e generica, senza un’adeguata conoscenza, da parte degli stessi Consiglieri, degli Studi di fattibilità. L’Osservazione al PGT, avanzata da Investire SGR, è stata poi opportunamente respinta dall’assessore Tiboni e dal Consiglio.

La demolizione rappresenterebbe per il Centro Sinistra una rischiosa e totale inversione di rotta. La smentita d’un decennio. E su un tema di enorme rilievo, anche per il contesto urbanistico su cui interviene, ed in presenza di altre quattro Torri. Infatti, dalla Giunta Corsini, ai cinque anni di opposizione a Paroli, al Programma e alla Delibera della Giunta Del Bono, del 3.6.15, al rigetto della Osservazione di Investire SGR, vi è sempre stata un’assoluta continuità nel sostenere la “riqualificazione in alternativa alla demolizione”.

Promuovere un “ribaltone” – o, peggio ancora, subire un “ultimatum”, come s’è espresso il presidente Isacchini -significa aprire un rilevante problema politico-amministrativo. Significa azzerare la Deliberazione di Giunta, per una Gara diversa da quella già prevista. Significa riproporre – e come Giunta – la stessa Variante per la Tintoretto che mesi fa essa ha respinto. Significa aprire un diverso iter amministrativo che preveda un azzeramento di fatto di 15 mln di euro del valore periziato da Probrixia per la Tintoretto, la perdita di 190 alloggi di Edilizia pubblica, a favore d’una edilizia privata, in parte convenzionata.

Aggirare questi problemi, o ritenere che la svalutazione della patrimonialità pubblica – come già allora con la Giunta Paroli – non rappresentino un problema d’interesse anche per la Corte dei Conti, mi sembra davvero complicato.

In sostanza vedo praticabili tre diverse ipotesi, basate su analoghi criteri di redditività economica. La prima: realizzare il progetto iniziale di ristrutturazione avanzato dalla stessa Investire SGR. La seconda: ricercare nuovo operatore economico-finanziario, cosa che non è mai stata fatta. Terza: ridimensionare all’essenziale l’intervento riqualificativo della Torre, con un costo più sostenibile che s’aggiri attorno ai 10-12 mln. di euro.

* Ex assessore Comune Brescia

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4 Commenti

  1. Per quanto riguarda notizie su Investire SGR e sulla Banca Finnat, della famiglia Nattino, che ne detiene la maggioranza assoluta, nonché sulle vicende giudiziarie che l’hanno interessata, basta scorrere Internet e si hanno notizie su varie sue disavventure. Con riferimento poi all’inchiesta sugli affari romani, riguardante il presidente Nattino di Finnat, aperta in Vaticano per riciclaggio, consiglio un’attenta lettura dell’articolo di Andrea Cittadini, uscito proprio oggi sul Giornale di Brescia. Per Cassa Depositi essa dopo la sua riforma in SpA e con la compartecipazione di vari Fondi privati di Investimento (quindi non più solo raccolta di risparmio postale di cittadini) è diventata ormai da anni sempre più un’importante “merchant bank”.

  2. il sig. Bragaglio purtroppo fa luce sulle carenze di questa amministrazione. Che ci ha detto cose per farne altre. Renzi docet….. e non è un bel veder

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