Astori (Aib), accordo metalmeccanico è unità di intenti con i sindacati

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Anche Aib interviene sulla firma dell’accordo per il rinnovo del contratto nazionale del settore metalmeccanico, e lo fa per bocca del suo vice presidente per le relazioni industriali Fabio Astori. "E’ un accordo unitario, sottoscritto da tutte le organizzazioni sindacali, e questo è già un valore in sé, per nulla scontato dopo due rinnovi senza la firma della Fiom – CGIL – commenta Astori -. Non solo un valore politico, ma anche e soprattutto pratico, di una ritrovata unità di intenti e di azione da cui ci attendiamo risultati immediati nella quotidiana gestione delle attività aziendali, che richiedono oggi come mai quel clima di collaborazione cui anche il sindacato deve e può concorrere".

Il vicepresidente sottolinea come "La vertenza è stata lunga e complessa, ci sono stati anche momenti conflittuali, cosa del resto inevitabile di fronte alla richiesta di Federmeccanica di un vero “rinnovamento” culturale e contrattuale, di un cambiamento sostanziale anche nelle relazioni industriali per rispondere alle mutate esigenze delle imprese di fronte alla crisi e alla competizione globale. Vediamo con favore la chiarezza della posizione assunta dalle parti in materia di contrattazione aziendale, inequivocabilmente variabile, legata ai risultati aziendali conseguiti e pertanto destinata a distribuire solo la ricchezza effettivamente prodotta".

"Nel quadro di una sempre maggior valorizzazione dei rapporti con i nostri dipendenti – continua Astori -, l’attenzione alle risorse umane è un pilastro importante di questo rinnovo: gli investimenti in welfare e formazione ne sono la testimonianza e confermano, insieme a temi importanti quali la sicurezza sul lavoro e le politiche attive, la svolta che l’ipotesi di contratto appena siglata rappresenta. Da non sottovalutare anche le ricadute positive del meccanismo di riconoscimento dell’inflazione ex post (anziché ex ante), con conseguente allineamento dei minimi contrattuali. Il modello tradizionale non era più sostenibile: per effetto di continui scostamenti tra inflazione prevista (quella su cui erano calcolati gli incrementi salariali) e inflazione reale, le retribuzioni tra il 2007 e il 2015 sono cresciute il doppio rispetto al costo della vita, mentre nello stesso periodo la produzione metalmeccanica è diminuita del 30% e il costo del lavoro per unità di prodotto è cresciuto del 22%".

"Sono tutti elementi di novità sui quali Brescia si è spesa molto a livello locale – commenta ancora il vicepresidente -, ma anche nazionale, che convergono in un’unica direzione: quella dell’aziendalizzazione del nostro sistema contrattuale, per avere più contrattazione aziendale e meno nazionale, più innovazione e meno ideologia. Questo rinnovo, pur non realizzando pienamente quegli obiettivi di rinnovamento di cui le imprese hanno urgente bisogno, può considerarsi nel complesso un primo importante passo nella giusta direzione.

La strada da fare è ancora lunga perché possa dirsi marginale la parte retributiva del contratto nazionale e prevalenti le risorse da gestire nello scambio tra salario e produttività in azienda, ma un ulteriore passo avanti potrà essere realizzato  nell’imminente confronto sulla riforma degli assetti contrattuali tra Confindustria e Cgil, Cisl e Uil. Perché ciò accada, AIB ha già iniziato a far sentire la propria voce". 

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1 COMMENT

  1. E ci credo che i padroni sono soddisfatti! I lavoratori, invece, hanno ben poco da festeggiare: alle imprese, quindi a Federmeccanica, viene concessa una cosa che nessun contratto di categoria aveva finora mai concesso; e cioè l’assorbimento degli aumenti dati attraverso il contratto nazionale. In sostanza, i lavoratori che lottano dal 1° gennaio 2017 per avere il salario fisso non potranno chiederlo perché le imprese e i sindacati firmatari Cgil-Cisl-Uil hanno concordato di chiedere solo premi variabili e premi in natura. Ma quando anche i lavoratori riuscissero a spuntare il salario fisso, le aziende potranno assorbirlo e quindi in qualche modo questa lotta per il salario verrà vanificata dal fatto che gli aumenti dal contratto nazionale non arriveranno più. Questo è il vero punto di svolta nelle relazioni. In sostanza Federmeccanica incassa che i due livelli contrattuali non si sommano più, ma c’è un unico livello salariale centralizzato, misero e autoritario. Misero perché legato all’indicatore Ipca, che è ben al di sotto dell’inflazione rilevata dall’Istat, tra l’altro depurato anche dai costi di esterni al sistema. Autoritario perché incentrato sul modello dell’esigibilità degli accordi (le regole stabilite nel contratto diventano rigide e immodificabili fino al rinnovo successivo), che sostanzialmente vuole impedire che ci sia il conflitto, che ci sia l’organizzazione dei bisogni nei luoghi di lavoro. Centralizzato perché lo scambio che hanno fatto Cgil-Cisl-Uil è quello di firmare un contratto nazionale che gli consente di incassare cospicue risorse dagli enti bilaterali e dalle quote, ma centralizza il sistema di relazioni e impedisce ai lavoratori di poter migliorare la propria condizione. Nei fatti siamo davanti ad un blocco salariale. In effetti le reazioni positive, se non addirittura entusiaste, sono arrivate dal governo e dalle imprese. Dovrebbero essere un segnale chiaro sulla direzione in cui va un accordo di questo tipo… Il modello diventa autoritario innanzitutto per la ragione che bloccando le dinamiche salariali impedisci che ci sia la libera contrattazione, in qualche modo. L’unica contrattazione possibile è quella sulla prestazione lavorativa, perché oggi siamo davanti alla contrattazione di ricatto: il padrone ti dà un centesimo, ma te lo dà a fronte del fatto che gli produci di più, quindi sgobbi di più; a fronte del fatto che chiudi un occhio sulle condizioni di sicurezza, che tagli il diritto alla malattia, che accetti di lavorare su più turni fino ai 21 turni (settimanali). Ci sono molte imprese che ormai stanno abbondantemente attingendo al massimo utilizzo degli impianti, che è poi il massimo sfruttamento del lavoro umano. E il modello è poi autoritario anche perché è costruito intorno all’accordo del “10 gennaio 2014″ (quando è stato siglato l’Accordo Interconfederale tra CGIL CISL UIL e Confindustria in merito al Testo Unico sulla rappresentanza) che ovviamente per i sindacati firmatari ha un impatto rilevante. Nel momento in cui accettano tutte le clausole contrattuali si impegnano a rispettarle fino in fondo. Quindi i lavoratori oggi non avranno più la possibilità di rivolgersi a queste organizzazioni sindacali per migliorare la propria condizione, perché dovranno soggiacere alle singole clausole contrattuali. Questo è l’aspetto più devastante in assoluto.
    Nell’acco rdo dei metalmeccanici firmato sabato 26 è stata cancellato dal testo la parola “anche” sul capitolo che riguarda il premio di risultato; quindi quando si diceva che il lavoratore può contrattare salario “anche” variabile, quell’”anche” significava che c’era spazio anche per contrattare, conquistare, salario fisso, garantito, strutturale: uno spazio ora non c’è più. Aver cancellato la parola “anche” consegna la contrattazione da una parte solo ai buoni benzina e quant’altro, dall’altra alla “contrattazione di ricatto”; quindi tutto è giocato sulla prestazione lavorativa. Ed è evidente che siccome i sindacati firmatari fanno obbligatoriamente rispettare ogni singola clausola del contratto per quello che prevede il Testo unico di gennaio, è chiaro che questo intreccio non può più consentire ai lavoratori di organizzarsi con i sindacati per migliorare la propria condizione. Ma c’è un altro punto da aggiungere: il meccanismo di adeguamento dei salari ex post è stato proposto in realtà dalla Fiom, in particolare, che è stata l’organizzazione decisiva per questo salto indietro dei metalmeccanici; perché non è un’innovazione, ha molto di stantio e di muffa… Decisivo è quello che viene sottratto ai lavoratori: la possibilità di costruire una rivendicazione salariale. Il meccanismo di adeguamento dei salari ex post, è chiamato così perché annualmente tutte le parti si incontrano e dovrebbero allineare i salari sulla base dell’indicatore Ipca. Ciò significa che le piattaforme non potranno più essere costruite sulla base di valutazioni autonome del sindacato. I lavoratori non potranno più sapere quale è la richiesta economica e la piattaforma. Il contratto si riduce ad una scala mobile misera, a perdere, dei salari. Quindi salari sempre più ridotti e soprattutto lo spazio per la contrattazione che si fa sempre più stretto.

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